Facce e martello

Roma. Se di endorsement ferisci, di endorsement perisci. La sinistra bertinottiana si mette a inseguire quella più estrema e le sue amicizie intellettuali, ma i risultati non sono altrettanto felici. Basti dire che il grande Mario Monicelli per tessere l’elogio di Fausto Bertinotti ha detto più o meno così: “Lo voto, ma solo perché non c’è niente di meglio”. Ecco, Altra musica dalle parti di Franco Turigliatto e Flavia D’Angeli, quelli a sinistra della sinistra. Sono partiti con gli endorsement internazionali e non si sono più fermati. Dall’appoggio di Howard Zinn a quello di Tariq Ali, Turigliatto&Co hanno srotolato un papiro di firme che fa scolorire l’Arcobaleno bertinottiano. Tanto che alla fine Rifondazione ha lanciato un appello e raccolto – in risposta – 425 sponsor intellettuali. Ma non sono proprio tutte dichiarazioni d’amore.
La campagna elettorale a sinistra sfiorisce sonnolenta – è vero – nella competizione tra Bertinotti e Veltroni, ma acquista gusto quando è combattuta all’interno del sapido mondo massimalista. Quello dell’endorsement è un tema caldo tra i rivoli della sinistra più rossa. “Tu che intellettuale hai?”. E sembra il gioco delle figurine. Tutto è corniciato con Turigliatto che sbandierava il regista britannico Ken Loach (più un’altra decina di intellettuali noti in tutto il mondo) e la loro dichiarazione d’amicizia. Un ben di dio, de sinistra, che non è passato inosservato. Certo, Bertinotti e i suoi – a dir il vero – per un po’ hanno provato a far finta di nulla. “Ken Loach è un vecchio trotzkista – minimizzavano tempo addietro – fa parte della rete internazionale di Turigliatto da almeno un secolo”. Bazzecole. Poi però dalle parti del senatore trotzkista è arrivato pure l’appoggio di Noam Chomsky, un mito assoluto dell’antiamericanismo, che sta alla bandiera rossa come Bruce Springsteen alla bandiera stelle e strisce. Un grande linguista che nel tempo libero scrive saggi dalle ardite tesi geopolitiche. Sostiene – più o meno – che gli americani le torri se le sono buttate giù da soli. Ecco. Di fronte a cotanto simbolo, i bertinottiani hanno dovuto reagire. C’era già l’altro avversario rosso – Marco Ferrando – che vantava l’amicizia di Paolo Bonolis, dunque una contromisura urgeva. E rapida pure. “Necessario trovare degli endorsement – dev’essere stato l’ordine – sia intellettuali sia nazional popolari”. Detto fatto. Liberazione lancia un appello ad ampio spettro: scrittori, registi, musicisti, giornalisti. E chi cerca trova. Così domenica il quotidiano del Prc ha pubblicato due pagine e otto dichiarazioni di voto. Vediamone alcune. Margherita Hack, astrofisica de sinistra, Francesco Baccini, cantante nazional popolare, Edoardo Sanguineti, poeta resistenzialista e Alessandro Dal Lago sociologo militante. Ma saranno tutte adesioni belle come quella di Chomsky a Turigliatto? Il professor Dal Lago dice: “Sono profondamente deluso. Ho fortissime riserve, eppure invito a votare la Sinistra”. Ecco. Noam Chomsky definiva il compagno Turigliatto come un faro dell’avvenire. Tutte dichiarazioni che stimolano l’ilarità del terzo incomodo, Marco Ferrando, ex bertinottiano ora in corsa solitaria. “Turigliatto e Bertinotti – dice – si fanno concorrenza a chi ha più intellettuali, c’è da sorridere anche perché a Fausto non fanno letteralmente i complimenti. Noi invece abbiamo più operai e quelli contano sul serio”. Ma Paolo Bonolis dove lo mette? “Beh, anche lui è popolare. Non si può mica considerarlo tra gli intellettuali”.
Bertinotti un po’ come Berlusconi. Già perché solo il Cav. finora aveva ricevuto un endorsement che non era un endorsement. Una roba che non si capiva dove finiva l’analisi e iniziava la satira. Ricordate il Guardian, che descriveva con piglio positivo il “nuovo Cavaliere” in versione statista? Ecco. Il Guardian faceva ironia nel dire la verità. Gli endorsement a Bertinotti sono invece tragicamente seri. Ecco quello di Monicelli: “I Bertinotti fanno promesse, ma poi vanno al governo, ci stanno due anni e invece di mettere mano al conflitto di interessi preferiscono diventare presidenti della Camera. Io sarei più a sinistra”. Meno male che non l’hanno avvertito dell’esistenza di Turigliatto e Ferrando.