Fiamme al pollificio Arena perde la vita un’operaia

Questa volta la morte è arrivata in una delle industrie alimentari più famose d’Italia, la Arena, nota per la produzione di pollame confezionato. E’ morta una delle operaie, a causa di un incendio, e un’altra è rimasta ferita. La lavoratrice che ha perso la vita si chiamava Alite Cardella, aveva 59 anni, era vedova e aveva due figli. E’ dunque una perdita ancora più grave, se possibile, per la sua famiglia. Lo stabilimento Arena si trova a Castelplanio, in provincia di Ancona, e l’incendio si è sviluppato nella mattina di ieri verso le 6, probabilmente a causa di un corto circuito. Alite, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe uscita con i colleghi allo scattare dell’allarme, ma poi avrebbe deciso di rientrare per riprendere la propria borsa. I vigili del fuoco l’avrebbero trovata in uno dei bagni dello stabilimento, già deceduta per asfissia, a causa del fumo.
Lo stabilimento di Castelplanio dà lavoro a circa 700 dipendenti, ma solo nelle «punte» di produzione più alte, secondo i cicli del mercato. Antonio Mattioli, segretario nazionale della Flai Cgil, che ieri in mattinata si è recato sul posto, ci spiega che «i dipendenti fissi sono circa 350, mentre altrettanti fanno parte di un bacino di stagionali cui l’azienda attinge nei periodi di punta: Alite Cardella faceva parte degli stagionali, ma non lavorava da anni nel Gruppo: era entrata all’Arena solo da qualche mese». Molti dipendenti sono immigrati, perlopiù quelli a tempo indeterminato (il lavoro nelle industrie alimentari ha un’alta percentuale di manodopera di provenienza estera in tutto il Nord Italia): provengono dal Bangladesh, dal Maghreb, dalla Macedonia, dalla Cina. «L’Arena non l’abbiamo mai collegata a problemi di impianti insicuri – spiega Mattioli – ma certo adesso ci si dovrà chiedere non solo come mai si sia sviluppato un incendio, ma soprattutto come sia stato possibile che le fiamme si siano propagate ovunque, divorando quasi tutti i reparti e lasciando in piedi solo parte del macello».
Lo stabilimento marchigiano copre tutta la produzione, dal macello alla cosiddetta «terza lavorazione» (la parte centrale del ciclo), fino al confezionamento. Non mancano ovviamente i magazzini di imballaggio e di spedizione. Il gruppo Arena ha circa 2 mila dipendenti in Italia (tra fissi e precari), gli altri impianti sono a Bojano (nel Molise), a Padova (specializzato nella faraona) e a Gatteo (in provincia di Cesena). L’anno scorso, tra aviaria e un bond da ricontrattare, si era temuta una forte perdita occupazionale che solo gli scioperi e la contrattazione sono riusciti ad arginare: «Abbiamo concordato la cassa integrazione e alcuni prepensionamenti – spiega Mattioli – Gatteo avrebbe dovuto chiudere ma siamo riusciti a ottenere la riconversione in prodotti da forno, salvando 400 posti di lavoro. Giovedì (domani per chi legge, ndr) abbiamo spostato in via straordinaria l’incontro sul piano industriale a Castelplanio, e all’azienda chiederemo non solo di confermare quanto finora concordato, ma anche di impegnarsi sulla sicurezza e di pianificare una ripresa della produzione in Ancona, il recupero dello stabilimento andato in fiamme, per tutelare i posti di lavoro dei tanti operai».
Il presidente del Gruppo Arena, Dante Di Dario, ha assicurato che l’evento non avrà impatti sull’occupazione. Le produzioni sono state dirottate a Padova e Bojano, e per tutti i dipendenti, compresi gli stagionali, scatterà la cassa integrazione.
Per Augusto Rocchi (Prc), è ora «necessario e urgente accelerare l’iter di approvazione del Testo unico sulla sicurezza, mandandolo subito al Senato, e la presentazione, da parte del governo, di un provvedimento che superi la precarietà del lavoro».