Il messaggio per il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa, che vorrebbe destinare tre quarti del «tesoretto» (7,5 miliardi) al risanamento del deficit e un solo quarto (2,5) alle spese sociali è chiaro: «Io la penso esattamente al rovescio – ci dice il responsabile della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che è anche l’unico ministro di Rifondazione – I 7,5 miliardi devono andare alla casa, al lavoro, alle pensioni e agli anziani, mentre 2,5 si possono stanziare per il debito». «Oltretutto è anche una linea suicida – continua – Se decidessimo di fare iniezioni da cavallo al paese per risanare il deficit, senza dare risposta alle esigenze sociali, otterremmo solo che dopo una politica forsennata di tagli, poi Berlusconi vince a man bassa le elezioni. Non siamo al governo per riconsegnare il paese alle destre».
Cerchiamo di capire quanti soldi abbiamo a disposizione: si dice che le risorse, con l’autotassazione di giugno, potrebbero anche salire di qualche miliardo oltre i 10.
Certo, è plausibile che a metà 2007 vengano fuori risorse in più, ma io ragionerei su quanto consolidato finora. Si parla di 10 miliardi di euro, provenienti dalla lotta all’evasione fiscale e dalla crescita economica. Padoa Schioppa vorrebbe destinarne 7,5 alla riduzione del debito, perché è questa la cifra che ci farebbe evitare la manovra del 2008, dando una risposta ai vincoli chiesti dal Patto Ue di stabilità. Si lascerebbero così al welfare i restanti 2,5 miliardi. Io dico però che 2,5 miliardi sono insufficienti per tutti i capitoli aperti ai tavoli con le parti sociali, e che dunque se ne devono stanziare 7,5 per il sociale, lasciandone 2,5 per il debito.
Ma così non si tornerà a tagliare con la prossima manovra?
Io ritengo di no, perché se anche l’extragettito strutturale restasse ai livelli attuali noi matureremmo un surplus per il 2007, e dunque potremmo utilizzare quello per evitare la manovra 2008, lasciando intatti gli attuali 7,5 miliardi per la spesa sociale. Inoltre, all’extragettito previsto per il 2007 – non dimentichiamo che la lotta all’evasione va avanti – sommerei quanto incassato dalla riforma fiscale sulle rendite finanziarie, non ancora attuata.
Quello è un capitolo che avete nel programma, e la stessa Rifondazione – in una recente polemica con il nostro giornale – si è impegnata a muoversi perché ritorni all’ordine del giorno. Eppure l’attuale ddl in Parlamento ha stralciato la questione.
Infatti la riforma va assolutamente fatta, perché l’attuale tassazione delle rendite è scandalosa: oggi premia soprattutto le famiglie ricche che hanno titoli, e invece serve una misura che va nella direzione della redistribuzione. Io dico: va bene se scivola all’1 gennaio 2008, ma non si vada oltre. Nel ddl attuale facciamo in modo di porre tutte le condizioni perché le banche siano preparate per gennaio e non si possano muovere obiezioni tecniche all’entrata in vigore nel 2008. Oltretutto ci darebbe risorse fresche, circa 2 miliardi di euro, da sommare all’extragettito 2007, così da evitare la prossima manovra. I 7,5 miliardi del «tesoretto» di oggi, così, ritornano disponibili per i tavoli.
E dunque cosa ci fareste?
Io attuerei diverse misure, che non solo vanno incontro alla platea individuata dai sindacati – il lavoro e le pensioni – ma abbracciano un bacino più ampio, perché parlo di casa, non autosufficienza, immigrati e anziani. Che poi, se ci pensiamo bene, è un insieme di persone che si intreccia con quanti hanno a cuore i sindacati, perché sono tutte le fasce disagiate, quelle medio-basse del paese. E allora cominciamo dalle pensioni: se vogliamo eliminare lo scalone, senza sostituirlo con gli scalini, tornando insomma ai 57 anni di età; se vogliamo lasciare intatti i coefficienti per le pensioni medio-basse; se vogliamo aumentare le pensioni basse, servono più dei 2,5 miliardi di cui parla Padoa Schioppa. Poi c’è la non autosufficienza: i 200 milioni disponibili oggi non bastano, se si pensa che la sola Regione Emilia Romagna ne stanzia 600 l’anno.
Il vostro ministero insiste sulla casa. Cosa proponete?
Innanzitutto rimettere in moto il sistema degli alloggi pubblici. Se solo pensiamo che in Francia un governo di centrodestra mette a disposizione 150 mila alloggi nuovi all’anno, e noi nel 2004, ultimi dati disponibili, ne abbiamo offerti 1900, capiamo quanto siamo arretrati. Ricordiamo poi che negli ultimi 10 anni sono arrivati in Italia ben 2 milioni di immigrati, e su questo fronte non hanno avuto nulla. Dunque costruire e ristrutturare, ma anche rimettere a disposizione il patrimonio immobiliare di enti come Inail, Inps, Inpdap. Ancora: sgravi fiscali per gli affitti, anche per il mercato libero, e creando un contrasto di interessi tra affittuario e locatario. Si indichi nella dichiarazione dei redditi il numero di registrazione del contratto, si permettano i pagamenti solo con assegni e bonifici bancari, così che tutto sia tracciabile. Sull’Ici: se si deve fare, gli sgravi premino le fasce medio-basse. Non scontiamo la casa di Berlusconi, si vada per reddito.
Per il lavoro si parla tanto di ammortizzatori, ma non è che si vuole distrarre l’attenzione dalla modifica di leggi come la 30? E sugli sgravi ai contratti di secondo livello siete d’accordo?
Gli ammortizzatori certo sono necessari, ma contemporaneamente si deve agire seriamente su legge 30 e contratti a termine, in modo da tornare a causali oggettive per questi tipi di contratto. Alla precarietà non si risponde solo con gli ammortizzatori, ma anche con profonde modifiche legislative. Sui contratti: io credo che gli sgravi solo al secondo livello rischiano di premiare quei lavoratori che fanno questa contrattazione, ma sono sempre pochi. Piuttosto che sugli sgravi, mi concentrerei sulla restituzione del fiscal drag, che premia veramente tutti, anche i pensionati, e farei in modo che il contratto nazionale recuperi non solo l’inflazione ma anche quote di produttività.