«Fincantieri è una risorsa». No della Fiom alla privatizzazione

Applicare alla Fincantieri lo stesso modello seguito per un’azienda in gravi difficoltà come l’Alitalia non è una gran trovata. Almeno questo è quanto pensa la Fiom che sta organizzando scioperi nei cantieri navali disseminati lungo le coste italiane in otto regioni: «Quotare in borsa il 49% dell’azienda sarebbe solo il primo passo, come è accaduto per l’Alitalia, verso la privatizzazione del gruppo», dice il coordinatore nazionale della cantieristica navale della Fiom. Eppure, l’illusione che la maggioranza della proprietà possa restare in mano pubblica fa sì che a scioperare siano soltanto i metalmeccanici della Cgil, i quali si stanno battendo senza avere al loro fianco la Fim e la Uilm, che evidente si sentono grantite da quel 51% che resterebbe nelle mani del governo. E’ il governo, infatti, a contrallare, attraverso Fintecna, il 99% del pacchetto azionario del gruppo.
9.500 dipendenti diretti, 25 mila con i lavoratori delle ditte d’appalto e più di 30 mila se si considera l’intera filiera. In poche parole, è in gioco il futuro dell’ultimo grande gruppo industriale pubblico del nostro paese. Secondo la Fiom, che ricorda gli ultimi sette bilanci positivi della Fincantieri, le risorse per il rilancio ci sono, senza doverne rastrellare all’esterno, attraverso la borsa che chiederebbe una maggiore redditività – in un settore complesso – a danno delle scelte industriali. E’ vero che l’azienda attraversa un momento di difficoltà, in seguito alle perdite legate ad alcune commesse, ma senza indebitamenti con le banche e non tali da destare preoccupazioni eccessive. E non è con i proventi della capitalizzazione che si potrebbero sanare i buchi dell’ultimo semestre. Tant’è che il governo motiva l’operazione con l’esigenza di attivare nuovi investimenti. Si parla sempre di governo, anche perché il consiglio d’amministrazione del gruppo, a partire dall’amministratore delegato Giuseppe Bono, è di nomina politica. Come politica è la scelta di inserire surrettiziamente un fiore all’occhiello del nostro sistema industriale nel tritacarne delle privatizzazioni all’italiana. Questo sostiene la Fiom, che sta raccogliendo ampi consensi tra i lavoratori nelle sue iniziative di lotta.
Ieri hanno scioperato e manifestato per due ore i dipendenti del cantiere più grande del gruppo, quello di Monfalcone e di Castellammare. Nei prossimi giorni sarà la volta di Porto Marghera e poi via via di tutti gli altri cantieri navali. Sandro Bianchi, preoccupato per l’atteggiamento del governo che fa pensare a un progressivo disimpegno pubblico, ha annunciato l’avvio di una raccolta di firme nei cantieri su un appello rivolto direttamente a Romano Prodi: «Quando avremo raccolto migliaia di firme di lavoratori della Fincantieri – ha detto Bianchi alla manifestazione di Monfalcone – le porteremo direttamente al presidente del consiglio, accompagnandole con una manifestazione a Roma».