1. Come avevamo promesso, abbiamo consegnato alla Croce Rossa Internazionale ed al Dottor Alvaro Leyva le informazioni sul luogo in cui si trovano le salme degli 11 deputati, affinché i loro familiari possano seppellirli degnamente.
2. Non abbiamo ancora identificato il gruppo aggressore, ma continuiamo nell’intento. A tal fine disponiamo, tra gli altri, dei seguenti elementi di giudizio:
a. Fin dai primi giorni del mese di giugno l’operativo militare sulla costa pacifica nariñense, e specialmente dal fiume Patía in su, è cresciuto d’intensità. I sorvoli d’intelligence, i pattugliamenti anfibi e gli scontri con unità nostre si sono moltiplicati.
b. C’è stata un’aperta presenza di paramilitari nel suddetto operativo, in azione congiunta con la Forza Pubblica ufficiale; si tratta di una costante in quest’area della III Divisione dell’Esercito e della Forza Navale del Pacifico.
c. Sulla costa del Pacifico Sud sono presenti commandos militari senza identificazione visibile, che si muovono in elicotteri e lance rapide, con armamento moderno e sofisticato, travisati con passamontagna, che sostengono di essere cacciatori di taglie e fanno domande alla popolazione civile sulla guerriglia.
d. Domenica 17 giugno, dalle ore 13.00 alle ore 18.00, ci sono stati combattimenti sulla cresta di El Zorro, laddove i guerriglieri si sono trovati chiusi a tenaglia tra la Forza Pubblica in divisa ed i paramilitari, col risultato finale di 1 guerrigliero morto e 3 feriti. Tutto ciò è avvenuto a 20 minuti lungo il fiume dall’accampamento in cui i deputati sono morti il giorno dopo alle ore 11.30.
3. Non sarebbe la prima volta che nel nostro paese una forza clandestina, protetta da un apparato militare ufficiale, realizza un’operazione coperta e sporca.
4. Reiteriamo la nostra responsabilità quali garanti, come eravamo, dell’incolumità dei deputati. Ma rispediamo energicamente al mittente le lacrime di coccodrillo del Presidente Uribe, che cerca di eludere la propria responsabilità quale capo della violenza ufficiale, ostacolo principale alla materializzazione dell’Accordo Umanitario, e che ha trasformato i suoi odi personali in ragioni di Stato propiziando tragedie come quella di cui ci stiamo rammaricando.
5. Ringraziamo il Dottor Leyva, la Croce Rossa Internazionale e la Commissione Forense per il loro tramite. Confidiamo nell’imparzialità del lavoro che andranno a svolgere. Esprimiamo il nostro sentimento di dispiacere alle famiglie dei deputati, così come a tutti i familiari di quei guerriglieri, militari e civili che muoiono quotidianamente in questo scontro fratricida.
6. Continueremo a lottare per un Accordo Umanitario che permetta il ritorno a casa di tutti i prigionieri di guerra, e che possa esser la chiave in grado di aprire la porta ad una soluzione civilizzata del conflitto, come ha segnalato il nostro Stato Maggiore Centrale.
Comando Congiunto d’Occidente delle FARC-EP
Montagne della Colombia, 31 agosto 2007