Fiat taglia i precari

La Fiat di fronte alla crisi dei mercati reagisce pigiando sul pedale della giungla contrattuale esistente ormai all’interno delle sue fabbriche. Ieri si è riunito al Lingotto l’Osservatorio del gruppo Fiat, convocato per analizzare l’evoluzione dello scenario eeconomico. Ed è uscito furi chiaro l’influsso pesantemeente negativo dell’11 settembre e del clima di guerra che si respira nel mondo. I mercati, già col fiato corto, hanno subito dato segnali di forte riduzione della domanda di automobili in tutti i paesi dove la Fiat opera. E’ così in Brasile, Argentina, Polonia, Turchia, oltre nel nostro paese. Altri settori del gruppo (come Teksid, Comau, Avio, Magneti Marelli, eecc) preesentano invece dinamiche differenziate, e verranno discussi in modo differente. “Inevitabile”, comunque, la decisione di “adeguaree le attività produttive al calo della domanda dei mercati”. “Inevitabile”, dunque, metter pesantemente mano agli organici.
La novità, rispetto al passato, è che la Fiat ritiene di non dover ricorrere a tagli dell’occupazione “stabile”, ormai fortemente ridotta. Gli interventi riguarderanno perciò fondamentalmente i contratti a termine e il lavoro interinale; ma non mancheranno le “fermate produttive”, ossia la cassa integrazione per il “non licenziabili”. Si vede qui chiaramente come le garanzie ancora offerte dallo Statuto dei lavoratori tornino a vantaggio dei dipendneti, specie – ma non solo – nei momenti di crisi. E si vede chiaramente anche come, per l’azienda, l’obiettivo di avere “mano libera” – fino al limite dei “contratti individuali” – significhi disporre della forza-lavoro come di una merce qualsiasi.
Nell’incontro con i sindacati la Fiat ha inoltre ammesso che non riuscirà a centrare gli obiettivi economici che si era fissata: l’aumento del margine operativo lordo e la riduzione dell’indebitamento. Un nuovo incontro è stato fissato per il 7 novembre.