Fiat Pomigliano: Landini (Fiom) non firmiamo accordo

La Fiom non ha firmato l’accordo tra sindacati e Fiat in merito allo spostamento della produzione della nuova Panda a Pomigliano e non intende farlo. Lo ha affermato il leader della Fiom Maurizio Landini nel corso dell’assemblea nazionale dell’organizzazione dei metalmeccanici della Cgil in corso a Pomigliano.

”Se firmassimo dovremmo legittimare le deroghe ai contratti, alle leggi e alla Costituzione. La Fiom – ha detto Landini – un accordo cos non l’ha firmato e non intende firmarlo”. “Con il contratto nazionale del lavoro – ha spiegato Landini – la Fiat può applicare i 18 turni ed io so benissimo di cosa parliamo, diversamente da molti altri che non hanno idea di cosa significa lavorare sulle catene di montaggio. Per riaprire la trattativa la Fiat deve eliminare dall’accordo le clausole che derogano il contratto e vanno contro le leggi e la Costituzione”. L’intesa stretta tra la Fiat e tutti i sindacati ad eccezione della Fiom è stata approvata dai circa 4.800 lavoratori di Pomigliano in un referendum. La percentuale di sì, il 62,2%, è tuttavia considerata da alcuni osservatori insufficiente per assicurare la fine della conflittualità in fabbrica. Dopo il referendun Fiat aveva preso atto “della impossibilità di trovare condivisione” sul suo piano, dichiarandosi disponibile a lavorare “con le parti sindacali che si sono assunte responsabilità dell’accordo”. Quanto alle voci di note interpretative su alcuni punti dell’accordo Landini ha detto che “si tratta di una cosa troppo complicata per noi che siamo gente di paese. Le cose che non si capiscono si tolgono”. Il leader della Fiom ha accusato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi di non svolgere un ruolo super partes nella vicenda e il governo di non avere un progetto per l’auto tanto da rimandare la nomina del ministro dello Sviluppo economico.”La politica faccia il suo mestiere. Se ci sono soldi pubblici li mettano a disposizione come hanno fatto in Francia e Germania (dove) per sostenere la produzione hanno dato soldi a condizioni precise.

Lunedì prossimo la Fiom consegnerà al Parlamento oltre 100 mila firme raccolte per il disegno di legge sulle rappresentanze sindacali.

È quanto annunciato dal segretario generale Maurizio Landini nel corso dell’assemblea dei delegati Fiom di tutta Italia in corso di svolgimento al cinema Gloria di Pomigliano d’Arco (Napoli). “Gli operai – ha detto Landini – devono avere il diritto di eleggere i propri rappresentanti che in maggioranza devono poi approvare gli accordi con le varie aziende. I referendum non devono essere usati come una clava, in quanto non bisogna negare agli operai il diritto di decidere le loro condizioni di lavoro». Landini ha anche sostenuto di aver invitato lavoratori, forze politiche, associazioni e cittadini a dire la propria sul disegno di legge. Il segretario generale della Fiom ha poi ringraziato i lavoratori degli altri stabilimenti del gruppo Fiat in Italia che «si sono mobilitati per sostenere gli operai di Pomigliano d’Arco». «A Mirafiori – ha concluso – così come in altre fabbriche si sono subito mobilitati in quanto hanno capito che non ci troviamo di fronte ad un problema che riguarda solo il Giambattista Vico, ma se passa l’accordo toccherà anche agli operai delle altre fabbriche italiane”.

Il documento approvato dall’Assemblea

L’Assemblea delle delegate e dei delegati della Fiom-Cgil del Gruppo Fiat, dei Grandi gruppi industriali e delle aziende metalmeccaniche del Mezzogiorno ringrazia le lavoratrici e i lavoratori di Pomigliano per non essersi piegati al ricatto della Fiat. Un atto di coraggio e di dignità che mette al centro un’idea di sviluppo e di società fondata sul lavoro, sui diritti della persona e sulla democrazia quali elementi tra di loro inscindibili. L’Assemblea condivide e sostiene la scelta operata della Fiom-Cgil di non sottoscrivere il testo imposto dalla Fiat e diventato accordo separato, perché esso contiene inaccettabili deroghe al Contratto nazionale, alle leggi vigenti in materia di tutela e salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, violazione del diritto di sciopero sancito dalla nostra Costituzione e la volontà di mettere in crisi i fondamenti della rappresentanza e della contrattazione collettiva.