Egregio Signor T,
la ringrazio di cuore per avermi fatto recapitare a casa l’oggetto dei miei desideri: il modem Adsl. Vede, Signor T, erano anni che provavo un’invidia accigliata per chiunque ne possedesse uno e ne facesse uno spasmodico ed estatico uso quotidiano. Entrare nelle case dei possessori di modem Adsl era ormai diventato un penoso processo di autodistruzione. Facevo irruzione negli appartamenti con l’angoscia che già mi azzoppava la voce. Senza quasi salutare mi aggiravo per le case alla ricerca febbrile dell’Oggetto, spalancando porte senza bussare, accendendo luci su scenari di apocalissi domestiche che avrei preferito lasciare al buio. Poi immancabilmente lo trovavo. La scatolina del modem Adsl lampeggiava con fresca gaiezza accanto al monitor di un qualsiasi computer. E spesso accanto alla scatolina gaia e fresca c’era uno scarmigliato ragazzino che cavalcava paonazzo il computer giorno e notte, slogandosi polsi e neuroni e lacrimando fino quasi alla cecità. La ringrazio di cuore, egregio Signor T, proprio perché facendomi recapitare a casa il modem Adsl lei mi ha tirato fuori da un limbo insopportabile. Mi ha restituito l’accesso alla società, mi ha restituito agli amici, alle conversazioni al bar, alle telefonate con i conoscenti, a quelle con i parenti e alle chiacchiere intavolate senza conovaccio nelle code agli sportelli. Mi creda, Signor T, di questo le sarò grato in eterno, perché in qualche modo è come se lei mi avesse dato nuova vita, come se mi avesse partorito per la seconda volta al mondo.
Quando il postino mi ha consegnato la scatola non ne conoscevo ancora il contenuto. È un peccato, egregio Signor T, perché mi sarebbe piaciuto scriverle qualche riga di immediato ringraziamento. Invece ho salutato il postino e mi sono portato la scatola in cucina, come fa il cane quando va a rosicchiarsi l’osso per i fatti suoi. In cucina ho liberato il contenuto dal suo imballaggio e con gioia sperticata ho capito che si trattava del modem Adsl. Quasi sono scoppiato in lacrime, egregio Signor T! Piccolo, bianco, discreto, sembrava un biscotto gelato. Sono corso alla finestra, per tentare di fermare il postino, ma l’ho visto scomparire in motorino dietro l’ultimo dei palazzi della via. Così sono tornato in cucina, e per alcuni minuti non sono riuscito a distogliere lo sguardo dal mio modem Adsl. Lo guardavo con lo stesso vacuo sguardo ebete di un padre che per la prima volta guardi dormire il proprio figlio in ospedale.
Per ricevere il mio modem Adsl, egregio Signor T, era stato sufficiente telefonarle al numero di tre cifre che avevo trovato indicato sul volantino. Dopo pochi istanti mi aveva accolto con grande gentilezza uno di quelli che lei ama giustamente chiamare consulenti. Con grande solerzia i suoi consulenti accolgono per quattro ore al giorno tutte le persone che come me sono desiderose di uscire del loro limbo personale. Al suo consulente, egregio Signor T, avevo trasferito tutti i miei dati: il codice fiscale, la residenza, il numero di telefono cellulare, l’indirizzo di posta elettronica, il numero di conto corrente bancario su cui addebitare l’importo della bolletta, il codice cab, il codice abi e il codice cin. Con squisita operosità il suo consulente mi aveva garantito l’arrivo del modem Adsl in tempi brevi e l’attivazione di un piano tariffario che prevedeva la navigazione illimitata su Internet, giorno e notte, feriali e festivi. Lo stesso giorno avevo ricevuto effettivamente da lei una e-mail in cui mi faceva i complimenti per la mia scelta. In allegato alla mail c’era anche la fotografia di una delle sue consulenti. Le faccio i miei complimenti, egregio Signor T, perché le sue consulenti sono molto belle, sorridenti, rilassate, e indossano un’elegante cuffietta da presentatrici televisive.
Non smetterò mai di esserle grato, Signor T, anche perché lei mi ha insegnato un uso del telefono che prima ignoravo del tutto. Un uso disinvolto, amichevole, intimo della cornetta del telefono. Da quando abbiamo stipulato telefonicamente il nostro contratto per l’Adsl e per il telefono, telefonare è diventata la mia attività principale. Al mattino telefono, al pomeriggio telefono, alla sera telefono. Di sabato telefono, di domenica telefono. Sdraiato sul divano, col ventilatore e la televisione accesi, io telefono. Nella vasca da bagno, con la schiuma profumata tutto intorno, io telefono. Proprio così, Signor T. Grazie al contratto stipulato con una della sue deliziose consulenti, io telefono notte e giorno. Solo, telefono sempre a lei, egregio Signor T. Da oltre un mese, ovvero dal giorno in cui mi ha fatto recapitare il mio nuovo modem Adsl, lei è diventato il mio unico, magnanimo interlocutore. Digitando le semplici tre cifre che identificano il suo recapito telefonico, io quotidianamente mi metto in contatto con lei per capire come mai l’oggetto che gentilmente mi ha fatto pervenire a casa non non ne vuole sapere di svolgere la sua funzione.
