Forum libero in libera Cgil

Una Cgil dove il dibattito non faccia paura, autorevole e autonoma rispetto al governo e ai partiti, senza l’oppressione dei capi-corrente, con i delegati e le strutture periferiche partecipi. Una Cgil che riprenda alcuni temi dell’ultimo Congresso, schiacciati dall’urgenza delle elezioni, e li discuta senza patemi. Si potrà parlare di contratti, legge 30, privatizzazioni e beni comuni stando alla sostanza più che ai dietrologismi? Non è facile in tempi di governo di centrosinistra, dove il rischio è l’omologazione e il silenzio, ma ci provano 19 segretari di camere del lavoro e strutture regionali, lanciando un forum di discussione aperta, che non vuole essere un’area. Hanno già ricevuto l’adesione di 70 rappresentanti di sedi locali e categorie, e ieri hanno tenuto la prima riunione a Roma. Importanti gli interventi dei giuslavoristi Cgil, in una fase in cui il sindacato si trova a dover dire la sua sulla riscrittura della legislazione del lavoro (governo «amico» permettendo).
A declinare i temi del documento di lancio del forum, il segretario della camera del lavoro di Reggio Emilia Mirto Bassoli: «Nel Congresso – ha spiegato – su molti temi il dibattito è stato ingessato, su diversi nodi incompiuto. Con questo forum vogliamo creare un luogo di discussione libero, che non metta in discussione, ma che anzi rafforzi l’unità e l’autonomia della Cgil, senza intenzione di creare nuove aree. Uno dei grandi temi con cui si confronta il sindacato oggi è l’attuale modello di sviluppo, l’incompatibilità della clausola sociale e ambientale con il liberismo, e la competizione al ribasso che esso impone. Un modello insostenibile, che necessita di avere a fronte un sindacato con un chiaro punto di vista, non subalterno». «Su questo piano – continua il relatore di apertura – si pone il problema del rapporto tra lavoro e impresa: il primo può avere ancora una sua centralità? Con l’impresa di oggi, basata sulla precarizzazione e sulla speculazione finanziaria, impresa «irresponsabile», il lavoro è sotto attacco. Il sindacato rischia di essere subalterno, di rincorrere le aziende nella ricerca dell’abbassamento dei costi. Al contrario, noi vogliamo porre cinque punti alla discussione: 1) il bene e il servizio pubblico di fronte ai processi di privatizzazione; 2) una politica di giustizia ed equità fiscale; 3) il tema della cittadinanza e dei diritti dei migranti; 4) la tutela dei beni comuni ambientali, in primo piano l’acqua; 5) la salvaguardia e lo sviluppo del sapere, dell’istruzione e della conoscenza».
«Bisogna dunque riscrivere l’intera legislazione del lavoro, e non solo la legge 30 – dice Bassoli – Un nodo che non si può eludere, perché con la 30 il governo Berlusconi ha voluto togliere forza alla contrattazione collettiva sostituendola con la contrattazione individuale, colpendo al cuore il sindacato. Affrontare il tema appalti, esternalizzazioni, false cooperative. Rispetto al contratto nazionale: no alla moderazione salariale; sull’aziendale: recuperare il rapporto tra fabbrica e cittadinanza, con i territori. La nuova Cgil deve dare valore al pluralismo e alla democrazia: solo così può essere realmente autonoma».
Il giuslavorista Nanni Alleva ha individuato il rischio che «la Cgil, dopo aver risposto all’attacco del passato governo con i quattro progetti di legge, adesso metta tutto in sordina, agendo di rimessa, in attesa della politica e preoccupata dei rapporti unitari». Va ricordato che «fu l’allarme delle camere del lavoro a impedire che la Cgil firmasse la riforma dei contratti a termine, dunque il forum è positivo. Chi dice oggi cosa ne faremo della legge 30? Quando siamo tutti d’accordo che non ha senso la distinzione tra lavoro subordinato e parasubordinato, che senso può avere una circolare sui call center che distingue tra chi fa una telefonata e chi la riceve?».
Per Mimmo Rizzuti «dobbiamo capire che sviluppo vogliamo e rifiutare la logica della concertazione». Per Ferruccio Danini «il forum è utile per i rapporti con i delegati, senza le mediazioni dei funzionari». Sandro Bianchi critica le posizioni che la Cgil sta prendendo su Dpef e inflazione programmata: «Si liquidano i contratti». Paolo Castellucci, CdL di Pescara, nota: «Finalmente anche chi sta in periferia può partecipare a un dibattito, dentro la Cgil, sui temi nazionali».
Gianni Rinaldini, segretario generale Fiom, dice che «è positivo poter affrontare temi non sviluppati al Congresso. Il bivio che si pone in tutto il mondo è: il sindacato deve avere un suo punto di vista autonomo e generale, o deve essere un sindacato di azienda, di mercato? La democrazia in questo senso è fondamentale. Stando al “contingente”: no all’inflazione programmata e concordata, le condizioni non sono più quelle di inizio anni ’90». Le conclusioni vengono tirate da Dino Greco: si decide che il coordinamento sta ai primi 19 firmatari, che presto si terranno altri seminari di discussione, sviluppando forum locali in tutta Italia. «I temi centrali sono quelli indicati nel documento, ma ci tengo a porre due questioni: 1) Sulla guerra la Cgil non può tornare indietro, giustificando interventi armati dietro l’egida Onu. 2) Sul Dpef: bisogna dire subito che non siamo d’accordo. La stessa Unione nel programma parlava di tassare i ricchi e ampliare il welfare. Oggi si parla al contrario di tagli alle fasce più deboli».