Emme intervista Bertinotti

Presidente, lei fu il primo a annunciare che il governo Prodi era finito; come mai alla fine si è fatto togliere la palla da Mastella ?
É l’ironia della storia, legata ad un evento imprevisto; al partito mi hanno fregato le cravatte regalatemi da Marinella… e così ho dovuto rimandare l’annuncio della crisi. Lei capisce che aprire una fase così delicata senza la necessaria serenità poteva essere imprudente.
Lei si è definito uno che cerca la fede; di recente parla spesso di religione, approva Wojtyla e critica Benedetto XVI; infondo, quando la chiamano il “Papa rosso” le piace, dica la verità.
Mi piace, certo, perchè evidenzia un punto qualificante del nostro progetto politico: la Sinistra è sempre stata troppo subalterna rispetto alla chiesa, lo vediamo anche in questi mesi travagliati. Se vogliamo vincere, dobbiamo dialogare alla pari; il papa deve capire di avere un interlocutore deciso, alla sua altezza intellettuale, e con un carisma altrettanto forte. Per me non è stato facile arrivarci; soprattutto con questo papa, che fa il professorino, ma mi sono subito dato da fare, e ora parlo su tutto, comunico certezze a un mondo che ne ha grande bisogno.
É per questo che ama andare in tutti i salotti, quelli romani e quelli televisivi, sempre in
nuance, a parlare di tutto? Non dico di fare come Caruso che va in piazza un giorno sì e uno no, pero-lasci stare Caruso. Lui è fermo al “Partito di Lotta”, io sono ormai arrivato al “Partito di Lotta, di Governo e di Salotto Televisivo”. E questo Salotto non è vanità ma è il simbolo delle conquiste della Sinistra postmoderna, non è un valore in sé, ma per ciò che rappresenta, come i golf di cachemire e le belle cravatte che lei mi critica. Grazie a questi noi abbiamo superato i nostri complessi di inferiorità, e oggi possiamo stare a tavola con Carlo Rossella come con John Elkann o Gabriella Caducei, e parlare di tutto senza problemi.
Anche temi scabrosi come i bassi salari o le morti sul lavoro?
Certamente. Se Vespa li sceglie come tema, ovviamente.
Ora ci sono le elezioni; Veltroni ha detto che il PD correrà da solo; come la vede questa scelta?
Chiariamo subito un punto: la sinistra che io rappresento, meglio se da solo, non ha bisogno di Veltroni né’ del Pd; sono loro ad avere bisogno di me. lo sono simpatico quanto lui; ho un partito vero, che mi adora, o almeno mi ubbidisce, lui ha Parisi, e adesso ci mette anche Di Pietro, uno che quando gli si parla di sinistra pensa che sia il femminile di sinistro…
Se pensa poi che ci mette la Binetti ma non la Bonino, è detto tutto…
Però anche lèi ha i suoi problemi, con la Cosa Rossa; Diliberto le fa la concorrenza a sinistra, i verdi non la vogliono candidato premier, e così via. Diliberto?! Ma chi è Diliberto? Che ha fatto per essere ur leader della sinistra? lo mi sono fatto tutte le scissioni, dal Psiup in poi; io sono una garanzia, lui cosa ha fatto? Una scissioncina da niente, messa su senza passione, non ha sfasciato nulla. Un bluff, si sgonfia, dia retta a me.
La legge elettorale è~ al centro di questa crisi; lei è per il sistema tedesco, che penalizza tutti i suoi alleati a sinistra. Non le sembra un controsenso?
Certo che sono per il pluralismo, ma, con il sistema tedesco, finalmente si chiarirebbe che la sinistra sono io, e la destra tutti gli altri. Basta con gli equivoci, il PRC non è disponibile aalleanze innaturali, come quelle passate; non parlo di Mastella o Dini, che se non ci fossero bisognerebbe inventarli, perchè ci fanno sempre fare bella figura, parlo di quelli che pretendono di insegnare a noi a essere no-global, movimentisti, pacifisti, ambientalisti, e anche comunisti; francamente, non se ne può più.