Sergio Marchionne ha l´abitudine di accelerare tutto con l´ossessione di chi vuole allontanarsi da un passato poco raccomandabile. I tempi degli obiettivi si accorciano sempre di più rispetto alle previsioni. E con essi anche la data dell´assemblea che quest´anno si terrà giovedì prossimo, 5 aprile, con quattro mesi di anticipo rispetto agli anni Novanta quando il conclave degli azionisti sforava la soglia del 30 giugno.
Bisogna andare parecchio indietro nel tempo per imbattersi un un´assemblea così bassa: una fu sicuramente quella del 30 aprile 1966 quando Gianni Agnelli assunse la presidenza della Fiat, succedendo a Vittorio Valletta. Forse la spiegazione di tutto questo sta nel fatto che quando le cose vanno bene non è necessario perdersi appresso alle alchimie dei numeri in transito da una società all´altra. E i numeri che Marchionne presenterà agli azionisti sono quelli dei tempi buoni: un fatturato da 51,8 miliardi pari a un 11,4% in più sul 2005, un risultato della gestione ordinaria a 2 miliardi e dunque quasi raddoppiato, un utile netto di 1,2 miliardi con ritorno del dividendo dopo un´astinenza di cinque anni (0,155 euro per le azioni ordinarie, 0,31 per le privilegiate, 0,93 per le risparmio). E ancora: un nono posto nella classifica in Borsa dell´auto, che dieci giorni fa era diventato settimo con una capitalizzazione pari a quelle di Gm e Ford messe assieme. E, soprattutto, un recupero sul mercato italiano e su quello europeo che ha già bruciato gli obiettivi indicati un anno fa: alcune indiscrezioni dicono che, in marzo, l´andamento delle immatricolazioni in Italia è atteso sopra il +5,7% di febbraio con una Fiat che cresce anche se in misura più contenuta rispetto al balzo che l´aveva collocata un mese fa oltre la soglia del 32%, facendola risalire quasi ai livelli del febbraio 2002.
Ma la vera sorpresa potrebbe riguardare ancora una volta l´indebitamento, se è vero che l´ad del Lingotto ha come obiettivo l´azzeramento in tempi ravvicinati. Al 31 dicembre 2006 l´indebitamento netto industriale era di 1,8 miliardi sensibilmente ridotto rispetto all´aspettativa di 2,5 e quasi dimezzato rispetto ai 3,2 del dicembre 2005. Nel momento peggiore della crisi Fiat, sette mesi dopo l´arrivo di Marchionne, era stata toccata la soglia di 9,4 miliardi di euro con un aumento vertiginoso di 4,4 miliardi rispetto all´anno precedente. Nell´incontro dell´autunno scorso con gli analisti, l´ad Fiat aveva indicato un target di 2 miliardi per la fine del 2007 ma già alla fine dello scorso anno era andato oltre quell´obiettivo. Per il futuro aveva poi indicato 0,8 miliardi a fine 2008 destinati ad essere azzerati e trasformati in una liquidità di 0,7 miliardi a fine 2009 e di ben 3 miliardi a fine 2010.
La novità sta nel fatto che quell´azzeramento collocato nella seconda metà del 2008 potrebbe essere anticipato tra la fine di quest´anno e la primavera del prossimo. Se il ritmo sarà lo stesso degli ultimi dodici mesi non si tratterà di una missione impossibile. Marchionne ci crede e anche gli uomini della sua squadra. E questo percorso tutt´altro che immaginario può avere indotto gli analisti a mettere in conto lo spin off dell´auto o, come qualcuno ha azzardato, la sua messa in vendita. Ma al Lingotto escludono categoricamente l´una e l´altra scelta, né si ha motivo di pensare che decisioni in tal senso siano caldeggiate dall´azionista di controllo cioè la famiglia Agnelli.