Fine del Prc. Questa, in sintesi, potrebbe essere la soluzione, data nell’intervista a “La Stampa”,

Fine del Prc. Questa, in sintesi, potrebbe essere la soluzione, data nell’intervista a “La Stampa”, da Fausto Bertinotti, e lui «si innervosisce quando sente i dirigenti del suo partito ripetere che “Rifondazione non si scioglie”», come riportato dall’intervista. Secca arriva la risposta da Fosco Giannini, senatore Prc e direttore de “L’Ernesto”, la rivista che da anche il nome all’area interna al Partito.
«Diamo atto a Bertinotti di avere una posizione sincera e determinata, volta al superamento della Rifondazione comunista e alla costituzione di un partito confusamente di sinistra. Tre sono le questioni che bisogna, però, capire bene: se il gruppo dirigente sia d’accordo con Fausto Bertinotti, e stia solo guadagnando tempo per mere ragioni tattiche; se il gruppo dirigente sia diviso e confuso, quindi impossibilitato a prendere delle decisioni, se il gruppo dirigente è contrario, ma non ha il coraggio di andare contro il proprio leader».

Ma, attualmente, qual è la tua lettura della dialettica interna al Prc?

«Le attuali posizioni sono il prodotto di un lungo processo di decomunistizzazione e destrutturazione della prassi e della cultura comunista, e della rinuncia ad un progetto comunista all’altezza dei tempi, gestito a pieno, e in maniera duplice, da Bertinotti e dal gruppo dirigente. L’idea di una costituente, poi, non lascia dubbi: è la scelta per la costruzione di una socialdemocrazia di sinistra. A questa ipotesi siamo contrari perché il partito comunista non è una tigna ideologica –come sosteneva lo stesso Bertinotti – a risponde ad una esigenza storica e sociale. Viviamo in una fase caratterizzata da un progetto imperialista di guerra infinita e permanente, da dure contraddizioni interimperialistiche che impongono all’attuali forze capitalistiche di sostenere una dura fase di lotta di classe contro il movimento operaio».
Bertinotti, comunque, da delle indicazioni ben precise. Dice testualmente nell’intervista: « è ora che il fiume entri nel lago, occorre un fatto nuovo nella politica a sinistra, nella sinistra d’alternativa».
«Queste sue parole sono lo svelarsi dell’inconscio nefasto di Bertinotti. Una chiara metafora socialdemocratica: il fiume che lascia il suo percorso vivo, per entrare in un lago, dove l’acqua è stantia, immobile, confinata».