Berlino Due governi regionali di sinistra si sono presentati domenica al giudizio degli elettori, a Berlino e a Schwerin, e ne sono usciti con le ossa rotte. Gli elettori delusi non si fidano nemmeno della Cdu, e puniscono il partito della cancelliera Angela Merkel con i più bassi quozienti mai totalizzati in quelle due regioni: 21,3% a Berlino (-2,5) e 28,8 (-2,6) in Meklemburgo-Pomerania anteriore, la regione costiera affacciata sul Baltico. Solo grazie alla pessima performance democristiana, restano in sella come «ministri-presidenti» due socialdemocratici: Klaus Wowereit a Berlino e Harald Ringstorff a Schwerin.
La generale crescita delle astensioni esprime il disincanto per il menù unico a base di austerità neoliberista, somministrato sia nei Länder socialdemocratici che in quelli democristiani, come nella «grande coalizione» tra Cdu e Spd alla guida del governo federale. E’ un clima propizio per i neonazisti. Il partito nazionaldemocratico Npd sfonda in Meklemburgo, dove col 7,3 per cento conquista sei deputati.
Trend comune alle due regioni è il crollo di circa dieci punti nella partecipazione al voto. A Berlino sono andati a votare 58 elettori su cento (contro i 68,1 del 2001). Nel Meclemburgo 59,2 su cento (contro il 70,6% alle precedenti regionali del 2002). La ricorrente disaffezione dalla politica stavolta punisce le uniche due coalizioni rosso-rosse sul suolo tedesco. Sia la metropoli berlinese, sia la regione agraria attorno a Schwerin sono governate da alleanze tra socialdemocratici e socialisti della Linkspartei-Pds. La disponibilità a coalizzarsi con una formazione che risale – pur tra drastiche rotture – al partito «realsocialista» della Rdt, fu una svolta rivoluzionaria per i socialdemocratici tedeschi, con le loro ossessioni anticomuniste. Nasceva dalla realistica constatazione che la sola alleanza con i verdi non era più in grado di garantire maggioranze di centro-sinistra nella Germania unificata, considerando che la Pds conserva un forte radicamento a est. Solo una Spd capace di comunicare sia con i verdi che con i socialisti può alla lunga sperare di uscire dalla prigione della «grande coalizione». Ma il potenziale innovativo delle due coalizioni rosso-rosse si è subito esaurito. Invece di spostare a sinistra la Spd, è la Pds che si è spostata a destra. Con l’entusiasmo dei neofiti, impazienti di dimostrare «maturità» governativa, i socialisti a Berlino – città afflitta da un pauroso indebitamento di 60 miliardi di euro – hanno acconsentito a drastici tagli alle spese sociali. Sono stati chiusi centri sociali per i giovani, aumentate le rette degli asili d’infanzia, i genitori devono ora pagare i libri scolastici prima gratuiti. La Berlino rosso-rossa è uscita dall’unione dei datori di lavoro pubblici, e così non più tenuta a rispettare i contratti sindacali: agli impiegati sono stati imposti aumenti d’orario e rinunce salariali. I socialdemocratici, che prima del 2001 in combutta con i democristiani avevano già privatizzato in città gas e acqua (le tariffe sono rispettivamente aumentate del 30 e del 15 per cento), hanno continuato a svendere insieme ai socialisti una parte delle case popolari pubbliche. E si preparano a privatizzare ospedali e trasporti. Risultato: la Spd ha perduto a Berlino 60mila voti, i socialisti 180mila. Lo specchio delle quote proporzionali, deformato dal balzo in avanti delle astensioni, trasfigura il reale arretramento della Spd im un piccolo incremento di 1,1 punti, al 30,8%. Nessuna cosmesi statistica è possibile per i socialisti, che crollano dal 22,6 al 13,4% (-9,2). A Berlino solo la personale popolarità del borgomastro Wowereit ha salvato la Spd da una punizione più severa. Sta ora a Wowereit scegliere se formare una maggioranza – comunque risicatissima – con i socialisti ridimensionati o con i verdi rafforzati al 13,1. Entrambi i possibili alleati minori mettono sul piatto della bilancia 23 deputati. In Meklemburgo i socialisti, pur perdendo 22mila voti, sono rimasti dov’erano in percentuale (16,8%, con una flessione di 0,4 punti): Erano già ridotti al loro zoccolo duro di pensionati e disoccupati, che non sanno a che altro santo votarsi. Qui sono i socialdemocratici a fare un capitombolo di 10 punti. Subiscono un salasso di 147mila voti. Piombano al 30,1% dal 40,6% che avevano.