Europa-Usa. Storie di una grande guerra

Lo scorso marzo Norman Maneta, il segretario ai trasporti degli Stati uniti, annunciò l’assegnazione alla società Lockheed, senza bando pubblico, del progetto di rinnovamento di tutti i sistemi di navigazione aerea degli Stati uniti. Bye, bye accordi della World Trade Organization (Wto) che prevedono condizioni di concorrenzialità per i lavori pubblici. Sappiamo però che gli Usa aderirono all’organizzazione del commercio mondiale mantenendo un piede fuori. Fanno la stessa cosa nel campo della legge internazionale: sono favorevoli ad un sistema giudiziario mondiale per crimini contro l’umanità commessi in guerra, ma vogliono assolutamente escludere le loro truppe dalla giurisdizione di tale sistema sovranazionale.
Adesso è arrivata un’altra simpatica notizia che collega, manco a dirlo, la guerra al terrorismo con la guerra economica intercapitalistica. Sull’International Herald Tribune di mercoledì 19 dicembre si poteva leggere “il sistema di navigazione europeo Galileo minacciato dalle preoccupazioni Usa” (European ‘Galileo’ Navigation System Jeopardized by U.S. Concerns, Barry James). Il nocciolo della vicenda è contenuto nel primo paragrafo dell’articolo, talmente illuminante che vale la pena citarlo per intero. “La Commissione europea – è scritto – ha affermato martedì che gli Stati uniti hanno cercato di bloccare il dispiegamento del sistema di navigazione europeo noto come Galileo. Gli americani sostengono che il nemico potrebbe rivolgerlo contro l’Occidente in caso di guerra” Dico bene: il “nemico” potrebbe usare Galileo contro l'”Occidente”.
Leggi così ma capisci invece “Galileo ha tutte le possibilità di diventare superiore ai sistemi americani, potrebbe inoltre dare un tale impulso alla tecnologia di punta europea da minacciare il predominio statunitense in questo campo. Blocchiamolo!”.
La mossa proviene dal Dipartimento della Difesa Usa che ha inviato in tal senso una lettera, scritta dal bellicoso Paul Wolfowitz, agli omologhi ministeri europei. Per gli Usa Galileo intralcerebbe il buon funzionamento – decodifica e leggi dominio – del loro sistema denominato Global Positioning System. Secondo uno studio commissionato della Commissione Europea il progetto apporterebbe benefici importanti anche nel campo delle politiche per la protezione dell’ambiente.
E’ ovvio che il “nemico” in grado di usare Galileo non si trova nelle caverne di Tora Bora o nella modernissima Somalia benché, secondo la commissaria europea addetta al progetto, Loyola Palacio, le pressioni di Washington si siano intensificate dopo l’11 settembre. In realtà, a detta dell’International Herald Tribune, per l’utilizzo di Galileo l’Unione Europea ha già stipulato una serie di impegni con la Russia, la Cina – ambedue ma soprattutto la seconda nella lista dei potenziali “nemici” – oltre che con il Canada e gli stessi Stati uniti. Washington, che inizialmente aveva appoggiato il progetto, vorrebbe ora che l’Europa utilizzasse solo il sistema Gps il cui accesso è gratuito. Tuttavia, informa il quotidiano Usa, per il portavoce della Commissione, Gilles Gantelet, non vi è alcuna garanzia che l’accesso rimanga tale nei prossimi dieci anni.
Il voltafaccia americano testimonia la strettissima connessione che con Bush 2 si è stabilita tra il governo e il complesso militare-industriale.
Contemporaneamente questa vicenda, come altre avvenute recentemente, mostra quanto sia fallace l’idea avanzata da Michael Hardt e Toni Negri che oggi ci si trovi in un sistema imperiale senza imperialismo. Le contraddizioni e gli scontri interimperialistici tendono a riprodursi soprattutto in un clima di crisi economica mondiale. In questo contesto però le cesure passano attraverso la stessa Europa, mentre le istituzioni nazionali e governative Usa unificano l’espansionismo militare con il sostegno alle loro multinazionali. Infatti la Germania e la Gran Bretagna sono alquanto ostili al progetto Galileo sostendo che è inutile spenderci soldi quando servizi simili sono ottenibili gratuitamente dagli Usa.
Abbiamo visto però che non è così, per cui la posizione anglo-tedesca riflette interessi prevalentemente finanziari piuttosto che di sviluppo. Per il presidente francese Jacques Chirac, invece, l’abbandono di Galileo sancirebbe uno stato di vassallaggio del’Europa nei confronti degli Usa.
Per il momento Germania e Gran Bretagna, appoggiate dall’Olanda, hanno avuto il sopravvento, visto che il 7 dicembre i ministri dei trasporti dell’Unione europea hanno rifiutato di erogare ulteriori fondi al progetto.