Flop dei neofascisti e pienone al presidio antifascista: figuraccia per i giornalisti di ‘sinistra’

‘I comunisti di oggi si insinuano nella vita sociale per diffondere l’instabilità e il disordine, così come hanno imparato da quegli infami dei loro nonni partigiani’. Con questa frase, declamata dal palchetto montato in Piazza della Repubblica, si è chiuso il raduno neofascista che Blocco Studentesco e Casapound, insieme a una miriade di altre organizzazioni e gruppuscoli neofascisti avevano organizzato per oggi a Roma sotto lo slogan ‘Giovinezza al potere’. Di giovinezza, in una piazza blindata da un forte dispositivo di Polizia (per tenere a bada i fascisti o per proteggerli?), se ne è vista veramente poca: ad accompagnare alcune decine di giovani di Blocco Studenstesco, che pure ha fatto il pieno di voti nelle elezioni per la consulta studentesca degli ultimi due anni, c’era tutta la vecchia guardia dell’estrema destra romana, a partire dall’onnipresente Iannone. Teschi, magliette nere con slogan truci – ‘Maledetti comunisti’ oppure ‘Fascismo al potere’- e quarantenni in mimetica da mercenario hanno fatto da sfondo ad una iniziativa sottotono e ben al di sotto dei numeri annunciati alla vigilia del raduno che doveva avere dimensioni nazionali ma che alla fine ha visto la partecipazione di poche e sparute rappresentanze del resto d’Italia. Un conto è uscire di notte a caccia di immigrati, di gay o di ‘zecche’, un altro è manifestare a volto scoperto davanti a fotografi e telecamere. Durante il truce raduno non è mancata una vera e propria ovazione quando dal palco, in maniera sincera e non ironica, un portavoce ha ringraziato, citandoli uno per uno, tutti quei giornalisti di sinistra che, nei giorni scorsi, avevano messo le loro firme sotto un appello per la difesa del diritto a manifestare per tutti, fascisti compresi, stilato dal salottiero direttore del settimanale ‘Gli altri’ già noto alle cronache per aver più volte fatto l’occhiolino a Casa Pound sulle pagine del quotidiano ‘L’altro’ poi chiuso per mancanza di lettori.

Applausi scroscianti hanno accolto la lettura della lista dei prodi e inaspettati alleati: Ritanna Armeni, Andrea Colombo, Lanfranco Pace, Massimo Bordin, oltre naturalmente all’assiduo frequentatore di talk show Sansonetti. Una scelta, quella di fornire copertura ai neofascisti, che questa mattina è stata efficacemente sbeffeggiata dallo scrittore bolognese Valerio Evangelisti che su Il Manifesto ha scritto: “Dove vivono, gli appartenenti alla sparuta pattuglia dei sostenitori del diritto a manifestare del Blocco studentesco? Non sanno che l’Italia è ormai ai primi posti, in Europa, per la frequenza e la gravità degli agguati xenofobi? Non hanno visto il filmato in cui i giovani neonazi del Blocco aggrediscono a cinghiate (la loro arte marziale si chiama “cinghiamattanza”) un corteo di studenti medi, salvo prenderle all'”arrivano i nostri” dei centri sociali, per poi trovare riparo dietro i cordoni della polizia? (…) Le anime belle che difendono il diritto dei neonazi a manifestare, quasi si trattasse di una placida congrega di semplici ideologi, paiono ignorare (…) che la libertà di manifestare non può essere anteposta e contrapposta ad un principio fondante della nostra democrazia come l’antifascismo”.
Una dimostrazione di egocentrismo smisurato e al tempo stesso di irresponsabilità politica ed intellettuale, quella di Sansonetti and C., che non mancherà di provocare ancora polemiche e strascichi nei prossimi giorni, e che è stata fortemente stigmatizzata questa mattina durante il partecipatissimo presidio organizzato dalle organizzazioni sociali, sindacali e politiche antifasciste in Piazza Santi Apostoli a partire dalle 9. La piazza a metà mattinata era gremita da centinaia di studenti provenienti dalle scuole e dalle università della capitale, da lavoratori e precari, oltre che dai militanti dei collettivi e delle reti antifasciste, accorsi a dire per l’ennesima volta che il fascismo non ha e non può avere cittadinanza in una società democratica. Altre polemiche sono state suscitate dalla scelta dei vertici dell’ANPI che, nei giorni scorsi, aveva ritirato la propria adesione al presidio in nome del fatto che il permesso a manifestare in corteo era stato già precluso agli estremisti di destra dalla Questura, e che il presidio stesso, dopo l’adesione delle reti antifasciste e dei centri sociali, andava acquisendo una fisionomia eccessivamente militante. Un vero e proprio scivolone per l’organizzazione dei partigiani d’Italia che appare sempre più legata ad una realpolitik dettata dai vertici del PD. “Sarebbe il caso che dentro l’ANPI, che rispettiamo, si apra presto un dibattito reale di carattere autocritico sulle scelte effettuate nelle ultime settimane” è l’invito che Sergio Cararo, della Rete dei Comunisti, ha indirizzato all’associazione anche alla luce dell’invito rivolto il 25 aprile scorso al sindaco Alemanno e alla Governatrice Polverini – notoriamente vicini agli ambienti dell’estremismo di destra – e alle associazioni sioniste affinchè partecipassero alla manifestazione di Porta San Paolo. Scelte criticate da più parti e dalle quali hanno preso le distanze molti associati all’ANPI che stamattina erano in piazza Santi Apostoli insieme ai militanti della sinistra e antifascisti a ricordare che l’antifascismo non può rimanere una coccarda da indossare in occasione delle ricorrenze ufficiali e da dismettere di fronte alle provocazioni e alla aggressioni dei fascisti di oggi. «Sono loro che si definiscono fascisti del terzo millennio, loro che inneggiano a Salò, al ventennio, al duce e che fanno manifesti con le squadristi del ’22 definendoli la squadra del cuore» ricorda Fabio Nobile del Pdci.
‘Dall’università ai quartieri, fuori i fascisti di oggi e di ieri’ recitava infatti uno striscione, rosso su sfondo nero, che campeggiava stamattina in piazza SS. Apostoli. Ad un certo punto sono arrivati in corteo anche un centinaio di studenti dell’Università La Sapienza di Roma: il corteo, accompagnato da fumogeni e slogan come “siamo tutti antifascisti”, era aperto da uno striscione sul quale campeggiavano due foto: una che ritraeva gli studenti del Blocco Studentesco nel momento in cui incontravano il ministro Maria Stella Gelmini (a smentire il presunto carattere antisistema dell’estrema destra) e l’altro che ritrae i militanti neofascisti schierati militarmente a Piazza Navona poco prima degli scontri del novembre 2008. “Servono il potere per distruggere il sapere” e
«Smascheriamo la giovinezza del potere» recitavano altri due striscioni portati in piazza dagli studenti romani.

