Fortezza Europa, 3.361 morti dal 1988 ad oggi, 1.870 negli ultimi tre anni

Morte alle frontiere europee 3.361 persone dal 1988 ad oggi, 1.870 negli ultimi tre anni. Quasi la metà (1.660 migranti) annegati nel canale di Sicilia, almeno 1.028 i cadaveri sui fondali dal Mediterraneo. Ma si muore anche sui campi minati greci, nascosti nei camion, sotto i treni e negli aerei, oppure di stenti nel deserto libico come sulle montagne turche. Pubblicata su internet (http: //fortresseurope. blogspot. com) la più completa raccolta di documentazione sul tema.
Si tratta di una lunga tabella linkata a centinaia di articoli pubblicati da attendibili testate giornalistiche di diversi Paesi, disponibile in italiano, inglese e francese. Le cifre sono eloquenti, ma evidentemente inferiori al dato reale, visto che la copertura di notizie è incompleta, per la clandestinità del fenomeno, e che gli archivi delle testate non sempre sono accessibili per il periodo antecedente il 2000. La ricerca documenta dal 1988 ad oggi la morte lungo le frontiere europee di 3.361 persone dirette in Italia, Spagna, Grecia, Francia, Belgio, Gran Bretagna, Germania, Ungheria, Slovacchia, Irlanda.

La principale causa di morte è l’annegamento nelle acque del Mar Mediterraneo, dove si ha notizia certa, nello stesso periodo, della morte di 3.035 persone (il 90% del totale), delle quali 2.071 negli ultimi 4 anni. 1.028 cadaveri, uno su tre, giacciono in fondo al mare. Quattro i punti caldi del Mediterraneo. Lungo il tragitto che parte dalla Libia, e a volte dalla Tunisia, verso Malta, Lampedusa e la costa ragusana, sono morte 1.660 persone dal 1996, 708 i corpi affondati. Dal 2001 si assiste ad un deciso incremento. Da 41 morti nel 2001 si è passati a 217 nel 2002, 375 nel 2003, 326 nel 2004 e 402 nel 2005. Dall’Africa occidentale e dal Maghreb invece si naviga dal Marocco verso la Spagna, attraversando lo stretto di Gibilterra oppure puntando verso le isole Canarie nell’Oceano Atlantico. Dal 1988 sono annegate nelle acque marocchine e spagnole 701 persone, di 166 non è mai stato recuperato il cadavere. Preoccupante l’aumento degli incidenti nel 2005: 205 morti, +61% rispetto ai 127 deceduti nel 2004, ma la tendenza è in continua crescita dal 2000. Dal Vicino Oriente chi emigra via mare fa rotta dalla Turchia alla Grecia. Non sono disponibili dati antecedenti al 2002, ma da allora sono 281 i morti documentati e 105 i dispersi nelle acque del Mar Egeo. Qui la tendenza è in calo: dopo il picco di 90 morti nel 2004 (nel 2003 erano stati 73 e 21 nel 2002) lo scorso anno la cifra si è arrestata a 57. La quarta direttrice a rischio è quella del mare Adriatico tra Albania e Montenegro da una parte e Italia dall’altra. Dal 1991 qui hanno perso la vita 393 persone, di cui 49 disperse. La maggiore incidenza dei naufragi si è registrata alla fine degli anni Novanta: 79 morti nel 1997, 18 nel 1998 e 187 nel 1999. Negli ultimi anni gli sbarchi sono pressoché scomparsi, nessun incidente nel 2003 e nel 2005, 31 morti nel 2004.

Ma non si muore soltanto nelle acque del Mediterraneo. La pressione migratoria è forte anche via terra e in rari casi via aerea. Dal 1995 sono morte asfissiate o schiacciate dal peso delle merci 141 persone nascoste nei container di camion diretti in Italia, Grecia, Francia, Belgio, Spagna, Gran Bretagna, Ungheria, Irlanda. Il peggiore incidente il 18 giugno 2000 quando a Dover (Uk) vennero scoperti i cadaveri di 58 immigrati in un camion frigorifero vuoto. Ci si nasconde anche sotto i treni, una pratica documentata solo sui convogli che attraversano il Tunnel della Manica, verso l’Inghilterra: 20 persone sono morte cadendo lungo i binari del Tunnel o fulminati scavalcando le recinzioni elettriche del terminal francese. Sporadici ma significativi i viaggi di chi si nasconde ingenuamente nei vani carrello degli aerei diretti in Europa: 5 le morti documentate. Almeno 75 persone poi hanno perso la vita sui campi minati del confine nord orientale della Grecia con la Turchia e 29 sono morte di stenti attraversando a piedi durante l’inverno le montagne che segnano la frontiera in Grecia, Turchia e Slovacchia. Ma si muore anche sotto il fuoco dei militari. E’ accaduto nel 2005 lungo la barriera del confine col Marocco delle due enclave spagnole in terra africana: sotto il fuoco della Guardia civil e della polizia marocchina sono morte in diverse occasioni 16 persone. Documentati episodi simili sia da parte della guardia costiera turca – 1 migrante ucciso nel mar Egeo – che dei militari jugoslavi che nel 1990 ferirono a morte 2 uomini al confine con l’Italia.

Difficile distinguere l’aumento reale del fenomeno dall’aumento della sua copertura mediatica. Fatto sta che dal 2002 al 2005 sono cresciute del 104% le morti alle frontiere riportate dai mezzi d’informazione e che il 56% di queste (1.870) è avvenuto negli ultimi tre anni, 2003-2005. Il 2005 l’anno peggiore: 719 morti, di cui 406 dispersi. Se non altro l’inizio del 2006 segna un netto calo: nei primi 60 giorni segnalati soltanto 5 morti nel mar Egeo e 2 nelle acque spagnole.