Fassino gela i Ds

Il segretario scrive all’Unità per spiegare le sue aperture a Bush

«Il rifiuto della dottrina della guerra preventiva non può farci archiviare una domanda che nell’era della globalizzazione si è fatta sempre più stringente: come possiamo promuovere diritti umani, civili, politici laddove essi vengono sistematicamente negati da orrende dittature e regimi antidemocratici?». Prende carta e penna, il leader dei Ds Piero Fassino, per argomentare sull’Unità di oggi l’intervista domenicale alla Stampa in cui ha incensato il ruolo dell’amministrazione Bush nello sviluppo dei processi democratici in Medioriente e non solo. Benché le parole del segretario diessino risultino anche all’interno della Quercia come un maldestro tentativi di riparazione rispetto all’inutile eccesso di zelo con il giornale della Fiat & soci. Sì, perché nonostante la pletora di precisazioni, una cosa non torna anche al resto della maggioranza diessina: «Che bisogno c’era di farlo adesso?», si chiedono negli stessi ambienti della dalemiani della Quercia. Certo, la destra ds liberal per forza alla Umberto Ranieri se ne compiace non meno del Corriere della sera realista per forza alla Paolo Mieli. Ma a maggior ragione la mossa di Fassino ha mandato di traverso la domenica a tutto lo stato maggiore diessino.

Insomma, si chiedono a via Nazionale, «almeno aspetta le elezioni, chiami chi ti pare e gli dici che vuoi dire delle cose sulla politica estera…». Ma a due settimane dal voto l’apologia di Bush non funziona da nessun punti di vista, se non da quello dell’accreditamento gratuito con i circoli atlantici.

Non pago, oggi Fassino afferma sull’Unità che, misurandosi con il tema dei diritti, la sinistra debba liberarsi «di due idee vecchie e sbagliate: che si possano scindere le libertà civili dai diritti economici e sociali e che la sovranità nazionale possa essere una soglia invalicabile di fronte a gravi violazioni dei diritti umani». Roba che anche alle Nazioni unite risulta ostile per ragion di diritto prima che aridamente politica. «Parte di qui la strategia per il rilancio e la riforma delle istituzioni multilaterali – argomenta il leader Ds – A cominciare dalle Nazioni unite, che possono svolgere il ruolo di garanti della legalità internazionale se sapranno assumere su di sé la responsabilità di proteggere le popolazioni civili dalla violenza, dall’oppressione, dai genocidi».

L’articolo sull’Unità del leader ds appare tuttavia come un tentativo di riparare il danno fatto con l’intervista alla Stampa. Dal punto di vista elettorale prima che politico, visto che mancano meno di due settimane alle regionali. Proprio in questa chiave la sortita del segretario è andata di traverso praticamente a tutto il partito, non prima di aver incassato facili strali della sinistra pacifista: perché è suonata come un involontario spot di Fassino a favore di Rifondazione e del Pdci, che con Bertinotti e Cossuttta hanno avuto gioco facile a rimproverare l’americanismo acritico del segretario ds.

Lo stato maggiore diessino farà pure quadrato a favore del segretario, come firma una dichiarazione il nuovo responsabile esteri Luciano Vecchi a riconferma che per Fassino la guerra è sbagliata.Tuttavia: «C’è poco da capire – domandano – Lo capisci tu?»