Europee, 4 in condotta

L’accordo c’è e già domani verrà istituito il “comitato dei nove” (il comitato ristretto della commissione, n.d.r.) per mettere a punto il testo da discutere in commissione Affari Costituzionali della Camera. Dopo il via libera dal Pd e dall’Idv oggi il giro di consultazioni del ministro Vito è proseguito con l’incontro con il capogruppo della Lega, Roberto Cota, e con i capigruppo del Pdl. Un via libera è arrivato anche dall’Udc che, dice Rocco Buttiglione, “non ostacolerà” l’intesa raggiunta. Solo l’Mpa si oppone “con decisione”.

L’intesa “blindata” sulla nuova legge elettorale per le elezioni europee introduce una soglia di sbarramento del 4%. Quella della soglia sarà l’unica modifica al sistema attuale che quindi rimarrà inalterato per il numero di circoscrizioni (cinque macroregioni) e per numero di preferenze.
“Non sarà la nostra legge – premette Marina Sereni, vice capogruppo del Pd alla Camera – ma se il confronto con la maggioranza porterà a una modifica delle norme per le elezioni europee che, mantenendo le preferenze e le circoscrizioni attuali, preveda lo sbarramento del quattro per cento, noi saremo favorevoli. Il Partito Democratico – aggiunge – è da sempre convinto della necessità che al Parlamento europeo debbano sedere tutte le forze che rappresentino istanze concrete, ma è altrettanto convinto che l’Italia non debba continuare a portare in Europa una inutile frammentazione di partiti”.
Posizione condivisa da Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto che pur considerando la soglia un “intervento limitato nella sua portata”, sottolineano come l’asticella rappresenti “un primo passo per riformare in senso europeo” il nostro sistema elettorale.
Sullo sbarramento al 4% arriva anche il via libera del Carroccio: il provvedimento “sarà seguito dal Parlamento e dunque vedremo nei prossimi giorni”, spiega il capogruppo della Lega al Senato, Federico Bricolo. Ma “è chiaro – aggiunge – che il 4% in questo momento sta diventando un paletto condiviso da diverse forze politiche”.

La modifica della legge elettorale approderà già martedì pomeriggio nell’Aula di Montecitorio, mentre il voto è previsto per la giornata di mercoledì. Il testo era già uscito dalla commissione Affari Costituzionali ed era arrivato in Assemblea, quindi sarà sufficiente la presentazione di un emendamento contenente la modifica sulla quale è stato raggiunto l’accordo per riprendere l’iter della discussione. La legge dovrà poi ottenere il via libera anche del Senato.

Con la sua approvazione il Pd fa terra bruciata nei territori. Come minacciato dai partiti attualmente non rappresentati in Parlamento, si chiude la stagione dell’alleanze amministrative di centrosinistra, le cui elezioni si terranno in contemporanea alle europee in numerose città.
Un allarme che alcuni dirigenti del Pd avrebbero riferito al segretario Walter Veltroni: “poi non si pianga sul latte versato. Non vorremmo arrivare a pronunciare espressioni come quella usata oggi da Franco Giordano: dopo il salva Previti, ora il salva Veltroni”, ma che non sembra essere stato raccolto dal principale partito dell’opposizione. Al contrario, Antonello Soro rimarca come il governo e la maggioranza avevano proposto il 5%, il Pd aveva proposto il 3% e si è giunti ad una mediazione del 4% “che inizialmente era condivisa da alcune importanti forze politiche esterne al Parlamento”.
Proprio la soglia, ha osservato Soro, “potrebbe stimolare ad una aggregazione piuttosto che ad una spinta alla divisione che si è riaccesa per effetto della presunzione di conferma dell’attuale brutta legge elettorale”. Una “cura” eterodiretta, che francamente non convince soprattutto nei tempi della sua prescrizione, quando la Gazzetta Ufficiale ha già sancito l’apertura della stagione elettorale.

Sale intanto la protesta dei “piccoli”. Il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel quale chiede “con urgenza un incontro per affrontare il tema del vero e proprio attacco alla democrazia che maggioranza e opposizione parlamentare intendono compiere approvando, a soli 4 mesi dal voto, una riforma della legge elettorale per le prossime elezioni europee che prevede un’unica clausola, l’innalzamento della soglia di sbarramento al 4%”.
Si tratta – prosegue la lettera di Ferrero- di un modo “per uccidere la sinistra nel nostro Paese per via elettorale senza alcun rispetto delle opinioni dei cittadini italiani e senza alcun legame con l’esigenza della governabilità, problema che in sede europea non esiste”.
Anche il leader di Sinistra Democratica, Claudio Fava, si è appellato al Capo dello Stato per fermare il tentativo di accordo. “Iniziative eclatanti” per dire ‘no’ all’intesa sono state annunciate anche dal segretario dei socialisti, Riccardo Nencini, mentre i leader de La Destra, Francesco Storace e quello del partito dei pensionati Carlo Fatuzzo parlano di “sopruso” e di “controriforma”, chiedendo l’intervento di Giorgio Napolitano.

Le tensioni innescate dalle ipotesi di modifica della legge elettorale in vista delle elezioni europee esplodono nel Consiglio provinciale di Milano, dove Prc, Sinistra Democratica, Verdi e Partito Socialista fanno parte della maggioranza. La sinistra con i suoi 11 consiglieri, di cui 10 di maggioranza (Prc, Sinistra Democratica, Verdi e Partito Socialista) e 1 di opposizione (Comunisti Italiani), ha bloccato questa mattina i lavori del consiglio provinciale all’inizio della seduta sul bilancio 2009, chiedendo sia la sospensione sia un pronunciamento chiaro e inequivocabile del Pd sull’ipotesi di accordo con il Pdl.

Stessa protesta anche in Toscana, nell’aula del Consiglio Regionale dove i consiglieri dei Gruppi di Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, Verdi eComunisti Italiani e Partito Socialista hanno esposto cartelli con scritto “Sbarramento in corso”, ed hanno affermato che “si tratta di un accordo truffa fra Pd e Pdl che ha come unico obiettivo di colpire ulteriormente gli altri partiti, e consolidare a livello nazionale un bipartitismo che distruggerebbe una volta per tutte la democrazia rappresentativa, facendosi spregio della volontà degli elettori. Tutto questo è tanto più scoperto perché non esiste a livello europeo la necessità di garantire la ‘governabilità’ tramite alchimie da introdurre nella legge elettorale”.