Dopo un improvvisato concerto degli Assalti Frontali, gli antifascisti hanno lasciato intorno alle 13.30 Piazza Santi Apostoli dove, per tutta la mattinata, circondati da ingenti forze di polizia, hanno intonato slogan e canti contro i fascisti distanti neanche tre chilometri. Qualche attimo di tensione c’era stato dopo le 10 quando alcuni agenti avevano bloccato e perquisito il camion usato come palco dai promotori della manifestazione. In piazza c’erano anche qualche esponente del cosiddetto «popolo viola» (scambiati dal Corriere nientemeno che per gli organizzatori della contromanifestazione) che nei giorni scorsi avevano invitato i ‘cittadini democratici’ a vigilare e a denunciare – documentandolo anche fotograficamente – “su ogni atto di apologia del fascismo che si verifichi durante la manifestazione”.
Alla fine della giornata i numeri parlano chiaro: nonostante le dichiarazioni compiacenti di qualche agenzia di stampa che parlava addirittura di 1000 manifestanti, in Piazza della Repubblica non sono mai stati più di 500 i neofascisti in quello che doveva essere un lancio di massa e mediatico per il movimento che sta aprendo sedi in varie parti del paese. Ieri i dirigenti di Casa Pound avevano annunciato «Saremo cinquemila». Ha abboccato solo il Corriere della Sera, che in un articolo guarda caso non firmato parla di ‘5000 studenti e giovani provenienti da tutta Italia’ mentre già alle 12, nei forum dell’estrema destra la cifra scendeva: «Siamo circa duemila». E poi sono arrivati i racconti di chi ha visto la manifestazione: «Mi aspettavo una piazza piena e invece sono trecento, non di più. Pochi i giovani e appena una decina le donne…” testimoniava intorno alle 11 una redattrice di Radio Città Aperta da Piazza della Repubblica. Poche centinaia di nostalgici nonostante migliaia di manifesti affissi in tutta Italia, settimane di polemiche sui giornali e la copertura politica di una parte del PDL (la cui sede in Via dell’Umiltà è stata ieri omaggiata con la deposizione di alcuni chili di letame…). Una manifestazione pensata per rilanciare l’artificiosa immagine di una destra giovanile e antisistema, ‘rivoluzionaria’, a pochi giorni dalle elezioni universitarie della prossima settimana; ma che si è rivelata la solita vecchia e trita parata nostalgica e neofascista. Racconta ad esempio Giulia Cerino, di Repubblica. “Si dichiarano dei combattenti, i giovani di CasaPound e accusano la questura di sottostare ai ricatti di chi voleva impedirgli di manifestare ma giurano di non demordere: ‘Siamo guerrieri, noi. Vogliamo una patria sola. Che vada dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. E che comprenda la Dalmazia, l’Istria e Fiume’. Scrosciano applausi da ogni dove. E impazzano quando sul palco sale lui, il leader: Francesco Polacchi. Che si rivolge all’altra piazza, quella della contromanifestazione della sinistra e insulta ‘i loro nonni partigiani’. Poi parla alla Lega: ‘Ci sono rimasto male per quelli del governo che dicono di non voler partecipare all’Unità d’Italia. La patria è una sola e tale deve rimanere”. E si rivolge anche al Pdl: ‘Ringraziamo e diamo atto a 33 deputati per aver firmato l’appello a nostro favore: ringraziamo Flavia Perina, Enzo Raisi, Ugo Cassone e Luca Gremazio, due consiglieri comunali di Roma. Questo – conclude – per dimostrare che quando si fa qualcosa di buono noi lo riconosciamo”.
La mobilitazione antifascista si può invece dire pienamente riuscita: il cuore antifascista di Roma ha ancora una volta risposto con generosità alla chiamata.

* Radio Città Aperta