Umberto Agnelli ha deciso: la branca aeronautica e spaziale della Fiat viene ceduta al gruppo Carlyle, che si avvarrà della partnership di Finmeccanica
E’ fatta. Un altro pezzo “pregiato”, dopo la cessione della Toro assicurazioni al gruppo De Agostini, si distacca dalla Fiat e approda in nuove mani. Si tratta di Fiat Avio. Scopo, l’accorciamento del debito astronomico che il gruppo di Torino ha nei confronti delle banche e la difficoltà di rimettere in sesto il settore auto, in attesa che il mercato riparta e la General Motors metta mano al portafoglio con un’altra iniezione di capitali.
La nuova società, scorporata dalla Fiat, si chiamerà Avio Spa e sarà posseduta al 70% da Carlyle Group, fondo d’investimenti privato americano nonché partner finanziario dell’operazione, e al 30% da Finmeccanica, holding di partecipazioni nei settori aeronautici, avionici, spaziali e militari, oltre che energetici e tecnologici, il cui capitale è per un terzo di proprietà del Ministero italiano dell’Economia e i cui massimi esponenti sono il presidente Guarguaglini e l’amministratore delegato Roberto Testore, manager di formazione e di provenienza Fiat.
Tutta l’operazione, a detta dell’amministratore delegato di Fiat Avio, Saverio Strati, sarà perfezionata il primo luglio, esattamente a metà percorso dello spostamento già deciso dalla sede originaria di Torino negli stabilimenti di Rivalta, con il trasloco avviato il primo gennaio e che dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno.
Dice Elvira Follis, delegata Rsu della Fiom-Cgil in Fiat Avio: «In realtà la notizia non ci ha preso alla sprovvista. E’ un anno che si parlava di accordi con un partner straniero. E poi nella testa della gente c’è che, visto come sta andando la Fiat, le cose non possono andare peggio. Almeno speriamo, perché certo la preoccupazione c’è sempre. In ogni caso la direzione ci ha chiamato per tranquillizzarci, sostenendo che nel verbale di accordo non è previsto nessuno “spezzatino”. Ci preoccupa invece l’intervento di Finmeccanica come socio industriale, perché si tratta di un gruppo a vocazione esclusivamente militare, mentre noi facciamo anche produzione aeronautica civile».
Le maggiori remore sono dunque sulle vocazioni strategiche, i piani industriali e le intenzioni operative del partner italiano che, pur essendo una holding pubblica, potrebbe concentrarsi solo sul settore militare, suo attuale “core business” e settore privilegiato di Carlyle che ha una particolare propensione ad accaparrarsi le commesse militari dei governi amici, con il rischio di perdere di vista e alla lunga di lasciar seccare il ramo industriale destinato alla produzione motoristica civile, in cui Fiat Avio eccelle. Preoccupazione condivisa dal gruppo di Rifondazione comunista al Senato, che in un’interrogazione urgente ha chiesto ieri al governo «se non valuti preoccupante che un gruppo finanziario, quale Carlyle Group, con pochissima esperienza nella produzione industriale, acquisisca un gruppo come Fiat Avio, storicamente impegnato in produzioni di eccellenza del comparto aviomotoristico».
Tommaso Sodàno, rappresentante del Prc in Commissione lavoro al Senato ha chiesto anche di sapere «se il governo sia a conoscenza del piano industriale del gruppo Carlyle e quale ruolo nella vicenda si appresterebbe ad avere Finmeccanica, società di cui l’azionista di riferimento risulta essere ancora il Ministero del tesoro».
Le preoccupazioni di Sodàno e di Follis sono giustificate. Infatti, se da un lato Finmeccanica è un partner di tutto rispetto, dato che controlla direttamente o indirettamente oltre 100 società in Italia e all’estero, per un totale di 41 mila addetti, dall’altro, «in un contesto di mercato – si legge in un documento della holding pubblica – in cui la riduzione delle spese militari ha innescato una serie di concentrazioni che hanno ridotto il numero degli operatori a cinque gruppi rilevanti in Europa e quattro negli Stati Uniti», le joint venture che Finmeccanica ha stabilito riguardano: nel settore degli elicotteri, la costituzione di AgustaWestland che raggruppa le attività italiane della Agusta e quelle britanniche della Westland; nel settore dell’elettronica per la difesa, la nascita di Alenia Marconi Systems che raggruppa le attività di Finmeccanica e della britannica Bae Systems; nel settore dei missili, la creazione di Mbda che raggruppa le attività di Finmeccanica, Eads e Bae Systems. Un’altra joint venture tra Alenia e Lockheed Martin riguarda i velivoli da trasporto militare, con la costituzione della Lockheed Martin Alenia Tactical Transport Systems, che sviluppa i C-27J. Infine, nel mese di agosto del 2002, Finmeccanica ha acquisito il controllo di Marconi Mobile e di Telespazio (dal gruppo Telecom) operanti nei settori delle comunicazioni per la difesa e dei sistemi e servizi satellitari.
Tutte attività che portano a far coincidere gli interessi industriali della società italiana con i legami politico-militari di alto bordo del fondo americano, ma che non fanno che accrescere i timori di Follis e di Sodàno.