Carrozze sporche e stipate all’inverosimile soprattutto nelle tratte utilizzate dai pendolari, treni spesso in ritardo, sicurezza in diminuzione. E un bilancio che nel 2006 si chiuderà con un “rosso” di 2 miliardi di euro. Una cosa è certa: se le Ferrovie dello Stato oggi sono ridotte in questo stato, la colpa non è dei viaggiatori ma di chi, complice la politica, ha amministrato male questa azienda per anni. Lo stesso Giancarlo Cimoli, acclamato per aver portato il bilancio in pareggio, ha di fatto lasciato in eredità una macchina che non funziona.
Malgrado ciò, è proprio a coloro che prendono il treno che il nuovo management ora chiede sacrifici per raddrizzare i conti. L’annuncio è arrivato ieri per bocca del presidente delle Fs Innocenzo Cipolletta: «Opereremo modifiche tariffarie – ha detto intervenendo a Radio 24 – perchè le tariffe sono ferme dal 2000, cioè da sei anni e sono la metà di quelle di altri paesi europei». Gli aumenti, ha precisato il manager, riguarderanno però «solo quelle tariffe che non hanno una convenzione con lo Stato e gli enti locali e dunque «Eurostar e alcuni Intercity».
Il via libera verrà dato dal Cipe previsto per il 22 dicembre prossimo governo, in concomitanza con l’ultimo Consiglio dei ministri dell’anno. In pratica, i rincari partiranno nel 2007. Il governo ha già fatto sapere che è d’accordo, anche se dà la colpa a Berlusconi, il cui governo «per pura demagogia – accusa il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani – lasciò ferme le tariffe e suggerì all’orecchio degli amministratori di allora di non toccarle. Gli amministratori di allora, facendo il danno dell’azienda, accettarono il suggerimento». E noi gli «abbiamo dato anche dei premi…», aggiunge polemico il vice ministro dell’Economia, Vincenzo Visco. A causa dei debiti delle Ferrovie «che stanno comparendo da sotto il tappeto dove erano nascosti», afferma Visco, il disavanzo statale del 2006 «non sarà di 4 punti, compresa la sentenza dell’Iva sulle auto, ma probabilmente andrà sopra il 6%». In ogni caso, il governo, assicura Bersani, «dovrà fare la sua per far da sponda ad una riscossa nuova delle Ferrovie. Non possiamo mica non avere i treni che girano».
Ragionamenti che non convincono i consumatori: «Ma quali tariffe bloccate dal 2000 – sbotta il Presidente dell’Adoc Carlo Pileri – le Ferrovie negli ultimi anni hanno attuato una politica di aumenti mascherati con l’introduzione dei supplementi e delle prenotazioni obbligatorie oltre quelli tradizionali, con la vicenda dell’Intercity Plus, con l’aumento delle multe. Aumenti mascherati che in alcuni casi hanno finito per sfondare il tetto dell’inflazione e quello del price cap. Il consumatore non può essere considerato la panacea delle malagestioni».
Aumentare il prezzo dei biglietti per risanare le Ferrovie dello Stato? «Non se ne parla neanche», gridano in coro Elio Lannutti dell’Adusbef e Rosario Trefiletti di Federconsumatori). «Sappiamo perfettamente – dicono in una nota – che le ferrovie hanno bisogno di risorse consistenti per la sicurezza e la qualità dei servizi. C’è un bisogno urgente di innovazione tecnologica adeguata, manutenzione e mantenimento del trasporto pubblico». Ma con questo servizio scadente – sottolineano Trefiletti e Lannutti – non si possono chiedere altri aumenti delle tariffe. Aumenti che sono già avvenuti con modifiche surrettizie dei costi di biglietto e prenotazioni». Le risorse, sostengono le associazioni, «vanno invece trovate in altre direzioni: abbattimento dei costi e intervento dello Stato».
Già, lo Stato. Anche i governi hanno le loro responsabilità: «Troppo facile aumentare le tariffe – osserva Ugo Boghetta, responsabile Trasporti di Rifondazione – senza parlare di qualità del servizio e senza che il governo rispetti i suoi impegni, erogando i soldi necessari per dare seguito ai contratti di servizio stipulati dalle Ferrovie con le Regioni. Berlusconi aveva operato un taglio di 500 milioni, il governo Prodi gliene ridà solo 300»
Più che nel controllo pubblico, il ministro Bersani spera nella liberalizzazione del trasporto ferroviario per garantire un miglior servizio ai cittadini. «Con una mia manovra del 2001- ricorda Bersani – le Ferrovie dello Stato sono già liberalizzate. Noi stiamo solo aspettando che qualche capitalista, qualche industriale o qualche soggetto si metta sui binari e cominci a far andare i treni». Se questo però non avviene, qualche interrogativo il ministro se lo dovrebbe porre.