Caro direttore, il sì definitivo del Senato alla cosiddetta ex Cirielli, costituisce una ulteriore manifestazione di volontà del centro-destra italiano di voler tutelare interessi particolari (in questo caso, proprio classisti) e non quelli generali della collettività. Una legge, infatti, che aumenta le pene per i recidivi (potranno essere aumentate, infatti, sino ad un terzo), negando loro la possibilità di accedere alla maggior parte delle misure alternative alla detenzione carceraria e che accorcia i termini di prescrizione per molti reati (fra i quali quelli commessi contro la Pubblica Amministrazione). Una legge che non interviene sulle gravi disfunzioni organizzative del processo penale italiano e che consentirà, quindi, il decorso dei tempi processuali con le inevitabili conseguenze giuridiche sotto il profilo dell’applicazione della legge stessa. Una legge, ancora, che avrà come unico effetto quello di aumentare il numero dei detenuti presenti nelle già sovraffollate carceri italiane. I recidivi, nei processi penali italiani, sono per lo più sottoproletari (migranti clandestini, tossicodipendenti ecc) senza alcuna prospettiva “di cambiamento della loro vita” per il futuro.
Infine, una legge di dubbia costituzionalità con riferimento all’articolo 3 della Costituzione (principio di eguaglianza dei cittadini avanti alla legge) e al differente trattamento sanzionatorio tra imputati anche in tema di applicazione delle attenuanti generiche. Una legge, voluta da un Governo “forte con i deboli e debole con i forti”, per dirla con Pietro Nenni e che dovrà essere abrogata nell’auspicabile ipotesi di una vittoria dell’Unione alle prossime elezioni politiche del 2006.