Emendamenti a gogò alla manovra 2007

Quasi settemila emendamenti: 2.800 dalla maggioranza, 3.800 dalle opposizioni, sui 217 articoli di cui si compone il disegno di legge per la Finanziaria 2007.
E dentro: di tutto, di più. Dall’abolizione dei ticket su pronto soccorso e diagnostica, alla stabilizzazione del personale della pubblica amministrazione; dall’Iva agevolata per alcune categorie, al ripristino degli aumenti di stipendio ai magistrati che minacciano scioperi a seguito dei tagli annunciati; dall’abolizione del canone Rai, a nuovi fondi per Roma capitale; dall’acqua bene comune pubblico con nuove norme sulla gestione dei servizi idrici, alla salvaguardia del personale della scuola; dalla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, alla reiterazione della richiesta di tassare al 45% i redditi sopra i 150mila euro (100mila per Rc), con il 2% destinato alla solidarietà per i pensionati delle fasce deboli.

Prima giornata di confronto sulla Finanziaria, ieri in Commissione Bilancio alla Camera dei deputati, dopo la travagliata approvazione del decreto fiscale collegato, e dopo il vertice di maggioranza di sabato scorso per coordinare l’attività parlamentare con quella del governo, nel tentativo di non dover ricorrere al voto di fiducia anche sul disegno di legge che reca “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato”, ovvero la legge Finanziaria in senso stretto, con tutti i conti e i capitoli di spesa elencati uno per uno e il carico imputato a ciascun Ministero, e, in fondo, il saldo finale, che deve essere – e rimanere – quello dettato dal Ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa: il “muro portante”; la cifra “monstre” di 33,751 miliardi di euro per il 2007 che, secondo le previsioni proiettive, sarà reiterata in 33,081 miliardi anche nel 2008 e altrettanti nel 2009.

Significa che nel triennio siamo al numero iperbolico di 100 miliardi di euro tondi tondi, che se venissero rapportati alla vecchia moneta cuberebbero in un intorno di 200mila miliardi di lire.

Si sa che la materia è ostica complessa e articolata, qualcuno dice disarticolata; non solo per i continui rimandi ad altre leggi provvedimenti norme e decreti precedenti, ma anche per l’entità di quei settemila emendamenti, che però saranno falcidiati dalla prima scrematura di ammissibilità della Commissione, per concentrarsi poi solo sugli “ammissibili” e, più ancora, su quelli “segnalati”, ovvero tenuti in particolare considerazione dai gruppi parlamentari, che su specifiche materie vogliono che si vada se non all’approvazione in Commissione, almeno alla discussione in Aula, sempreché ogni singolo emendamento riporti l’indicazione della relativa copertura contabile – o in maggiori entrate (quasi sempre indicate nell’aumento delle accise sugli alcolici) o in minori spese (per lo più a carico dei Ministeri) – comunque con l’individuazione nell’ambito della stessa Legge di Bilancio delle risorse da destinare a questa o quella richiesta, con un lavorio di “bilancino” che continuerà a spostare di qua o di là cifre anche significative, come ad esempio i molti milioni di euro da detrarre alla risorse per il funzionamento e la spesa corrente del Ministero dell’Economia cui fanno riferimento la gran parte degli emendamenti presentati dai deputati del centrodestra, ma anche molti del centrosinistra.

Ci sarà lo spazio e il tempo, nei prossimi giorni e fino alla presentazione in Aula, di analizzare le modifiche più importanti che il Parlamento intende operare sulla proposta del governo. Per intanto gli emendamenti di maggiore impatto e quelli “segnalati” da Rifondazione comunista riguardano: la sesta aliquota Irpef al 45% sui redditi più alti per finanziare indennità di malattia, di maternità e di disoccupazione per i precari; una diversa composizione delle detrazioni e degli assegni per carico famigliare; tasse più alte su Suv, alcolici, sigarette, vincite al lotto; misure di solidarietà a favore degli incapienti e delle famiglie; una tassa “unica” del 20% sui redditi da affitti per i proprietari e corrispondente deduzione per i locatari (Rnp); un’imposta addizionale sui beni di lusso (Udeur); obbligo di installazione di pannelli fotovoltaici sugli edifici di nuova costruzione (Verdi); tetto sugli stipendi dei manager pubblici (Idv).

E poi, come si diceva all’inizio, Rifondazione comunista chiede, tra le altre cose, l’abolizione dei ticket sanitari sugli accertamenti diagnostici e sui ricoveri d’urgenza; la stabilizzazione dei lavoratori della pubblica amministrazione con almeno tre anni di contratti a termine; la revisione della composizione delle classi nella scuola dell’obbligo per salvare i posti di lavoro del personale insegnante oggi precario. Ma non è che l’inizio.