La manovra per il 2007 potrebbe tarpare le ali al Pil di circa tre decimi di punto. Il conteggio è del Servizio Bilancio di Montecitorio che prevedono quindi una crescita reale per il 2007 di appena l’1, 2%. Ad accusare il colpo, secondo gli esperti, sarebbero soprattutto le famiglie i cui consumi si troverebbero a crescere dello 0, 8% invece dell’1, 3% previsto dal tasso tendenziale. Il ministro Padoa-Schioppa, che ieri è stato ascoltato in audizione davanti alla commissione Finanze della Camera, tira dritto per la sua strada e addebita la recessione «alla produttività che ha quasi cessato di crescere negli ultimi dodici anni».
Recessione o meno, il ministro, che comunque prevede una crescita per il prossimo anno del 2%, ha ribadito davanti ai parlamentari la necessità dei tagli ai quattro “settori-canaglia” – sanità, pubblico impiego, previdenza ed enti locali – a causa di «squilibri, inefficienze sia di gestione finanziaria sia di architettura istituzionale». Anche nell’ipotesi in cui i nostri conti fossero «in pareggio» è comunque necessario intervenire sulla spesa pubblica, sentenzia il titolare dell’Economia che assicura lo strumento della concertazione con le parti sociali. «Le risorse che si possono ricavare potrebbero essere destinate ad obiettivi importanti, come la riduzione della pressione fiscale, a progetti più ambiziosi nel programma delle infrastrutture, ricerca o il completamento dello Stato sociale». Secondo Padoa-Schioppa, si possono usare le forbici senza toccare i livelli di assistenza. A risentire della lotta all’elusione e all’evasione, invece, potrebbero essere le stesse imprese «che dall’elusione e dall’evasione ci guadagnano». Se le organizzazioni sindacali, preoccupate dai tagli alla spesa pubblica, secondo Padoa-Schioppa possono stare tranquille che saranno ampiamente consultate, le imprese, dal canto loro, aspettino a fasciarsi la testa per le misure sull’Iva sugli immobili non abitativi. «Vedrete che – ha detto infatti Padoa-Schioppa ai membri della Commissione Finanze – quando gli emendamenti saranno presentati, ci sarà un intervento e una correzione».
Un altro capitolo difficile è sicuramente quello della previdenza. Il confronto si è improvvisamente velocizzato dopo l’incontro dell’altro ieri tra il ministro Cesare Damiano e il titolare dell’Economia. Ieri è arrivata la disponibilità della Cisl ad aprire il confronto. ««» importante – sottolinea Pier Paolo Baretta – che si ponga come asse di riferimento del confronto la compatibilità sociale e non solo quella finanziaria». «Siamo contrari ad ogni intervento che intacchi il valore dei trattamenti di pensione. L’importante – conclude il numero due della Cisl – è l’avvio, dagli inizi del 2007, della previdenza complementare, mentre forme e modalità per affrontare la questione dello scalone vanno inserite nel contesto del negoziato».
Infine, i rilievi al Dpef da parte del Servizio studi della Camera. I tecnici di Montecitorio segnalano che «nel Dpef l’incremento della consistenza del debito rispetto a quella registrata al 31 dicembre 2005, risulta notevolmente inferiore a quello considerato nella due diligence, cifrandosi in circa 71,6 mld a fronte di 76,7 stimati in precedenza». Alla luce della sostanziale invarianza dell’indebitamento netto, osservano i tecnici della Camera, «ne discende che le stime di debito indicate dal Dpef presuppongono che si sia proceduto a un aggiornamento in senso migliorativo della stima del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche». Gli stessi esperti, peraltro, segnalano in una nota che già la nuova stima del fabbisogno del settore statale contenuta nel Dpef, 59 miliardi invece che 66,5, quotati quasi 70 miliardi in sede di due diligence.