«Rifondazione, così come i comitati vicentini (che torneranno in piazza domani, ndr), non ha affatto abbandonato la battaglia contro la nuova base Usa di Vicenza». Botta e risposta, via agenzie, tra il capogruppo del Prc a Palazzo Madama e il presidente del consiglio in visita ufficiale in Giappone. E’ da Tokio, infatti, che era giunta quella che Giovanni Russo Spena ha reputato «una singolare dichiarazione» di Romano. Si tratta delle aspettative di gratitudine che il Professore nutre dopo il «sacrificio politico», così lo ha definito, compiuto con il via libera al progetto Usa di militarizzazione dell’aeroporto Dal Molin. Un via libera esplicitato con un celebre editto da Bucarest, a metà gennaio, nonostante le difficoltà nella sua stessa coalizione. Non solo Rifondazione, verdi, Pdci e sinistra ds s’erano dichiarati contrari al raddoppio della presenza dello Zio Sam in una città già punita dalle servitù militari, ma anche i parlamentari dell’Ulivo, eletti in Veneto, hanno marciato con 200mila persone nella più grande manifestazione politica mai accaduta nella città del Palladio. Ne è riprova la composizione della delegazione di parlamentari italiane – Elettra Deiana e Tiziana Valpiana del Prc, la diessina Lalla Trupia, la verde Luana Zanella e Laura Fincato della margherita – in visita negli Stati Uniti per perorare la causa dei cittadini di Vicenza presso la società civile italo-americana e finanche presso Nancy Pelosi, nuova speaker democratica del Congresso dopo la debacle repubblicana alle elezioni di mid-term.
E’ proprio durante la missione che è arrivata l’intervista giapponese di Prodi alla Reuters, nella quale il capo del governo italiano ricorda l’obbligo internazionale col quale s’è dovuto misurare e che richiedeva «sacrificio» e « complicazioni politiche»: «Il governo Usa dovrebbe essere grato e sono sicuro che lo sarà», si legge nel lancio Reuters nel quale si afferma la contentezza di Prodi per la visita di Bush in Italia all’indomani del G8 tedesco di Rostock. Tra il 9 e il 10 giugno, l’inquilino della Casa Bianca sarà a Roma per incontrare per la prima volta papa Ratzinger. Una volta qui, riferisce all’agenzia una fonte governativa Usa, il presidente potrebbe incontrare il premier che, a sua volta, non è ancora stato a Washington da quando, un anno fa, ha battuto Berlusconi alle politiche. Da parte sua, il leader dell’Unione dice di non temere dimostrazioni antiamericane da parte della sua coalizione: «I problemi sono stati con chi non voleva la base e non con il governo americano. Sono molto contento che Bush abbia deciso di venire ed è chiaro che il governo lo riceverà come un ospite e un amico, i dimostranti saranno liberi di protestare». «Riteniamo che, ai presunti impegni presi da Berlusconi, il governo avrebbe potuto senz’altro fare marcia indietro – ribatte Russo Spena – si trattava di un impegno nient’affatto formalizzato e istituzionalizzato, la cui origine ambigua riflette il servilismo del precedente governo nei confronti degli States. Ci auguriamo che il governo Prodi dimostri una più forte capacità di innovazione».
In attesa di incontrare Nancy Pelosi (salvo imprevisti sarebbe dovuto accadere ieri sera mentre Liberazione andava in stampa) intanto, le parlamentari dell’Unione hanno discusso a lungo, ieri, con diversi deputati e senatori di origine italiana, tra cui Rosa De Laura e Loretta Sanchez e altri esponenti delle commissioni Esteri, Difesa, Affari Interni e Bilancio. «Abbiamo riscontrato un enorme interesse – fa sapere Tiziana Valpiana, senatrice veneta di Rifondazione prima di incontrare, ieri sera a Wasshington, l’ambasciatore italiano – e una grande disponibilità da parte di tutti loro che non sapevano nulla dell’opposizione popolare a questo progetto. Il leader del comitato popolare dei parlamentari italo-americani, Pasharello, si è anche reso disponibile a verificare le notizie sulla base delle quali Prodi, a gennaio, negò il motivo della sua affrettata decisione: disse allora che se l’amministrazione Bush non avesse avuto l’ok dall’Italia entro gennaio, avrebbe perso i finanziamenti concessi dal Senato».
A complicare i rapporti Roma-Washington potrebbe incidere il processo in contumacia iniziato a Roma contro il soldato Lozano iniziato ieri a Roma, e subito rinviato al 14 maggio. Il marines è imputato per l’omicidio volontario di Calipari, l’uomo dei servizi italiani che aveva appena liberato Giuliana Sgrena e tornava, in automobile con l’ex ostaggio, verso l’aeroporto di Bagdad. Al check point furono investiti dalle raffiche della pattuglia Usa. La difesa di Lozano ha ottenuto il rinvio sostenendo che il soldato non sarebbe a conoscenza del procedimento non avendo ricevuto notifica dell’udienza.
Il ritorno da Washington delle parlamentari è previsto per domani proprio quando a Vicenza tornerà in piazza la protesta popolare con una “sinfonia per fischietti e pignatte” da Piazza Matteotti fino al palazzo del comune. Nell’ultimo mese il presidio permanente No Dal Molin è sotto attacco della Giunta Hullweck, responsabile dell’accordo con gli Usa per la nuova base e irritata da un dissenso imprevisto – i sondaggi lo danno minimo al 60% – e che vorrebbe far tacere al più presto. I comitati e i coordinamenti, nonostante l’eclissi della vicenda sulla grande stampa, sono una macina di iniziative, anche clamorose. Come la scoperta e il sabotaggio delle fibre ottiche posate nella zona dell’aeroporto in funzione del raddoppio della presenza statunitense. «I lavori sono silenziosamente avviati», denuncia il presidio rivelando che, in virtù degli accordi sulla condivisione del peso, i costi saranno in gran parte a carico dei contribuenti italiani: energia gratuita al 98%, secondo gli accordi di Londra del ’58, benzina, acqua, gas e trasporti al prezzo di costo e, come ulteriore contraccolpo, gli immobili circostanti sono destinati a svalutarsi del 30%. Quando Bush verrà a Roma, si sentirà parlare vicentino per le vie della Capitale.