Francia, febbre elettorale a sinistra

Mentre Jacques Chirac ritrova consensi grazie alla crisi internazionale, facendo recuperare terreno alla destra – anche se bisognerà aspettare il fine settimana per assistere alla ripresa delo scontro aperto tra i rivali alla candidatura per le presidenziali del maggio 2007, Villepin e Sarkozy – la sinistra francese sta attraversando una difficile fase di sobbalzi. Ps, Verdi, sinistra della sinistra, Attac: per tutti la rentrée politica a otto mesi dalle presidenziali è impregnata di confusione. Guerra di personalità nel Ps, oscillazioni di schieramento tra i Verdi, rivalità di personalità all’estrema sinistra e, simbolo negativo tra tutti, implosione di Attac, l’organizzazione più rappresentativa dell’altermondialismo.
Attac. 30mila iscritti, 250 comitati locali in Francia, difusione all’estero. Il movimento Attac, nato in seguito a un appello pubblicato da Le Monde Diplomatique nel ’98, potrebbe star vivendo le sue ultime ore di vita. La direzione attuale è accusata, prove alla mano, di aver effettuato dei brogli per assicurarsi l’elezione. L’economista René Passet, in un rapporto, accusa il presidente Jacques Nikonoff e la sua corrente di «manipolazioni» nel voto del giugno scorso. Oggi, una riunione tra i rappresentanti delle due correnti che si disputano il controllo di Attac da più di un anno dovrebbe cercare una strada di conciliazione, con la nomina di un comitato esecutivo provvisorio, per preparare l’elezione di un nuovo consiglio di amministrazione il prossimo 7 dicembre. Passet, un militante storico di Attac, è stato costretto a fare appello all’ «abnegazione di tutti» per cercare di salvare la vita di Attac. Ma lo scontro tra le due correnti principali – Nikonoff da un lato, Susan George dall’altro – potrebbe soffocare il movimento. In realtà è già da più di un anno che lo scontro tra correnti sta oscurando il dibattito sui contenuti all’interno di Attac, creando delusione e sconforto tra gli iscritti.
Partito socialista. All’Università d’estate della Rochelle, questo fine settimana – avvenimento che segna la ripresa dell’attività politica dopo la pausa estiva – più che di progetti per l’avvenire è stata questione di scontro tra personalità. Al centro, come bersaglio, Ségolène Royal, che sicura della forza che le danno dei sondaggi sempre più positivi – sarebbe l’unica candidata a sinistra a poter sfidare Sarkozy con qualche possibilità di vincere al secondo turno delle presidenziali – si è rifiutata di rispondere alla domande dei militanti. Una scelta che è una dichiarazione politica: Royal si rivolge all’ «opinione pubblica», non ai militanti. Di fronte, i suoi sfidanti alla candidatura per la presidenziali hanno trovato per un giorno una parvenza di unità dietro Lionel Jospin, che è tornato in primo piano per rivendicare il «ruolo fondamentale dei partiti». Ma, in prospettiva, il ritorno di Jospin, che sembra mirare anch’egli alle presidenziali, rischia di far esplodere il Ps. Jospin, contro la «cattiva coscienza, la debolezza della sinistra», ha riabilitato i suoi anni di governo e, al tempo stesso, per la prima volta ha fatto un mea culpa sulla disatrsosa campagna elettorale del 2002 che portò alla sua esclusione dal ballottaggio. Il segretario del Ps, François Hollande, è in bilico: accusato di ambiguità, è sospettato di parzialità nei confronti di Royal, la sua compagna. Saranno gli iscritti al Ps a decidere, con un voto interno, il 16 novembre (un secondo turno potrebbe aver luogo il 23). Royal punta sugli 83mila nuovi iscitti al Ps, poco militanti.
Verdi. Dopo lo scontro per ottenere l’investitura alla candidatura per le presidenziali, vinto da Dominique Voynet, l’Università d’estate dei Verdi, domenica, è stata un momento di grande ricerca di consenso: un po’ troppo, al gusto di una parte dei miltanti, visto che sono stati invitati anche degli ecolo che non hanno nulla a che vedere con la sinistra, come Nicolas Hulot, l’amico di Chirac e Corinne Lepage, ex ministra del neo-gollista Juppé. Intanto, le correnti proliferano, sintomo dello scontento creato dalla strategia centrista di Voynet.
Sinistra della sinistra. Le candidature si moltiplicano, allarmando il Ps, che teme una riedizione del 2002 (quando Le Pen arrivò al ballottaggio). L’ultima è l’iniziativa di José Bové, che si è dichiarato «pronto ad assumere il ruolo di candidato unitario anti-liberale». Bové ha però declinato l’invito all’Università d’estate dei Verdi, mentre spera di scalzare le candidature del Pcf e di Lcr. Il fronte del «no», che ha vinto il referendum sulla costituzione europea, è del tutto sparpagliato. Il socialista Fabius, che persegue il sogno assurdo di rappresentarlo, raccoglie pochissimi consensi nei sondaggi, mentre Marie-George Buffet del Pcf pare tagliata fuori. Solo Olivier Besancenot della Lcr resiste come alternativa a un Partito socialista social-liberista.