Stavano lavorando alla ristrutturazione di un rustico per trasformato in cantina su commissione di una nota azienda vinicola dell’avellinese. Per mangiare si erano trasferiti nella casa attigua, al momento disabitata e gelida. Volevano scaldarsi prima di consumare il pasto e hanno acceso il camino collegato da un tubo a una termocaldaia. Probabilmente non si sono resi conto nemmeno di cosa stava accadendo, l’esplosione li ha travolti in pieno. Sono morti sul colpo due fratelli, Pasquale e Giovanni Colucci, rispettivamente di 48 e 50 anni, mentre Salvatore Colucci, di 20 anni figlio di Pasquale e Vincenzo Longobardi, 20, sono rimasti gravemente feriti. E’ successo a Sant’Angelo all’Esca nella Valle Ufita, a 40 chilometri da Avellino. I quattro sono stati travolti da gas e fiamme, poi seppelliti dalle macerie della casa coloniale crollata a causa del violento scoppio. I vigili del fuoco hanno dovuto lavorare parecchio per estrarre gli uomini, ma per i fratelli Colucci non c’è stato niente da fare. I due giovani, invece, trasferiti in ospedale non sono in pericolo di vita.
Quella dei Colucci è un’impresa edile a conduzione familiare e in base ai dati forniti dalla Fillea-Cgil Campania si tratta di una società in regola: fino ad agosto sono stati regolarmente versati tutti i contributi relativi a sei operai. Quanto accaduto verrebbe burocraticamente classificato come incidente «anomalo», non essendo direttamente imputabile ai lavori di ristrutturazione. Eppure sempre di sicurezza si tratta, di norme non rispettate, di mancanza di cautele e di pressappochismo. Le cose non funzionano se solo in Campania negli ultimi mesi per questi motivi sono morti 23 operai e quasi tutti lavoravano in piccoli cantieri. «Uno dei problemi – spiega Vincenzo Petruzziello, segretario regionale Fillea Cgil – è sicuramente collegato al mancato rispetto delle norme, ma è anche vero che i controlli dovrebbero essere più severi sulle imprese che si iscrivono alla camera di commercio». Il 90% di queste – secondo i dati delle casse edili – non supera infatti i 4-5 dipendenti, la maggior parte sono microsocietà a conduzione familiare. «Oggi per avere lo status di impresa edile basta un’iscrizione – continua Petruzziello – sarebbe invece opportuno che ogni azienda presentasse un curriculum e una commissione ne valutasse la solidità e la struttura. Poi non ci meravigliamo se in Campania il 40% degli edili lavora in nero».
Anche Luigi Cuomo, 40 anni, un altro operaio morto ieri sul lavoro, era impiegato in una microimpresa. Stava infatti ristrutturando delle case private nel salernitano a Giffoni Sei Casali. E’ stato travolto dal camion che stava manovrando, mentre trasportava una ruspa dal mezzo alle abitazioni. Ora si dovrà accertare se il freno della vettura abbia ceduto o se c’è stata un’imprudenza del manovale. In ogni caso questi incidenti riaccendono il dibattito sulla precarietà dei lavoratori, troppo spesso costretti ad operare senza seguire le norme di sicurezza. «Gli edili lavorano alla stessa maniera degli anni ’50 – conclude Petruzziello – non c’è stata nessuna innovazione nelle tutele da applicare. Cinquant’anni fa, per esempio, la prima causa di morte tra loro era la caduta dall’alto, oggi è sempre la caduta dall’alto». A questo proposito la Cgil Campania ha diffuso un comunicato per invitare le istituzioni ad agire. «Lavoro nero, precarietà, assenza di cultura e pratica della prevenzione, scarsità dei controlli e risorse, insufficienza di cultura politica e istituzionale in materia concorrono – si legge – al quadro desolante di un’inerzia e un’impotenza generale. Le misure annunciate dal governo nazionale, le parole accorate spese dal presidente della Repubblica hanno bisogno dell’impegno di tutti, da oggi».
Sempre ieri a Roma un operaio rumeno di 20 anni è precipitato da un’impalcatura alta 6 metri, mentre lavorava in un cantiere edile di via delle Vigne Nuove. L’uomo è stato immediatamente portato all’ospedale Sant’Andrea, le sue condizioni fortunatamente non sono gravi. «Assicurare la sicurezza sul lavoro deve essere una priorità per le istituzioni, altrimenti dovremo rassegnarci ad assistere impotenti ad incidenti come quelli avvenuti a Vigne Nuove e in Campania», ha detto Alessandro Cardente, presidente del IV Municipio.