Fausto: la Cosa Rossa deve nascere con il Pd

S
i innervosisce quando sente i dirigenti del suo partito ripetere che «Rifondanone non si scioglie», e glielo dice direttamente: «Ma che bisogno c’è di mettere le mani avanti, ma chi ve lo ha chiesto? Così sembra che giochiamo in difesa, invece bisogna guardare avanti: la sfida è tra la vita e la morte». E per spiegare meglio il concetto, Fausto Bertinotti ha scritto un lungo articolo per il secondo numero della sua rivista bimestrale, Alternatipeper U socialismo, che uscirà venerdì prossimo. E qui, pur non dicendo mai esplicitamente che Rifondazione deve sciogliersi, lo fa capire eccome. Tanto che invita «a correre, correre insieme e cercare la strada». E queU’«insieme» si riferisce a tutti coloro che si collocano a sinistra del nascente Partito democrati-

co, partiti, movimenti, associazioni, cittadini, organizzazioni sociali. A cominciare ovviamente dal suo Prc e a seguire con la Sinistra democratica dei Fabio Mussi e Cesare Salvi, alla cui scelta di non aderire al Partito democratico il Presidente della Camera attribuisce un’importanza pressoché storica: «Spezza il monolitismo del percorso» cominciato con la svolta della Bolognina e «si colloca decisamente a sinistra».
Ma non si può perdere altro tempo prezioso, perché «la sinistra in Europa si trova oggi di fronte alla sfida più difficile della sua storia: quella dell’esistenza politica. Non è solo, come è successo tante altre volte, il rischio della sconfitta, dello scompaginamento, di un duro ma temporaneo ridimensionamento della sua forza: quel che si affaccia è l’orizzonte di un vero e proprio declino». E allora «tocca correre» verso la costruzione di un «nuovo soggetto politico della sinistra alternativa». E’ ora insomma «che il fiume (i fiumi) entrino nel lago (…), occorre un fatto nuovo nella politica a sinistra, nella sinistra di alternativa».
E dunque? «Dunque – spiega Bertinotti – la proposta che ci sentiamo di avanzare qui e ora è quella di una Costituente del soggetto unitario e plurale della sinistra di alternativa». Una Costituente che andrebbe fatta in autunno, in parallelo con quella del Partito democratico, la cui

«nascita ridefinisce la collocazione strategica della principale formazione riformista del nostro Paese: evidente, nel profilo del leader ma anche nel discorso che Walter Veltroni ha pronunciato a Torino, è la sua prossimità alla cultura politica nord-americana. Più in generale è esplicita nella nuova formazione la sua separazione dalla tradizione politica europea, in particolare dalla storia socialdemocratica». E ancora: «L’americanizza-zione della politica si è fatta un rischio minaccioso. Ogni rinvio di una nuòva iniziativa a sinistra lo può alimentare».
E per convincere i suoi compagni che, secondo lui, ancora si muovono con troppa prudenza – anche perché, va detto, devono tenere insieme le anime di un Partito non facile da dirigere – il leader storico di Rifondazione ricorda i passaggi che hanno cambiato la cultura politica della sua Rifondazione, rompendo con la tradizione comunista del Novecento, dal leninismo alla non violenza: «La revisione è stata avviata, vaportata avanti coraggiosamente senza temere l’innovazione ulteriore. E va collocata in campo aperto, messa al confronto con altre culture politiche, altre soggettività – tutte quelle disponibili a costruire insieme il soggetto politico della sinistra. Non vale opporvi la difesa di un’identità statica». Il messaggio insomma è chiaro: «Tocca insieme correre e cercare la strada». E se la strada è la Costituente, è evidente che Bertinotti non sta parlando semplicemente di un cartello elettorale e nemmeno di una federazione. Una Costituente, lo dice la parola stessa, la si fa per costituire qualcosa di nuovo. Non a caso si chiama così quella che a ottobre partorirà il Partito democratico, nel quale infatti non esisteranno più i nomi e i simboli dei suoi fondatori.