La “Nazione arcobaleno” sognata da Nelson Mandela si appresta a dare la maggioranza all’African national congress, risultato che darebbe la presidenza del Paese al suo leader Jacob Zuma…L’Anc mira ad ottenere un consenso che superi il 66%, in modo da avere la maggioranza per poter operare delle modifiche costituzionali.
Oltre 23 milioni di elettori erano chiamati alle urne per rinnovare l’Assemblea nazionale e i Parlamenti provinciali. “La partecipazione è stata massiccia”, sottolineano tutti i quotidiani, pubblicando in prima pagina le fotografie delle lunghe code ai seggi. Le lunghe code hanno caratterizzato la tornata elettorale, durante la quale le autorità hanno dovuto rifornire di nuove schede i seggi per far fronte all’altissima affluenza. “Sono immagini di cui possiamo essere tutti fieri”, sottolinea il giornale a grande tiratura ‘The Star’, e che “potrebbero essere state scattate nel 1994” (Allora votava per la prima volta la maggioranza nera, dopo anni di segregazione razziale, e alle urne si recò l’87% degli aventi diritto, portando a capo dello Stato l’eroe della lotta all’apartheid, Nelson Mandela, ndr).
Dopo un anno e mezzo di lotte intestine, culminate nel dicembre del 2007 con la caduta del presidente Thabo Mbeki determinata proprio da Zuma, con il sostegno dei sindacati e del piccolo partito comunista, ora il Sudafrica guarda al futuro in un clima apparentemente tranquillo. Prima delle elezioni, il novantenne Nelson Mandela ha dato il suo pieno appoggio al nuovo leader del suo partito, contribuendo così ad aumentare l’affluenza alle urne, anche se alcuni osservatori pensano che abbia pesato molto il voto di protesta. Nei 19.700 seggi elettorali del Paese le code hanno cominciato a formarsi all’alba, nonostante il freddo tipico del periodo autunnale.
Il Sudafrica ha dimostrato la sua fame di democrazia, con un 43% della popolazione che vive con meno di due dollari al giorno e un 40% di persone che non ha lavoro, senza contare l’alto tasso di sieropositivi e la criminalità diffusa.
Jacob Zuma, autodidatta, della fiera etnia Zulu, prevedibile prossimo presidente del Sudafrica, è un leader carismatico, straordinario e amatissimo dall’enorme masse dei diseredati. E’ da sempre appoggiato dall’ala sinistra – partito comunista e sindacati – dell’African National Congress (Anc) il partito che fu di Nelson Mandela e che rappresenta la stragrande maggioranza dei sudafricani.
E’ popolare, populista, poligamo, con almeno cinque mogli, una delle quali è morta, pare suicida, e con un’altra, l’attuale ministro degli esteri, Nkosazana Dlamini-Zuma, ha divorziato. Ha tra i 15 ed i 20 i figli anche, però, finissimo politico, abile stratega, pragmatico e capace di imprevedibili alleanze, ha compiuto 67 anni lo scorso 12 aprile.
Ha passato 10 anni in carcere con Mandela nella famigerato bagno penale di Robben Island, a largo di Città del Capo, ed è stato eroe della lotta armata contro l’apartheid: non c’è meeting al quale partecipi in cui non intoni, danzando, l’inno dei combattenti per la libertà, “Ushimi Wami”, che vuol dire “portami la mia mitraglietta”.
Fa paura alla finanza internazionale, che ha garantito una grande crescita macroeconomica del Sudafrica; ma è la speranza dei diseredati: circa il 45% della popolazione è disoccupato e vive con meno di due dollari al giorno, oltre il 13% è sieropositivo. Una paura però limitata dall’alleanza che ha saputo stringere con Manuel Trevor, l’uomo del boom economico sudafricano, in cui i mercati hanno fiducia, e che Zuma ha tenuto al suo posto nel nuovo governo.
Ma quella di una possibile deriva populista non è l’unica ombra che grava su Zuma. C’è anche un grosso scandalo di tangenti in cui è stato coinvolto nel 2005 e da cui è uscito solo qualche settimana fa: ma non con un’assoluzione, bensì con un non luogo a procedere. E poi uno scandalo sessuale nel 2006.
Fu accusato di aver stuprato una donna, amica di famiglia, sieropositiva. Assolto poiché il rapporto fu ritenuto consenziente, sul fatto di non aver usato il preservativo pur sapendo che la donna era sieropositiva, spiegò, creando sgomento: “ma dopo mi sono fatto la doccia”.
Vicepresidente con Thabo Mbeki – i due erano politicamente e caratterialmente agli antipodi – fu esonerato alle prime voci di corruzione. Ma la vendetta è arrivata presto: Mkeki è stato sconfitto nel congresso dell’Anc della fine del 2007 che elesse Zuma, il quale divenne così il candidato alla presidenza della Repubblica. E Mbeki fu poi sfiduciato dal partito e obbligato alle dimissioni da capo dello Stato lo scorso settembre.