«I reparti delle forze dell’ordine sono educati al fascismo». Dopo la repressione subita dai manifestanti al g8 di Genova, Haidi Giuliani, senatrice del Prc ma soprattutto mamma di Carlo, è in attesa di giustizia. A lei quel 20 luglio 2001, giorno in cui è stato ucciso suo figlio, ha cambiato la vita. Ma ha saputo reagire. Ha scelto la via della lotta per far emergere la verità su quelle cupe pagine della democrazia italiana, tanto da diventare ora uno dei simboli di quel movimento che manifestò a Genova. Il suo impegno in questi anni non è stato dettato solo dal dolore materno per la prematura e ingiusta scomparsa del figlio, ma anche dalle sue convinzioni sociali: evitare che in futuro possa ripetersi una simile mattanza. L’abbiamo incontrata alla presentazione ufficiale del video «Op Genova 2001» (come ha anticipato il manifesto) svolta a Palazzo Madama.
Il video dimostra come siano stati gli agenti a mettere in crisi l’ordine pubblico. Perché orchestrare una tale aggressione?
Bisognava arrestare il popolo di Genova per la sua spinta innovativa e conflittuale. Il potere ha temuto, e teme, i contro vertici tanto da saper rispondere solo con la repressione. Il movimento no global infatti è stato attaccato dalla polizia anche in altre occasioni precedenti. Mi ricordo come a giugno 2001, un mese prima quindi, fu usato il polso di ferro contro i manifestanti a Goteborg dove un poliziotto sparò ad un ragazzo, rimasto vivo per miracolo. E’ un ordine internazionale deciso dai potenti: per il movimento no global non ci deve essere spazio. Poi certo, c’è la specificità italiana. Le nostre forze dell’ordine hanno voluto impartire una lezione di una violenza inaudita: pestaggi, soprusi, linciaggi e umiliazioni. La fine della civiltà. Uno dei motivi della mattanza comunque sta scritto anche nella storia. Tutte le volte che l’area comunista e quella cattolica hanno trovato una convergenza lo Stato ha reagito brutalmente, temendo le loro rivendicazioni.
Nella mattanza ha avuto un peso anche la predisposizione culturale degli agenti nei confronti dei manifestanti?
Assolutamente sì, basta vedere tutti i gagliardetti di destra esposti nelle caserme. Alla voglia di un forte controllo sociale si aggiungono apparati ammalati di fascismo. Così si verifica che tra le forze dell’ordine ci sono delinquenti dediti all’odio e alla sopraffazione. Le morti per mano fascista di Dax a Milano e di Renato Biagetti a Roma sono emblematiche. Nel caso di Dax la polizia ha caricato ferocemente i compagni che si trovavano in ospedale per ricordarlo. Nel processo Biagetti invece sono scomparse misteriosamente le sue ultime deposizioni in modo da salvare uno dei suoi aggressori, non a caso figlio di un carabiniere.
Che accoglienza si aspetta dalla sua città in vista delle mobilitazioni di quest’anno?
Il problema è l’istigazione alla paura creata dai media e dall’opinione pubblica. Già durante le giornate del g8 era stata messa in piedi una campagna di disinformazione. I genovesi allora erano terrorizzati, la città in quei giorni era semideserta. Solo 6 mesi dopo, quando era evidente a tutti che c’era stata una sospensione dello stato di diritto, tutta Genova è scesa in piazza. Ma poi ha vinto l’allarmismo. Adesso la città ha sospeso il giudizio su quei fatti, la gente è ancora scossa.
A che punto è la commissione d’inchiesta parlamentare sui fatti di Genova?
Si attende. Per il momento il governo ha altre priorità, come la legge elettorale. La commissione comunque è uno strumento importante sia per ottenere giustizia sia per continuare a fa ragionare il paese. Quelle giornate non vanno dimenticate, o abbiamo perso.
Come mai la commissione ha tante difficoltà ad essere costituita?
I movimenti danno fastidio a chiunque, sono la coscienza critica del paese. Così l’ala moderata dell’Unione ha scelto la strada dell’equidistanza, condannando i poliziotti che hanno sbagliato e i manifestanti che hanno reagito. Questa posizione è un’assurdità. I manifestanti avevano tutto il diritto a difendersi e soprattutto il diritto a non essere torturati, picchiati, umiliati e seviziati. Consiglio di leggere il libro «Cosa cambia» di Roberto Ferrucci a chi ha scelto la via dell’equidistanza.
Il Prc ha ben accolto il nuovo capo della polizia Manganelli. Che ne pensa?
E’ una cosa sbagliatissima. Manganelli ha affermato, appena eletto, che vuole continuare sulla stessa strada del suo predecessore De Gennaro. Colui che ha promosso di grado i responsabili della mattanza dei manifestanti. Tra i due c’è un’evidente continuità. Avrà il mio compiacimento solo se saranno sospesi tutti i poliziotti che hanno picchiato al g8. L’unica vittoria per il paese sarebbe un rinnovamento di tutte le forze dell’ordine, attraverso la diffusione nei loro apparati interni di una cultura democratica e civile.