Foibe: “Non chiedeteci di condividere”

Come è avvenuto in diverse città italiane, anche i neo-post-ex fascisti reggini hanno colto l’occasione della “Giornata della memoria” per vomitare una buona dose di anticomunismo gratuito. Per canalizzare meglio questo antico rancore si sono pure costituiti in comitato, cercando di darsi una parvenza di “società civile”.

Cambiano i volti e le modalità, ma gli argomenti sono quelli di sempre. La nostalgia dell’Italia delle avventure coloniali e belliche con gli stivali di cartone. La retorica dell’ “italianità” violata dai comunisti slavi, senzadio e sanguinari. La voglia di rivalsa dalla sconfitta, ancora cocente, subita nella primavera del 1945 ad opera dei popoli di tutto il mondo.

Si parla tanto delle vittime vere o presunte dei partigiani jugoslavi, ma nemmeno una parola viene pronunciata sul contesto storico in cui maturarono quei fatti. Non si accenna minimamente all’assimilazione forzata subita dalle popolazioni slovene e croate sotto il fascismo, all’odio anti-slavo propagandato per decenni, alle migliaia di antifascisti e semplici civili sterminati presso le Risiere di San Sabba.

Le popolazioni jugoslave, da vittime della feroce tirannia nazi-fascista e del razzismo, vengono trasformate in carnefici, in un crescendo di revisionismo storico che arriva addirittura a definire “sciovinisti” i partigiani di sinistra e l’allora governo di Tito. Questo, quando esiste fior di bibliografia sulle lotte che videro fianco a fianco gli antifascisti italiani e quelli slavi, e quando anche i muri sanno che la Jugoslavia socialista fu un paese nel quale, per mezzo secolo, convissero pacificamente e con eguali diritti più di una ventina di etnie.

Mentre alcuni di questi fascisti in doppio petto rivendicano a pieno titolo il loro passato, ve ne sono altri che tentano una manovra più raffinata ma non meno prevedibile. Cercano di porre sullo stesso piano nazismo e comunismo, equiparandoli in quello che viene definito “il ‘900 degli orrori”. Chiedono che la falce e martello venga comparata alla svastica, e che entrambe siano poste fuorilegge.

Rispondiamo prontamente: il nazismo e il comunismo non furono due fenomeni simili. Furono due opposti, e opposti non vuol dire speculari, ma nemici. Il nazismo è stata una degenerazione omicida del capitalismo, nata per contrapporsi alle idee egualitarie e ai principi di solidarietà, fratellanza e internazionalismo. Fu un’idea che introdusse il concetto demenziale di “razza”, e decise non solo la persecuzione ma anche lo sterminio di milioni di ebrei, nomadi, slavi, omosessuali, handicappati oltre che oppositori del regime. Fu il rovesciamento di tutti i valori dell’umanesimo cristiano, dell’illuminismo liberale e del pensiero socialista.

Il comunismo, invece, nonostante tutti gli errori, i limiti e i crimini che ci sono stati dove questo si è tramutato in regime, è nato dalla speranza di costruire l’eguaglianza sociale tra gli esseri umani, di abolire le barriere di classe, di nazione, di etnia. In Europa, ma anche in Asia, in Africa e America Latina, ha influito nel rapido e sconvolgente progresso che ha coinvolto moltissimi paesi, ed è stato sempre in prima linea quando si è trattato di lottare contro il colonialismo, le guerre, il razzismo e l’apartheid. E ancora oggi, in Italia e nel mondo, i comunisti occupano questo posto, piaccia o no ai nipotini irredentisti di Hitler e Mussolini, che nonostante i cambiamenti di facciata si porteranno sempre appresso il marchio delle infamie di Auschwitz e Dachau.

La coordinatrice provinciale dei GC di Reggio Calabria
Celeste Costantino