Ferrero: «Oggi la gente ha portato in piazza la voglia di opposizione»

«E’ successo anche oggi – dice a Liberazione, Paolo Ferrero dopo aver preso parte al corteo di Pescara – che si sia verificato un uso dello sciopero che va al di là della forza di chi lo organizza. E’ successo già l’11 ottobre con la nostra manifestazione, poi il 17 ottobre con lo sciopero generale del sindacalismo di base e ancora di più con le scadenze indette dalla Cgil. Lo sciopero diventa lo strumento con cui persone, gruppi, comitati esprimono il desiderio di un’opposizione. E Cgil e sindacalismo di base sono i soggetti che interpretano meglio quel desiderio». Se chiedi al segretario nazionale di Rifondazione se questa sia già la generalizzazione ti risponde che quella è ancora da fare, che serve un percorso di lotte per estendere, ossia per favorire l’intreccio tra i movimenti, e approfondire l’efficacia. Il riferimento è all’urgenza per il sindacato di ricostruire un intervento là dove le condizioni sono più difficili, anche perché Cisl e Uil hanno firmato accordi separati come nel commercio o nel pubblico impiego.
A Pescara, ieri mattina, erano forse cinquemila a sfidare la pioggia freddissima: rappresentanze di fabbrica, delle scuole, studenti e genitori, delegati dei settori che non potevano incrociare le braccia causa elezioni imminenti (si voterà per le regionali domani e dopodomani), buona la presenza di migranti che in Abruzzo sono i meno pagati e con la maggiore sofferenza abitativa e rappresentano il 40% della forza lavoro nelle concerie, la metà dei pastori e delle badanti, un quinto degli edili, il 50% degli addetti del settore agroalimentare. Ovvio che hanno sfilato anche gli spezzoni delle aziende più grandi della provincia – i metalmeccanici della Merker, i tessili della Brioni, i chimici di Solvay e Fater. Tutte realtà che iniziano a portare i segni della crisi. Già venticinquemila i lavoratori in cassa integrazione in tutta la Regione, 12mila i manifestanti nelle quattro piazze della Regione.
Per molte fabbriche può valere ciò che accade in Telecom dopo l’annuncio dei 9mila esuberi: «Siamo allo sbando – spiega a Liberazione , Renato Procacci, del direttivo regionale Prc e dipendente Telecom – l’azienda non investe più, ma esternalizza e dismette i siti all’estero. Ancora non sappiamo chi e dove si taglieranno posti». Ferrero registra la medesima buona accoglienza ottenuta il giorno prima ai cancelli dell’Ilva di Taranto. Crede sia un buon segno, «è la precondizione per far ripartire la politica», la sintonia col palco è notevole. Anche il leader Prc ritiene che la lotta debba continuare: «Per costruire una vertenza generale per uscire a sinistra dall’attuale crisi economica». Certo, la posizione del Pd non aiuta: «Non aderisce allo sciopero – continua Ferrero – anzi, proprio alla vigilia, rilancia il dialogo col governo. Tutto ciò perché non vuole assolutamente rompere con la Confindustria, non è interessato alla vittoria del movimento. Il Pd è diviso dal fatto che la Cgil abbia una sua iniziativa». Ed è questo elemento che fa rilanciare a Ferrero la necessità di un coordinamento delle forze della sinistra politica, culturale, che «in totale autonomia faccia sponda con Cgil e sindacalismo di base per mettere in crisi il centrismo dei democratici e determinare l’uscita del sindacato dall’idea di concertazione». La formula opportuna per il coordinamento potrebbe essere mutuata dai social forum, Ferrero la chiama «coalizione tra diversi». Uno dei prossimi appuntamenti sarà l’assemblea nazionale di lavoratori e lavoratrici da tenere entro gennaio.
Il messaggio è che dalla crisi non se ne esce con l’unità nazionale e con i sacrifici. Un’idea che viaggia tra Cisl e Pd. La crisi, però, secondo Ferrero è originata dalla precarietà e dai bassi salari: «Il nemico è interno, non viene chissà da dove». La piattaforma dovrà tradurre lo slogan dell’Onda (“Noi la crisi non la paghiamo”). Ossia dovrà comprendere misure per la redistribuzione del reddito, per il controllo politico del credito, per la tassazione di rendite e patrimoni e, soprattutto, per generalizzare gli ammortizzatori sociali, «fino all’ultimo precario – insiste – nessuno deve rimanere a piedi altrimenti scoppia la guerra tra poveri». L’estensione del welfare ai lavoratori atipici è una delle questioni con cui Rifondazione ha contribuito a qualificare il programma della coalizione di centrosinistra. Un’altra è l’insistenza sulla moralità e sui costi della politica. A Pescara e a Chieti, dove ha chiuso la campagna elettorale, Ferrero ha potuto vedere la sofferenza di chi è rimasto disgustato da com’è finita l’esperienza di Del Turco (lo scandalo Sanitopoli) ed è rimasto deluso dal governo Prodi. Il risultato elettorale di Rifondazione, ne è consapevole, non racchiuderà le potenzialità del Prc ma sarà un segnale importante.
Alla vigilia dell’apertura delle urne, il clima è quello di un testa a testa tra il dipietrista Costantini, candidato del centrosinistra, e l’ex sindaco teramano Chiodi, che corre col Pdl. Udc e la Destra giocano da soli.