Elezioni, la posta in gioco è un mastino democratico

La posta in gioco per Bush nelle elezioni di medio termine è drammatica. Se i repubblicani perderanno la maggioranza alla camera le regole di anzianità impongono che alla cruciale commissione giustizia venga nominato presidente il democratico afro-americano John Conyers, rieletto per ben 19 volte (dal 1964) dai cittadini di Detroit. Come membro della commissione giustizia, Conyers guidò un’indagine sui pasticci elettorali che consegnarono lo stato dell’Ohio ai repubblicani, garantendo la rielezione di Gorge W. Bush nel 2004. Il rapporto, intitolato «What Went Wrong in Ohio» (che cosa non ha funzionato nell’Ohio) venne ignorato dai grandi media americani. Dato il volume di ricerche, dati e testimonianze giurate nel suo rapporto, l’esponente democratico rimase incredulo davanti all’assordante silenzio e lo pubblicò in forma di libro con una introduzione di Gore Vidal. Un Conyers alla presidenza della commisione giustizia della Camera potrebbe riaprire il caso della frode elettorale del 2004, indagare sulle accuse di corruzione dell’amministrazione in carica e sulle bugie sottoscritte dai più alti funzionari della Casa bianca per giustificare l’attacco all’Iraq.
La commissione giustizia ha il potere di emanare mandati di comparizione e di costringere gli interrogati a testimoniare sotto giuramento. Almeno alla Camera, se i democratici confermassero gli attuali risultati dei sondaggi e ottenessero la maggioranza, Bush potrebbe dover persino affrontare un impeachment. Ed è a questo punto che entra in gioco il problema del conteggio del voto.
Dopo lo scandalo elettorale della Florida, nel 2002 i repubblicani presentarono una legge chiamata Help America Vote Act (Hava), stanziando 2,6 miliardi di dollari per cambiare tutte le vecchie macchine elettorali negli Stati uniti con moderni computer contavoti e «touch-screen» entro le elezioni di novembre 2006. L’80% di queste macchine, che verranno usate tra due mesi per le elezioni di medio termine, sono prodotte da due compagnie legate all’estrema destra religiosa e accusate in passato di frode finanziaria e corruzione: la Diebold e la Election Systems & Software. Dalla primavera di quest’anno, in tutti gli stati si stanno tenendo le primarie di entrambi i partiti, per decidere chi candidare ai vari seggi di camera, senato e altri uffici locali. Il risultato finora è stato descritto da gran parte degli esperti in affari elettorali come un train wreck, un disastro ferroviario: voti che spariscono, macchine che si bloccano, ritardi estenuanti per votare. Due giorni fa, le macchine della Diebold usate in Alaska si sono inceppate e funzionari elettorali sono stati costretti a contare i voti a mano. Lunedì scorso la Election Systems & Software ha pagato 245mila dollari allo stato dell’Indiana per evitare una causa giudiziaria derivante dai problemi provocati dalle sue macchine contavoti durante le primarie di maggio. A metà agosto è stato pubblicato uno studio commissionato dalla commissione elettorale della contea di Cuyahoga (Ohio) per indagare sui problemi delle primarie avvenute a maggio. Lo studio, durato tre mesi, ha rivelato che il conteggio elettronico spesso forniva risultati diversi da quello cartaceo. Il sistema elettorale, conclude lo studio dell’Election Science Institute, «esibisce, nella sua totalità, difetti con consequenze estremamente serie, specialmente nel caso di una elezione con margini di vittoria risicati».
Il nervosismo dei repubblicani si è manifestato anche durante l’elezione avvenuta il 6 giugno per sostituire un congressista repubblicano di San Diego (California) condannato per aver ricevuto mazzette da industrie militari. A contendersi il seggio il repubblicano Brian Bilbray e la democratica Francine Busby. I sondaggi davano la Busby in vantaggio di sette punti: invece vince di pochissimo Bilbray, che il 13 giugno vola a Washington e presta giuramento nell’ufficio del presidente repubblicano della Camera. Il 30 giugno il risultato viene certificato dal cancelliere della contea, ma un mese dopo alcuni cittadini di San Diego fanno causa per ottenere un conteggio a mano del voto. La difesa insiste: il caso non è più soggetto alla legge della California perché Bilbray ha già giurato e dunque questione riguarda la comissione elettorale della camera. A maggioranza repubblicana.