Dichiarazione di G.A. Zjuganov, presidente dell’Unione Popolare Patriottica di Russia.
Dopo l’assassinio del primo ministro Djindjic, in Serbia è stato dichiarato lo stato di emergenza. E’ chiaro che ciò rappresenta un affare interno delle autorità di ciascun paese, che hanno il diritto di decidere come reagire ad ogni situazione concreta. Però, diversi segnali mostrano che lo stato di emergenza viene usato prima di tutto per scopi politici. Si può far notare che la Serbia non vive nel caos e neppure in uno stato di disobbedienza civile. La legge e l’ordine vengono rispettati. Non esiste alcun pericolo proveniente dall’esterno. Le indagini sull’assassinio proseguono senza ostacoli. E allora che senso ha l’imposizione dello stato di emergenza?
In tal modo la libertà di stampa è stata drasticamente limitata. Vengono proibiti i raduni, le assemblee e gli scioperi. Le azioni delle autorità fuoriescono dall’ambito delle indagini e della lotta contro la criminalità. La polizia ha ottenuto il diritto di effettuare perquisizioni e arresti arbitrari, di intercettare le conversazioni telefoniche, di violare la segretezza della corrispondenza. Più di duemila persone sono state arrestate. Violando gravemente la legge, sono stati costretti alle dimissioni 35 giudici. E’ in corso un’energica “purga” negli organi di sicurezza. Quale connessione possono avere queste misure semplicemente repressive con la ricerca degli assassini? Si è generata l’impressione che, dietro la copertura della caccia agli organizzatori dell’assassinio di Djindjic, le autorità della Serbia nascondano in realtà una resa dei conti con i propri avversari personali e politici, ed abbiano l’intenzione di stroncare ogni opposizione.
Sono stati tratti in arresto i leader della campagna in difesa di Slobodan Milosevic, Bogoljub Bjelica, Uros Suvakovic e Goran Matic. Minacce e pressioni vengono esercitate su membri della famiglia di S.Milosevic. E’ chiaro che questa “caccia alle streghe”, gli arresti di persone direttamente coinvolte nella difesa del presidente Milosevic contro accuse rivelatesi false, sono dirette a salvare la farsa giudiziaria dell’Aia, che rischia di andare incontro ad un fiasco totale.
I paesi occidentali, che sostengono di avere a cuore la “democrazia”, ignorano completamente che in Serbia le libertà civili sono seriamente minacciate.
L’Unione Popolare Patriottica di Russia condanna l’uso dello stato di emergenza in Serbia che ha lo scopo di terrorizzare gli oppositori politici dell’attuale regime e rivolge un invito al governo della Serbia perché siano ripristinate quanto prima possibile le libertà civili essenziali.
Siamo intenzionati anche a sollevare il problema della repressione politica in Serbia nel corso della prossima sessione dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
FERMATE LA REPRESSIONE POLITICA IN SERBIA!
FERMATE L’ODIOSA CAMPAGNA CONTRO IL PRESIDENTE MILOSEVIC, LA SUA FAMIGLIA E I SUOI COLLABORATORI!
LIBERATE BOGOLJUB BJELICA E GLI ALTRI PRIGIONIERI POLITICI!
Traduzione dal russo
di Mauro Gemma