Cinquecento granate e 2.900 bombe da mortaio. Anche l’Esercito italiano fa la sua scorta di fosforo bianco e compra un piccolo arsenale di ordigni con la micidiale sostanza incendiaria, al centro della polemica internazionale dopo le rivelazioni di Rai News 24 sulla strage nascosta di Falluja.
Nella massima trasparenza, lo Stato maggiore ha pubblicato sul Web i contratti per le nuove armi siglati tra luglio e ottobre. E in realtà i comandi avrebbero desiderato stock di fosforo più grandi: complessivamente 5 mila proiettili. Poi le ristrettezze di bilancio hanno costretto a ridimensionare lo shopping chimico.
Quella commissionata dai nostri generali è quasi una modica quantità rispetto all’inferno di fuoco scatenato dalle forza americane nella roccaforte dei terroristi islamici. Infatti gli acquisti dei soldati italiani riguardano armi di piccolo calibro. Sono 500 granate che servono per i reparti elle forze speciali munizioni che si sparano da una sorta di cannoncino applicato ai fucili mitragliatori. In tutto pesano un paio di etti, ma la carica di fosforo è comunque micidiale: lancia scaglie incendiarie in un raggio di 15 metri, schegge che continuano a bruciare per un minuto a una temperatura di 2 mila gradi. Se colpiscono una persona, si incollano alla pelle fino a fonderla. Più potenti, ma sempre con una forza limitata, i 2900 proiettili per i mortai da 60 millimetri. Anche in questo caso sono destinati alle truppe d’assalto: quelle chiamate a operare nei vicoli di Nassirya o nelle caverne delle vallate afgane, le due missioni più impegnative affidate al nostro Esercito. Pesano meno di due chili, un terzo è sostanza incendiaria. Solo per la partita di bombe da mortaio, esplosive, illuminanti, al fosforo e da esercitazione, si spenderanno 2 milioni e mezzo di euro.
Il fosforo bianco noto anche con l’acronimo inglese Wp non è vietato da nessuna convenzione internazionale. E le nostre forze armate lo hanno sempre usato. Ma soltanto per far luce nella notte o stendere cortine protettive di nebbia. Il problema è capire per quale impiego sono state comprate le nuove granate. Di sicuro non per illuminare: i contratti infatti prevedono anche ampi stock di ordigni specificatamente progettare per squarciare l’oscurità. Accanto alle testate al fosforo la lista della spesa elenca 1850 illuminati da 40 mm e addirittura 5 mila per il mortaio. E allora?
Nel caso delle armi più piccole l’indicazione è abbastanza esplicita. Il sito dello Stato maggiore le chiama incendiarie/fumogene. Per quelle da mortaio invece si usa la sigla statunitense: Wp ossia White Phosphorous. La finalità più devastante, quella pioggia di schegge che si imprimono sui corpi divorando la carne, non viene esclusa. Anzi, viene citata apertamente per i lanciagranate. Probabilmente i nostri incursori hanno sentito dai loro colleghi statunitensi magnificare la terribile efficacia del fosforo nelle operazioni casa per casa: anche nelle forze armate ci sono le mode. L’esercito, per esempio, ha appena acquistato altri 630 mini mitragliatori M-4, l’arma che va per la maggiore in questo momento e che è destinata anche a lanciare le granate al fosforo.
Stesso discorso per i mortai d’assalto. Certo, con 3400 ordigni tascabili non si possono creare inferni come quello di Falluja, dove solo la batteria del capitano James T. Cobb come recita il rapporto dell’ufficiale, scagliò quasi 2 mila proiettili di grande calibro su un pezzo di città grande come piazza San Pietro: tutto il fosforo dei contratti italiani non arriva alla metà di quello sparato dal capitano sui guerriglieri e i loro ostaggi civili. Ma per le nostre tradizioni militari sarebbe una macchia anche il solo allinearsi a quella dottrina di guerra applicata a Falluja.