Elezioni in Egitto: la democrazia è sempre imbavagliata

Traduzione di l’Ernesto online

Il 26 novembre, 40 milioni di elettori egiziani sono stati chiamati a rinnovare i 518 seggi dell’Assemblea del Popolo. Il secondo turno è stato organizzato il 5 dicembre.

La confraternita dei Fratelli Musulmani (88 seggi nell’assemblea uscente), ufficialmente interdetta ma di fatto tollerata, sosteneva 130 candidati che si presentavano come “indipendenti”. La stampa e gli osservatori indipendenti hanno testimoniato di numerosi casi di frode e violenze di ogni genere nel primo turno. Circa 600 membri dei Fratelli Musulmani sono stati arrestati durante la campagna elettorale.

Il partito liberale Wafd che presentava 176 candidati e faceva affidamento sulla volontà di apertura del presidente Mubarak si è ritirato al secondo turno, come i Fratelli Musulmani, di fronte alla intensità delle violenze e delle frodi.

Malgrado gli appelli al boicottaggio dell’ “associazione nazionale per il cambiamento” di Mohamed El Baradei, ex responsabile dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, la maggior parte dei partiti, compresi i partiti della sinistra come Tagammu o il partito nasseriano (in un contesto di forti divisioni interne) hanno ritenuto di partecipare al voto.

L’organizzazione americana Human Rights Watch da parte sua ha denunciato le condizioni in cui si è svolto lo scrutinio: “L’esclusione ripetuta dei rappresentanti dell’opposizione e degli osservatori dai seggi elettorali, insieme alle informazioni che davano conto di violenze e frodi, suggeriscono che i cittadini non hanno potuto prendere parte a elezioni libere”, spiega un comunicato di HRW, Joe Stork.

Il partito presidenziale NDP è membro dell’Internazionale Socialista. Il rappresentante del Dipartimento di Stato statunitense P.J. Crowley ha riconosciuto l’esistenza di dubbi sulla regolarità di queste elezioni, ma ha affermato che Washington continuerà a lavorare per lo sviluppo dell’Egitto. Del resto, Washington non ha ritenuto di imporre la presenza di osservatori internazionali a queste elezioni.

L’Egitto resta il principale pilastro della dominazione statunitense nel Medio Oriente.