Fiat, 3 milioni di auto. Con quali impianti?

L’annuncio, più di tre milioni di auto prodotte nel 2010, di cui circa due milioni in Italia sta facendo molto rumore nel sindacato, e anche tra gli espserti.
La domanda più ricorrente è con quale “macchina” la Fiat produrrà un tale numero di vetture. Non è una novità, infatti, che gli impianti Fiat non vedano più l’ombra di un ammodernamento, per fare il quale ci vogliono molti investimenti. A parte i necessari adeguamenti in occasione del varo dei nuovi modelli o del restyling di quelli vecchi, le linee sono più o meno le stesse dell’inizio degli anni ’90. Il professor Luciano Gallino definisce la quota di investimenti sugli impianti «stagnanti, se non addirittura in diminuzione». Insomma, i 16 miliardi annunciati da Marchionne per tutto l’universo Fiat nel mondo potrebbero non bastare visto che il peso maggiore della produzione, stando sempre alle dichiarazioni, dovrà ricadere sull’Italia.

I conti sono presto fatti: gli impianti attuali possono arrivare a produrre, al massimo dei giri, un milione e mezzo di automobili su due turni di lavoro. Quindi i cinquecentomila “pezzi” che mancherebbero (più o meno quanto la Fiat produceva nel periodo nero appena lasciato alle spalle) o verranno fuori da un nuovo impianto oppure si creeranno alcuni seri problemi, a cominciare dalla sicurezza.

Per il sindacato questo interrogativo rappresenta un varco sul quale aspettare i “Marchionne-boys” a dicembre quando con molta probabilità verrà dato avvio al confronto. «Non c’è solo il problema degli investimenti negli impianti – sottolinea Pietro Passarino, della segreteria Fiom di Torino – ma anche quello degli organici e, legato a questo, l’organizzazione del lavoro e la stessa struttura contrattuale», Insomma, non si può far finta che è proprio su “orario e salario” che la Confindustria sta cercando di passare come un rullo compressore. Marchionne sposerà quel modello, che poi non è così lontano da quello Toyota da lui stesso definito il migliore, oppure no?

«Ovviamente l’ipotesi del raddoppio della produzione – sottolinea Claudio Stacchini, ora in Cgil e per molti anni segretario della Quinta Lega Fiat per la Fiom – ha bisogno di forte innovazione di processo e di investimenti e di un rapporto nuovo con la componentistica». Più produttività degli impianti significa in sostanza un cambio di direzione del modello “del miglior offerente” che aveva caratterizzato la politica Fiat subito prima di Marchionne nei confronti dei fornitori. Il professor Luciano Gallino analizzando la “formula” attraverso la quale la Fiat è riuscita a districarsi dal pantano della crisi mette in luce il ruolo dell’imposizione «ai fornitori, ai quali si deve, va ricordato, oltre due terzi del valore finale di un’auto, tangibili riduzioni di prezzo». Sarà così anche nel futuro?

«Adesso – sottolinea Stacchini – con la Fiat che sta meglio c’è la grande possibilità di fare l’auto ecocompatibile». Fiat ha la leadership del metano. «Questa migliore condizione dell’azienda – si chiede ancora Stacchini – può generare la possibilità di una filiera sul trasporto ecosostenibile?». E in questo settore dell’ecocompatibilità che ruolo potrebbe avere lo Stato e una diversa politica dei trasporti? Queste domande potrebbero ricevere presto una risposta.

Il deputato del Prc Maurizio Zipponi avverte: «Abbiamo chiesto proprio pochi giorni fa attraverso la commissione Attività produttive di convocare i vertici Fiat e le stesse organizzazioni sindacali». «C’è un cambio di passo, sembra che la Fiat sia tornata a produrre auto e non finanza – sottolinea Zipponi – ma ciò non toglie che vada comunque definita la missione dei singoli stabilimenti, i volumi, l’entità degli investimenti e, soprattutto, se gli attuali contratti a tempo determinato saranno convertiti a tempo indeterminato».

E proprio sul più debole degli impianti Fiat, quello di Termini Imerese, la Fiom cerca di fare quadrato. «Nelle dichiarazioni rilasciate giovedì dall’Amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne – ha dichiarato ieri il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini – vi sono alcuni aspetti per lo meno ambigui sul futuro. Ciò appare incomprensibile, tanto più alla luce del fatto che lo stesso Marchionne ha dichiarato la fine della crisi del gruppo Fiat e ha indicato la prospettiva dello sviluppo e della crescita come nuovo terreno di confronto con le organizzazioni sindacali».