Un braccio di ferro tutto politico. Quella in corso tra le Ferrovie dello stato e il Coordinamento dei delegati Rsu e Rls non è una vertenza qualsiasi.In gioco c’è – all’interno di un’azienda ancora di prorietà pubblica – la possibilità o meno di ogni singolo lavoratore di far rispettare il diritto alla sicurezza propria e dei passeggeri.
Ieri mattina è stato esperito il «tentativo di conciliazione» obbligatorio tra le Fs e i rappresentanti legali di Dante De Angelis, macchinista e delegato alla sicurezza licenziato per essersi rifiutato di guidare un eurostar dotato del «pedale a uomo morto» (vedi l’intervento a pag. 2). Con alle spalle un proscioglimento pieno da parte del tribunale di Bologna, che aveva giudicato il suo comportamento perfettamente legittimo, si pensava che l’azienda avrebbe accettato di minimizzare la sconfitta, accettando di riassumere Dante, con mansioni e stipendio identici. Per facilitare la conciliazione Dante si era detto perfino disposto a rinunciare agli stipendi fin qui perduti. Incredibilmente, però, si è trovato di fronte all’offerta di essere riassunto, ma solo come usciere in una società secondaria del gruppo; con in più l’insulto di presentare questo gesto come un atto caritatevole «per garantire la sussistenza economica» della sua famiglia. Un insulto gratuito e autocontraddittorio, come ha rilevato Piergiovanni Alleva, coordinatore nazionale dell’ufficio giuridico della Cgil e difensore di Dante. Una «offerta di riassunzione presuppone la ricostruzione del rapporto di fiducia» con il dipendente e rende illogico il «diniego di reintegro nelle mansioni». L’azienda, insomma, vuole continuare a usare questo caso come un «esempio» per piegare gli altri macchinisti a usare l’«uomo morto» e accettare di viaggiare soli in macchina (oggi si va in due, «per sicurezza»). Tutto per ridorre il personale.
L’incontro fallito di ieri mattina era decisivo per scongiurare lo sciopero che inizierà stasera alle 21 e proseguirà fino alla stessa ora di domani. L’agitazione è stata decisa dal Coordinamento dei delegati (oltre che dai sindacati di base Cub e Sult), una struttura informale di iscritti un po’ a tutti i sindacati, e che si è formata all’indomani del tremendo incidente di Crevalcore, alle porte di Bologna, dove persero la vita 17 persone, tra cui quattro macchinisti. La questione della sicurezza, da allora, ha provocato più scioperi di quanti ne siano stati fatti per il contratto. Un argomento che ha rafforzato notevolmente il rapporto tra ferrovieri e passeggeri – diverse associazioni di pendolari hanno solidarizzato apertamente, protestando con le Fs – ma che viene maneggiato con qualche difficoltà dai sindacati firmatari di contratto. Si deve aggiunge poi che la stessa «timidezza» è stata mostrata dai sindacati nel difendere i quattro ferrovieri licenziati per aver collaborato con la trasmissione Report di raiTre, due anni fa; e anche nella vicenda di Dante. A quel punto il movimento spontaneo dei ferrovieri ha preso l’iniziativa, provocando qualche scossone alle organizzazioni meno «centralistiche». L’Orsa, per esempio, non aderisce ufficialmente allo sciopero di oggi (come Cgil, Cisl, Uil, Ugl); ma molte strutture locali, tra cui quella regionale toscana, sì. Sulla questione dei licenziati è mosso, infine, anche il neo ministro delle infrastrutture, Alessandro Bianchi. Il quale ha inviato una lettera all’amministratore delegato delle Fs, Elio Catania, per chiedere – «anche in seguito a ripetute sollecitazioni ricevute dalle organizzazioni sindacali» – «una nota informativa circa la situazione contrattuale dei lavoratori in questione». Il vertice di Fs ha voluto fare di quella con De Angelis una vertenza esemplare; logica vorrebbe che ne pagasse le conseguenze.