Grazie anche alla crescita economica di quest’anno, si poteva decide di non abbattere il debito, ma di stabilizzarlo semplicemente. Questo avrebbe comportato la scelta di non rispettare subito i criteri del Patto di stabilità, ma non avrebbe di certo reso instabili le finanze italiane
La Finanziaria 2007 (quella con cui si decide il bilancio per il prossimo anno) è la finanziaria più pesante, in valore assoluto, dopo quella di emergenza del governo Amato del 1992: nel progetto iniziale, prima delle modifiche apportate alle camere e della sentenza Iva, essa era di 34,7 Miliardi di Euro, pari al 2,3% del Pil italiano.
Nelle intenzioni del governo, l’obiettivo principale della finanziaria era quello di “mettere in ordine i conti”, ma soprattutto quello di affrontare prioritariamente il problema del debito pubblico.
Per questa ragione, sono stati reperiti ben 15 miliardi di euro (30’000 miliardi di lire), destinati all’abbattimento del debito pubblico.
Questo sforzo enorme è stato compiuto per rientrare all’interno dei criteri del Patto di stabilità europeo, che prescrive un rapporto tra deficit di bilancio e Pil del 3% e un rapporto tra debito e Pil del 60%; chi non rispetta questi obblighi può essere costretto a pagere una “multa” fino al 0,5% del proprio Pil.
Questa scelta ha comportato costi sociali pesanti. Questo fatto è reso evidente sia dalle numerose proteste che sono venute da tutte le categorie della società (dal pubblico al privato), sia dall’enorme manifestazione della Casa delle Libertà a Roma, che è stata ben superiore alla forza di mobilitazione dei partiti del centrodestra.
La vittoria dell’Unione aveva portato con se aspettative diverse tra gli elettori e soprattutto tra gli strati più deboli della popolazione: si attendeva una finanziaria che avesse puntato principalmente sui problemi delle famiglie che non arrivano alla quarta settimana e sono oberate dai debiti.
Sebbene sia importante che le finanze pubbliche siano in ordine, scelte così decise riguardo al debito pubblico non erano necessarie. Grazie anche alla crescita economica di quest’anno, si poteva decide di non abbattere il debito, ma di stabilizzarlo semplicemente. Questo avrebbe comportato la scelta di non rispettare subito i criteri del Patto di stabilità, ma non avrebbe di certo reso instabiliti le finanze italiane. Come, infatti, la scienza economica ha mostrato i criteri del 3% e del 60% non rappresentano gli unici criteri di stabilità delle finanze pubbliche. Anzi, fatti i dovuti calcoli, quest’anno l’Italia poteva permettersi un deficit fino al 4% del Pil, mantenendo stabile il debito e le finanze sostenibili.
Proprio per questa ragione, era possibile compiere, in finanziaria, scelte di bilancio diverse:si poteva dare priorità alle necessità di crescita e sviluppo italiane (infrastrutture, sapere, stato sociale, investimenti), non destinando risorse all’abbattimento del debito.
In questo modo si sarebbero potuti utilizzare i 15 miliardi, oggi destinati all’abbattimento del debito, per un maggiore sviluppo economico e sociale. E con 15 miliardi di cose se ne possono fare molte!
Molto interessanti sono le proposte di Sbilanciamoci, che come altri anni ha presentato una finanziaria alternativa[1].
Questa posizione è stata sostenuta da una parte degli economisti italiani, che hanno firmato un appello contro l’abbattimento del debito e per il rilancio degli investimenti e dello Stato Sociale italiano[2].
Proprio per questa ragione, perchè a volte il rispetto dei criteri del Patto di stabilità sono in contrasto con le necessità dei paesi europei, è necessaria una ridiscussione in sede europea di questi accordi. Oltre a questo,è necessario che sia cambiato anche lo statuto della Banca Centrale Europea, il cui unico obiettivo, al momento, è la stabilità dei prezzi:questo la porta a effettuare scelte restrittive e a riconoscere come sua “nemica” la crescita economica e i rialzi salariali[3]. Basterebbe che nel suo statuto contemplasse come obiettivo ulteriore la crescita economica e la piena occupazione, come già è previsto per la Fed americana.
Un’altra finanziaria, più vicina ai bisogni e alle aspettative del paese era possibile. E,viste le condizioni in cui Berlusconi ha lasciato il paese, forse era necessaria.