Fiera del libro, Bertinotti sconfessa Rc torinese

LINGOTTO IN TRINCEA «Cerchiamo di non fomentare il muro contro muro e lavoriamo per un’intesa costruttiva»: alla vigilia di
una settimana importante per la Fiera del Libro 2008 – domani, visita dell’inviato dell’Ambasciata d’Israele Elizar Cohen, martedì il consiglio d’amministrazione – il presidente Rolando Picchio-ni cerca di ricondurre nei binari una polemica che sta sfuggendo al controllo. Il nodo: lo status di Israele, ospite d’onore quest’anno al Lingotto coi suoi scrittori, e il fatto che – come purtroppo con una gaffe di comunicazione hanno sottolineato gli organizzatori -questa presenza coincida col sessantennale della nascita dello Stato. E dunque, secondo chi è contro, abbia un senso, prima che culturale, di complicità con l’azione repressiva che Israele ha svolto in Palestina e va svolgendo ora in modo cruento. La gaffe dei torinesi va sottolineata, perché Israele è ospite d’onore, a marzo, anche al Salone parigino, ma lì, dove si è evitato il cenno celebrativo, le polemiche (per ora) non sono divampate.
Alla terza settimana di guerriglia mediatica, facciamo il punto su quanto è successo ieri. Primo) Fausto Bertinotti e il presidente del gruppo di Re al Senato Giovanni Russo Spena hanno entrambi sconfessato l’iniziativa della dirigenza piemontese di Rifondazione Comunista, che sabato aveva aderito all’invito al boicottaggio della Fiera da parte dei Comunisti Italiani torinesi. Entrambi cercando di sciogliere il cortocircuito su cui si basa la polemica. Russo Spena dice: «Il boicottaggio è sbagliato perché induce un equivoco molto pericoloso: non bisogna confondere la politica del governo israeliano, sulla quale le nostre critiche sono molto severe, con il diritto all’esistenza dello Stato d’Israele o addirittura con l’intera cultura israeliana». Bertinotti dice: «Bisogna distinguere lo Stato di Israele dal suo governo», ma, va oltre, Israele non è solo uno Stato, «è un luogo dell’anima di tutti gli ebrei del mondo». Secondo) Si pronuncia il mondo dell’ebraismo italiano. Se il portavoce della comunità romana. Pacifici, chiama tutti gli ebrei «alla mobilitazione» e i commercianti ebrei di Torino a esporre i libri dei maestri israeliani, da Oz a Yehoshua a Grossman, Renzo Gattegna, presidente dell’Ucei, vede più in lontananza: «Siamo consapevoli che è iniziata una nuova sfida e che non sarà né breve né facile» ha commentato ieri. Il riferimento è, chiaramente, non ai ri-fondaroli e piddicini torinesi, ma all’intellighenzia araba e musulmana – Tariq Ramadan, Suad Amiry – che si è espressa in questi giorni con un «sì» al boicottaggio. Gattegna parla di libertà di pensiero e di espressione e dice che lo scopo vero è «ridurre al silenzio gli esponenti della letteratura israeliana in quanto tali». Alessandro Ruben, (Anti-Defamation League Italia) evoca un altro sessantennale, quello della «Notte dei cristalli» quando, nel ’38, i nazisti, tra l’altro, fecero i primi falò di libri di autori ebraici Terzo) Ala al Aswani, egiziano, autore d’un romanzo laico e anticonformista come Palazzo Yacoubìan (Feltrinelli), dice no al boicottaggio. Ma imputa a noi italiani di aver «invitato dei criminali di guerra». Sono tali davvero i suoi colleghi israeliani? Quarto) Mer-cedes Bresso, presidente della Regione, è presidente di turno della Fiera. A lei è stato chiesto dai contestatori di prendere una decisione. Colpita da un lutto familiare, Bresso trova il tempo per dire che di recedere non se ne parla. Però «quando si parla di Israele si parla anche di Palestina» aggiunge e «invitare gli scrittori israeliani vuol dire invitare anche quelli palestinesi e proporre un confronto intellettuale».
In concreto, l’ipotesi sembra sia quella di uno stand per i Mahmoud Darwish e le Suad Amiry, poeti e romanziere di Palestina. E che la Fiera programmi dei confronti con gli israeliani. Ben vengano, diritto di espressione a tutti, sarà una Fiera meno cerimoniosa e neutra del consueto.