Francia: dal No alla Costituzione Europea alla rivolta delle « banlieues »

Il legame tra il « no » alla Costituzione europea e la rivolta delle « banlieues » può sembrare artificioso. Invece queste due realtà hanno reagito e, seppure in modo profondamente diverso, risposto : NO !
No a questa sociéta, no a questo sistema, no al liberismo sfrenato. Ovviamente c’è un abisso tra l’elettore socialista “fabiusiano” che rifuta la costituzione volendo riformare il sistema ( e che non sa come fare) ed il ragazzino di14 anni che brucia un automobile.
Ovviamente non tutti quelli che hanno votato No, hanno in mente uno sbocco rivoluzionario alla sociétà attuale.
Ma che si tratti di un voto dettato dalla nostalgia di un sistema di tipo keynesiano, più a misura d’uomo di quello che viviamo oggi, oppure di una presa di posizione dettata dal rifiuto del sistema capitalistico chiamandolo per nome e cognome, l’elettore del no ha rifiutato un imbarbarimento progressivo della vita colletiva cha va dalla mercificazione del corpo umano alla distruzione dei diritti dei lavoratori, permettendo i licenziamenti e le delocalizzazioni.

In queste ultime settimane i giovani delle banlieue che sono stati interpellati, che si stratti di quelli che hanno parlato a viso scoperto o meno, hanno tutti detto la stessa cosa : « non abbiamo lavoro e i nostri genitori sono disoccupati » .Emerge cioè con prepotenza uno dei nessi principali tra il no al referendum e la rivolta: il lavoro, la sua mancanza, la sua durezza quando c’è! La questione del lavoro rivendica la sua centralità, e se non si capisce questo non si possono comprendere le questioni che si stanno esprimendo in modo acuto e le contraddizioni che stanno esplodendo nella società francese e non solo.

Un altro punto fondamentale della rivolta dei giovani che viene proclamato in modo ossessivo è il rispetto.
Questi giovani, vittime delle discriminazioni razziste, insultati ripetutamente dal ministro degli interni e da diversi uomini politici, chiedono rispetto e considerazione.
Il razzismo ed il disagio sociale, che provocano la rivolta di questi giovani, esiste da molti anni. Le rivolte sono cicliche.Apparentemente non sarebbe successo nulla di cosi nuovo. Ma cio che è nuovo è l’insulto continuo contro questi giovani e nel contempo le esplusioni di massa di stranieri, le continue parate del ministro degli interni che irrompe in una città di banlieue scortato dalla stampa e che scaglia minaccie ed insulti contro gli abitanti di questi quartieri come un Mussolini in parata nelle colonie libiche.
Cio che è cambiato è il clima di caccia alle streghe e la guerra al musulmano terrorista e fondamentalista che si anniderebbe in ogni angolo per distruggere la Francia dall’interno. Ma questo non ricorda nulla a nessuno ? Non è forse cosi che nella Francia del fascista Vichy si parlava degli ebrei ?
Dulcis in fundo, la proclamazione dello « stato di emergenza » usato in precedenza solo durante la guerra d’Algeria e riattuato pochi mesi dopo l’approvazione della scandalosa legge del febbraio 2005 :una disgustosa legge che intima ai ricercatori ed ai professori di storia di « affermare il ruolo positivo della Francia nelle colonie ».

Cio che non è cambiato invece è il fatto che la Francia continui a rifiutare di fare i conti con il suo passato coloniale.
Questi giovani, che non sono degli stranieri ma dei francesi ed i cui genitori hanno subito il coprifuoco ai tempi della « guerra senza nome » continuano ad essere chiamati « giovani immigrati » oppure « di origine immigrata » pur essendo francesi a pieno titolo.

Questi giovani ai quali è stata « venduta » la Repubblica francese, e l’integrazione, esattamente come i loro genitori che hanno vengono « assegnati a residenza », discrminati nella vita e nel lavoro e trattati come dei stranieri selvaggi.

Questi giovani oggi nello entrano nella politica gridando « Sarkozy fascista, Sarkozy dimissioni » di fronte alla polizia dispiegata in assetto di guerra.
Non è certo un programma politico ma è il modo che molti giovani hanno trovato per esprimere la loro rabbia. Altro che teppisti , incolti ed incivili ! Questi giovani chiedono nientemeno che le rivendicazioni più antiche dell’umanità : il lavoro ed il rispetto della dignità umana.
Dignità e lavoro per loro stessi e per i loro genitori, dignità per le loro origini e per la loro cultura, dignità e lavoro qui ed ora con degli atti concreti.
Certo non è bruciando le automobili che le cose cambieranno, ma sicuramente Jacques le Goff ha ragione, questa rivolta giovanile puo ricordare per certi aspetti delle rivolte come quelle dei Ciompi. Quella dei Ciompi , cosi come la distuzione dei macchinari da parte del movimento luddista non sono la risposta alla situazione attuale, ma sicuramente sono il preludio a qualcos’altro che verrà . Prima l’espressione della rabbia, poi la presa di coscienza
Nel momento in cui scrivo diversi partiti e movimenti della sinistra, tra cui, PCF, LCR, Mrap, stanno sfilando nelle strade della capitale contro lo stato di emergenza. Forse tutto questo, oltre al fare esplodere con forza le contraddizioni delle banlieues sta risvegliando tutta la politica.