Venticinquesima, tragica, giornata di guerra nel Libano colpito notte e giorno dai bombardamenti israeliani che nelle ultime ore hanno tagliato anche l’ultima strada, quella dal confine nord con la Siria, dalla quale potevano giungere nel paese, tra mille difficoltà, un pò di aiuti internazionali destinati a tenere in vita il quasi milione di profughi vittime della pulizia etnica di Tel Aviv nelle regioni del sud del Libano e nella periferia meridionale della capitale, i quartieri abitati prevalentemente dalla comunità sciita, ma non solo. Le vittime dei massacri israeliani sono arrivate a mille, 993 dei quali civili. I feriti oltre 3.000. I danni incalcolabili. Di «corridoi umanitari» ovviamente nessuna traccia. Così come di «cessate il fuoco». Al contrario, ieri è stata per il Libano del sud una giornate peggiori dall’inizio dell’aggressione israeliana. Quasi completamente rasi al suolo dall’artiglieria e dai carri armati israeliani una quindicina di villaggi che si trovano, meglio sarebbe dire che si trovavano, nella «zona di sicurezza» a sud del Fiume Litani, che oltre 10.000 soldati dell’esercito di Tel Aviv stanno cercando di occupare per poi affidarne il controllo alle forze multinazionali – tra le quali anche i soldati italiani ritirati dall’Iraq – incaricate di schiacciare la resistenza libanese e palestinese che combattono per il ritiro di Israele dai territori occupati di Palestina (West Bank,) del Libano (Fattorie di Sheba) e di Siria (le alture del Golan). Basti pensare che solamente tra le 5 di ieri mattina e le 12, ora locale, le forze armate israeliane hanno effettuato 250 incursioni aeree e sparato 4.000 tra ogive e granate sul Libano meridionale. Le zone più colpite dai bombardamenti aerei sono state il sud e l’est della città costiera di Tiro, 80 km a sud di Beirut e i villaggi sul confine. Il paese di Aytarun, a circa 3 km dalla frontiera israeliana colpevole di non volersi arrendere all’esercito israeliano, e per questo già bombardato per 25 giorni consecutivi, sarebbe stato colpito ieri mattina da ben 2.000 granate e colpi di artiglieria. Ma anche facendo terra bruciata le truppe israeliane, che hanno perso oltre 40 soldati, avanzano con grandi difficoltà. Ieri sono stati bombardati pesantemente i villaggi di Shakra, Sultanya, Tbinin, Kafra, Barakit, Kfar Kila, e Raab al Talattin. Questi ultimi due villaggi, insieme alò centro di Markaba, sono da giorni al centro di furiosi combattimenti. Colpiti anche i dintorni di Nabatiyeh ed in particolare i villaggi di Braqaa e di Aabba. In 25 giorni di guerra l’esercito israeliano ha occupato, e per di più in modo instabile, due aree in territori libanese, non più profonde di 5 chilometri, dal momento che appena le truppe si addentrano in territorio libanese vengono colpite nelle retrovie dalla resistenza libanese. Queste due zone nelle quali si sta ancora combattendo sono quella tra i villaggi di Kfar Kila- Aadaisse-Taibe-Rabb et-Talatine nel settore orientale e un altra testa di ponte, più a sud, nel settore centrale tra Meis al-Jabal-Blida-Aitarun. Si combatte duramente da tre giorni anche nel villaggio di Aita as-Shaab, nel settore occidentale del confine. Alle difficoltà sul terreno l’esercito israeliano ha risposto con un ulteriore feroce allargamento degli obiettivi civili. Dopo aver colpito i dintorni della città di Tiro, la più grande a sud del fiume Litani, l’aviazione israeliana ha lanciato migliaia di volantini sul centro di Sidone, più a nord, dove si sono rifugiati centinaia di migliaia di profughi, intimando loro di fuggire perché la città verrà presto bombardata. E sempre a Tiro alcuni commando elitrasportati israeliani hanno tentato ieri un blitz ma si sono scontrati con la resistenza degli Hezbollah e, per la prima volta, dell’esercito libanese. Per tre ore i soldati dell’Unità 13 «Shetit» avrebbero cercato senza riuscirci, di entrare a Shbriha, località a nord di Tiro. Un analogo blitz nella valle della Beqaa, alcuni giorni fa, si era concluso con il sequestro di alcuni ostaggi, poi portati in Israele, tra i quali un droghiere, sfortunatamente per lui, di nome Nasrallah. Nella periferia sud di Beirut è stato colpito duramente nelle ultime ore il quartiere di Ouzai, abitazioni abusive di due tre piani, praticamente sulla spiaggia, abitate in generale da meccanici e falegnami, colpevoli di aver sempre sostenuto la resistenza libanese.