Vede, egregio Signor T, mai nella mia vita avevo avuto la fortuna di passare così tante ore al telefono consecutivamente. In attesa di parlare con qualcuna delle sue deliziose consulenti con la cuffietta, dopo avere correttamente digitato il suo numero trinitario, ascolto al telefono la musica che lei gentilmente ha deciso di offrirmi. Grazie a lei, Signor T, ho imparato a svolgere molte attività, con la cornetta aderente l’orecchio. Per facilitarmi questa multifunzionalità ho anche comprato un telefono cordless, così da potermi muovere agilmente per la casa. Da oltre un mese trascorro la mia quotidianità domestica ascoltando melodie jazz nell’attesa di parlare con lei, o con qualcuno dei suoi consulenti. Con il telefono all’orecchio preparo da mangiare, con il telefono all’orecchio pranzo seduto al tavolo, con il telefono all’orecchio leggo, guardo la televisione, lavo i capelli alla bambina, do da mangiare ai gatti, suono la batteria, leggo, mi appisolo sul divano dopo pranzo. Con il telefono all’orecchio la sera leggo un libro alla bambina per farla addormentare, faccio un po’ di ginnastica alla mattina, passo l’aspirapolvere in salotto. Da quando poi ho scoperto che il mio cordless ha un’autonomia di cento metri, col telefono all’orecchio posso anche andare a comprare pane e giornale la mattina. Nell’orecchio sempre la bellissima musica jazz che gentilmente lei ha voluto farmi ascoltare. Ogni dieci minuti una delle sue deliziose consulenti si premura di dirmi «Ci scusiamo per l’attesa. Vi preghiamo di attendere in linea per non perdere la priorità acquisita». E poi giù di nuovo jazz per altri dieci minuti, fino a quando un altrettanto deliziosa voce maschile mi ricorda che pur essendo al telefono, sto ascoltanto una radio: «State ascoltando Radio T. Live on the web 24 hours a day». Il che mi rassicura sul fatto che potrò continuare ad ascoltarla anche durante il sonno.
La mia vita insieme a lei, Signor T, è diventata molto più piena di cose, come vede. Grazie a lei ho potuto prendere un mese di ferie dal lavoro e ascoltare con più agio e comfort Radio T 24 hours a day nell’attesa di un suo qualche cenno di esistenza. Grazie a lei ho cominciato a parlare più volte al giorno con i suoi consulenti e a raccontare ad ognuno di loro le procedure che hanno portato al non funzionamento del mio modem Adsl. Con efficienza encomiabile, egregio Signor T, i suoi consulenti con la cuffietta continuamente inoltrano una domanda di assistenza tecnica che ogni volta cade nel nulla del mondo remoto in cui lei vive assieme ai suoi consulenti. Così ottusamente proseguo nell’ascolto ipnotico di Radio T finché un altro consulente efficientamente mi risponde e diffusamente io ricomincio a raccontare la storia del mio modem Adsl recapitato da un postino, e il suo consulente con la cuffietta inoltra la domanda di assistenza tecnica. Nel frattempo lavo i capelli alla bambina, faccio i compiti assieme a lei, la metto a dormire e mi guardo un poliziesco alla tv. Una volta, egregio Signor T, un suo consulente è stato così volenteroso da provare assieme a me a venire a capo del non funzionamento del mio modem Adsl. Mentre parlavamo al telefono mi ha chiesto «La vede la presa del telefono?». Quando gli hi risposto che la vedevo mi ha detto senza indecisioni «La stacchi». Poi non ho più sentito nulla.
Quando l’altro giorno ho perso la pazienza con uno dei suoi consulenti con la cuffietta, egregio Signor T, ho capito che era come arrabbiarsi con il distributore automatico di sigarette, o il Viacard dell’autostrada che ti dice «Arrivederci». Allora, egregio Signor T, ho capito che lei non esiste, così come non esiste nessuno dei suoi consulenti con la cuffietta. Io non so dove sia il suo Castello, né so come contattarla se non attraverso il suo numero trinitario a cui risponderebbe qualcuno dei suoi aiutanti con la cuffietta. In un momento di eccitazione ho anche pensato di prendere l’aereo e venire all’indirizzo che ho trovato scritto sulla scatola del mio modem Adsl. Ma mi creda, egregio Signor T, ho paura. Ho paura perché sono sicuro che mi troverei a varcare la soglia di un hangar immenso completamente vuoto. E ho paura perché sono sicuro che dentro quell’hangar completamente vuoto sentirei soltanto una babele di voci di gente che urla e chiede il perché del non funzionamento del proprio modem Adsl. Finirei per morire di paura, egregio Signor T. Mi creda.
Così ho deciso di provare a scriverle. Magari lei legge la posta, e un giorno vorrà darmi un segno di risposta. Ho deciso di licenziarmi proprio per aspettare in casa una sua telefonata. Starò in casa giorno e notte, e se chiamerà vorrà dire che avrà ricevuto questo mio messaggio in bottiglia. A me non resta che affrancare questa lettera, chiuderla e scriverci su il suo indirizzo. Lo farò con la stessa fiducia di quando da bambino scrivevo sulla busta Babbo Natale – Polo Nord, e poi la vedevo scomparire inghiottita dalla cassetta rossa per le lettere.