Festa 2005: dibattito sull’internazionalismo e l’imperialismo

1945-2005: ora e sempre Resistenza! Il messaggio, che campeggia anche sulle locandine della Festa a fianco della storica, splendida immagine del soldato sovietico che sventola la bandiera rossa issata sul Reichstag tedesco in fiamme, è anche l’auspicio più profondo con cui si conclude questo appuntamento nazionale dell’Ernesto.
L’auspicio, cioè, espresso dal direttore della rivista Fosco Giannini in apertura del dibattito, che a partire dalla commemorazione, per il suo 60° anniversario, della Liberazione dell’Europa dal nazi-fascismo oggi si possa far rivivere quell’esperienza nelle tante Resistenze (tutte «con la erre rigorosamente maiuscola», come precisa Giannini) che ancora animano lo scenario internazionale.
La Palestina, Cuba, l’Iraq, il Vietnam: teatri e protagonisti di tentativi eroici di aprire, o tenere aperta, nel mondo, una prospettiva diversa; popoli e soggetti collettivi in marcia verso la loro Liberazione, in lotta per la dignità, la giustizia sociale.
Da qui muove Bassam Saleh, rappresentante in Italia della Comunità Palestinese, ricordando l’importanza di quella solidarietà internazionale ed internazionalista che, al tempo della guerra in Vietnam, fu presente e decisiva. «Oggi quella solidarietà manca alla lotta del popolo palestinese», lamenta Saleh.
Anche Nguyen Van Nam, Ambasciatore del Vietnam in Italia, ricorda con emozione quella lotta vittoriosa e l’abbraccio dei movimenti progressisti e comunisti europei alle centinaia di migliaia di donne e di uomini che scacciarono l’imperialismo statunitense e definisce con orgoglio il nuovo Vietnam come «Paese di pace, sviluppo, solidarietà e commercio» invocando, seppure nel riconoscimento delle tante difficoltà che segnano questa fase e questo processo, «l’unità dei paesi e dei popoli nel mirino degli Stati Uniti d’America».
Tra questi paesi c’è Cuba, il governo di Fidel Castro e tutto il popolo cubano, che resiste anche grazie al fatto che la Resistenza irachena ha sino ad oggi ritardato, impantanando l’esercito nord-americano, l’aprirsi di ulteriori, drammatici scenari militari.
Lo ha affermato Stefano Chiarini prima di lasciare la parola a Hugo Ramos Milanes, consigliere politico dell’Ambasciata di Cuba in Italia, il quale ha sottolineato gli sforzi che Cuba sta tentando per difendersi dall’embargo, vero terrorismo economico, e che hanno portato ad un «rialzo, seppure leggero, dei salari e al rafforzamento degli stipendi dei lavoratori della scuola e della sanità».
Cuba è viva e lo dimostra più di ogni altra parola la commozione, struggente, di Giustino Di Celmo, padre di Fabio, ucciso nel settembre del 1997 in un agguato terroristico ordinato da Luis Posada Carriles, ammirato e protetto dagli Stati Uniti, a l’Havana. Parla, Giustino, e ricorda quei giorni, l’incapacità di trovare il coraggio di raccontare alla moglie il dramma che avrebbe separato per sempre madre e figlio ma anche la sua incontrollabile voglia di vendetta: Giustino voleva uccidere Posada Carriles, riscattare così il suo dolore.
«Fu Fidel Castro a convincermi che il terrorismo va lasciato soltanto agli imperialisti», che agiscono e si impongono soltanto attraverso la barbarie e la sopraffazione.
Giustino Di Celmo oggi ha 85 anni e ha deciso di vivere a Cuba, per dare, insieme al popolo, il suo contributo alla causa della Rivoluzione.