Egitto, sangue sull’avanzata dei Fratelli musulmani

Undici morti negli scontri di piazza a margine delle elezioni e il partito nazional democratico che tiene il controllo del parlamento. Flop dell’opposizione laica

La maratona elettorale egiziana cominciata un mese fa e segnata da una violenza senza precedenti si è conclusa con la conquista di una maggioranza schiacciante in Parlamento da parte del Partito nazional democratico (Pnd) del presidente Hosni Mubarak. Il bilancio di sangue di questo mese di votazioni è di 11 morti, decine di feriti, sedi di partiti bruciate, molti seggi chiusi. Violenze di cui sono stati protagonisti principali quasi sempre gli attivisti del Pnd, in non pochi casi aiutati dalle forze di sicurezza e bande di criminali. Tutto ciò non ha impedito ai Fratelli musulmani – il movimento islamista moderato, illegale in Egitto da circa mezzo secolo – di ottenere un risultato insperato alla vigilia: almeno 88 dei suoi candidati (che si erano presentati come «indipendenti») sono stati eletti, talvolta in circoscrizioni ritenute roccaforti del Pnd. Tra gli esiti negativi del voto c’è la devastante sconfitta subita dall’opposizione laica che, dopo aver condotto la lotta per la democrazia, si ritrova in Parlamento con un pugno di seggi. La minoranza cristiana copta (almeno 8 milioni di persone) inoltre continua ad essere sottorappresentata, per non parlare della presenza «invisibile» delle donne nella nuova assemblea. Mubarak può brindare al suo nuovo successo, a tre mesi dalla riconferma alla presidenza con oltre l’80% dei voti. Il Partito nazional democratico, guidato dal figlio Gamal, ha ottenuto 314 seggi, ovvero il 70% dei 444 in palio (dieci sono di nomina presidenziale) e continuerà a controllare l’Assemblea. La maggioranza potrebbe ulteriormente crescere se, come è prevedibile, alcuni «indipendenti» tra qualche giorno si dichiareranno del Pnd. L’opposizione laica ha ottenuto in tutto 14 seggi, di cui sei al partito conservatore Wafd, due al marxista Tagammu, due al nasseriano Karama, due al liberale Ghad. Restano ancora 12 circoscrizioni da attribuire, in data da definirsi. I Fratelli musulmani hanno commentato con soddisfazione la conquista del 20% circa dei seggi (nella passata legislatura avevano 16 deputati «indipendenti»). Sul sito internet del movimento la «guida suprema», Mohammed Akef, ha attribuito il merito del successo «alla imparzialità dei giudici e alla volontà del popolo». Dispiaciuto per la sconfitta dell’opposizione laica ma fiducioso per il futuro si è detto Saad Edin Ibrahim, presidente dell’istituto di studi sociali Ibn Khaldun e professore di sociologia, incarcerato tre volte per reati d’opinione. «Tutti, anche i Fratelli musulmani, hanno in comune la volontà di eliminare la legislazione d’emergenza, di limitare il potere presidenziale, di rendere indipendenti ed equilibrati fra di loro potere esecutivo, giudiziario e legislativo – ha detto Ibrahim – l’opposizione perciò proseguirà sulla stessa strada intrapresa, organizzando incontri, lavorando sul terreno. Abbiamo bisogno di fare allenamento, siamo come un corpo che deve rafforzare i propri muscoli. I giovani leader dell’opposizione devono saper prendere rischi».

Ibrahim non si è detto sorpreso dalle violenze che hanno causato morti e decine di feriti. Per lui sono l’esatta rappresentazione di un «potere brutale». La differenza rispetto al passato, ha aggiunto, «è che ora il regime pensa alla successione e distrugge tutti quei giovani determinati e capaci che potrebbero ostacolare l’ascesa di Gamal Mubarak, perché fanno presa sulla gente». Ibrahim ha infine definito «inconsistente» la teoria del patto di ferro fra il Pnd e i Fratelli musulmani avanzata da qualcuno, secondo la quale Mubarak in cambio della «pace sociale» garantirebbe la legalizzazione agli islamisti.