Felicità è poter scioperare

È difficile trovare un paese che si vuole democratico in cui i diritti sindacali siano più bistrattati che negli Stati uniti d’America. Se il diritto alla felicità è addirittura scritto nella costituzione, quello dei lavoratori a darsi una rappresentanza è poco più di un sogno. I limiti al diritto alla sindacalizzazione e, dunque, allo sciopero, non riguarda solo i lavoratori dei trasporti o dei servizi, ma l’insieme del mondo del lavoro. L’aggravamento della legislazione negli ultimi decenni e in alcuni stati, in particolare del sud degli Usa, ha portato a una situazione senza precedenti: nei settori privati il tasso di sindacalizzazione è sceso al 7,8%. Partiamo dallo sciopero attuato dagli autisti di New York, dopo 25 anni di imposta pace sociale. La legge in vigore nello stato di NY risale al 1967, quando in seguito a uno sciopero di 12 giorni degli antoferrotranvieri il governatore Nelson Rockfeller costituì una commissione presieduta dal giurista George Taylor che diede il nome alla legge, la Taylor Act. La legge precedente, peraltro, era talmente restrittiva da prevedere il licenziamento in blocco dei lavoratori in sciopero, ma restò quasi sempre inapplicata. La Taylor Act impone il negoziato tra le parti mediato da un’apposita commissione. Nel caso in cui il negoziato fallisca, viene fatto divieto ai sindacati di indire scioperi, pena una multa salatissima corrispondente alla perdita di due giorni di salario per ogni giorno di sciopero. L’ultimo sciopero degli autisti newyorkesi prima di quello in corso risale al 1980. Questa legge, così come l’insieme della legislazione sul lavoro, è da sempre contestata dal sindacato Afl-Cio che, forte del determinante sostegno economico fornito al Partito democratico, ha inutilmente tentato di convincere il suo alleato politico a modificare la legislazione in caso di vittoria elettorale. Ci fu una fase in cui i democratici si dissero disponibili a una democratizzazione delle leggi, ma fu Bill Clinton in persona a raggelare ogni speranza.

La legge fondamentale che regola i conflitti sul lavoro e fissa le condizioni per rendere possibile l’ingresso del sindacato in un’azienda risale al 1947 e porta il nome Taft Hartley. Rappresenta una rottura del patto siglato al tempo del New Deal di Franklyn Delano Roosevelt tra sindacati e democratici. La legge prevede la possibilità di sindacalizzare un’azienda alla volta, non esistendo la possibilità di siglare con un imprenditore e tanto meno con tutti in via contrattuale un accordo erga omnes. Per entrare in una singola fabbrica, il sindacato deve prima conquistarsi il consenso della maggioranza dei dipendenti che possono chiedere l’elezione. Solo nel caso in cui i sì prevalgano, l’azienda è tenuta ad accettare la rappresentanza sindacale che può essere di mestiere (Afl) o di categoria (Cio): l’unificazione è avvenne nel 55, dopo l’esclusione dei comunisti dal Cio in epoca di guerra fredda.

Dal `47 e con un’accelerazione nella stagione reaganiana, è progressivamente cresciuto il ruolo degli avvocati che difendono gli interessi delle aziende. In genere funziona così: quando i padroni sentono odore di sindacalizzazione si muovono prima che richiesta venga avanzata, semplicemente licenziando gli «agitatori». Qui entrano in gioco gli onnipotenti avvocati delle aziende che, non essendo prevista la «giusta causa», di fatto vincono sempre. In realtà, erano già scesi in campo al momento delle elezioni, contestando metodi e risultati per evitare la sindacalizzazione. Le contestazioni, comunque, finiscono al National Labour Board, il consiglio del lavoro che dovrebbe funzionare come ente di garanzia. Senonché, il primo passo di Ronald Reagan fu il taglio dei fondi e lo spostamento dei funzionari dal Nlb, provocando l’intasamento di migliaia e migliaia di ricorsi e di fatto cancellando la possibilità dei sindacati di ottenere un qualche risarcimento.

Infine, quando negli anni Settanta iniziò il trasferimento delle aziende negli stati del sud, non industrializzati, vennero varate leggi sul «diritto del lavoro» (Right to work lows) per garantire incentivi alle imprese e rendere ancora più difficile la sindacalizzazione. Il risultato è che la Ford o la Gm sono sindacalizzate a Detroit o a Chicago ma non nel negli stati del sud.