“Lo Stivale a stelle e strisce”. Era il titolo di un articolo di Falco Accame scritto per Liberazione nel febbraio 1998, un bel compendio delle basi Usa in Italia, dalla Sardegna al Veneto, una mappa circostanziata dell’Italia del “potere invisibile”. Sono passati quasi dieci anni; l’ampliamento di Sigonella e il raddoppio di Vicenza hannno riportato i riflettori sullaquestione della basi americane in Italia. Ma quante sono davvero? E dove? Prendiamo lo Stivale e lo osserviamo bene. Primo sussulto.
I quadratini neri che segnano le basi disseminate in terra nostra sono tanti e tanti, toh ci era sfuggito. Puntiamo l’indice e li contiamo uno per uno, elementare Watson. Sono 113. Ogni puntino è contrassegnato da un numero. Il n.1 spetta a Cima Gallina, Bolzano, la base è sede di una “Stazione telecomunicazioni e radar dell’Usaf” (sigla che indica l’aviazione militare americana). Il n.2 tocca a Monte Paganella, Trento, stazione telecomunicazione Usaf. Il n.3 è quello di Aviano, Pordenone. Il 4 indica Roveredo, Pordenone, deposito armi Usa; il 5 è Rivolto, Udine, base Usaf. Il 6, Magnago, Udine, poligono di tiro Usaf. il 7, San Bernardo, Udine, deposito munizioni Us Army. l’8, Trieste, base navale Usa. E via di seguito. La mappa (a disposizione di chiunque via Internet) è diligentamente suddivisa regione per regione e la visione d’insieme è del genere inquietante. In Trentino Alto Adige le basi sono due; in Friuli Venezia Giulia, sei, compresa Aviano, una delle più grandi; in Veneto, oltre Vicenza, altre diciotto; sei in Emilia Romagna; sette in Toscana, tra cui l’enorme Camp Darby; sedici in Sardegna; sei in Lazio; tredici in Campania; otto in Puglia; quindici in Sicilia, mica soltanto Sigonella.
Città e centri minori, mari, coste, pianura, il reticolo delle istallazioni americane avvolge la penisola, dalle grandi basi alle minuscole postazioni: un apparato, nel complesso, imponente e formidabimente predisposto sotto la voce guerra.
Le informazioni disponibili sono più o meno precise. Aviano da paura. E’ la più grande base avanzata, deposito nucleare e centro di telecomunicazioni dell’Usaf in Italia, almeno tremila tra militari e civili. Ad Aviano sono dislocate le forze aeree operative pronte al combattimento. Tra gli altri, quei ”famosi” F-16 che, nel 1999 – guerra contro la Jugoslavia – hanno effettuato, in 78 giorni, 9 mila missioni di combattimento. Quel che si dice un record. Non solo F-16. Ci sono pure gli F-15, entrambi unificati sotto lo stesso comando (Us European Command), e lì pronti per il compito designato, ossia quello di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo, non solo in Europa, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica. Un unico comando e due basi, il quartier generale appunto ad Aviano, l’altra postazione a Incirlik, Turchia (e sarà appunto da qui che i bombardieri Usa partiranno per i raid contro l’Iraq). Ad Aviano è di stanza anche uno squadrone di F-18 dei marines e, se non vi basta, 50 bombe atomiche risultano depositate nei bunker sotterranei (la cui costruzione, ci informano, è stata a suo tempo espressamente autorizzata dal Congresso Usa, prego fate come se fosse casa vostra…). Volete sapere di Camp Ederle, la base di Vicenza, quella appunto che il governo Prodi ha deciso di raddoppiare?
Oltre il Quartier generale della Nato, qui c’è il comando dello Setaf (Task Force Sudeuropea), l’apparato che comprende le forze americane di stanza in Italia, Grecia e Turchia. Qui ci sono i nuclei terrestri da combattimento: un battaglione aviotrasportato, un battaglione di artiglieri con capacità nucleari, tre compagnie del genio, una importante stazione di telecomunicazioni.
A quanto si sa, non meno di duemila uomini. Volete sapere di Camp Darby, tra Pisa e Livorno? Sempre il medesimo Setaf ha qui il 31st Munition Squadron (almeno 1400 uomini), cioé il più grande deposito logistico del Mediterraneo: a quanto si sa, dentro 125 bunker sotterranei, è stoccata una riserva strategica per l’esercito e l’aeronautica Usa calcolata in oltre un milione e mezzo di munizioni. Strettamente collegato al vicino porto di Livorno tramite una rete di canali, il deposito è anche base di rifornimento per le unità navali di stanza nel Mediterraneo, al Sud del Po, nel Golfo, nell’Africa del Nord o in Turchia. Lì pronte per qualsivoglia sporca operazione bellica. Lo sapevate? Da Capo Teulada, Cagliari, a Capo Frasca, Oristano – circa 100 km di costa – abbiamo 70 mila ettari di zone off limits: munificamente adibiti a poligono di tiro per esercitazioni aeree ed aeronavali della VI Flotta Usa (oltre che della Nato). E lo sapevate che a Gaeta c’è la base permanente della suddetta VI Flotta e della Squadra navale di scorta della portaerei ”La Salle”? Che il porto di Napoli è sede del comando del Security Force dei Marines, nonché base di sommergibili Usa; e che tra Napoli e Livorno transitano annualmente almeno cinquemila contenitori di materiale militare? E che a Sigonella, oltre le altre delizie, soggiornano, tra elicotteri bombardieri FC-4 e caccia Tomcat, anche ineffabili F-111 equipaggiati con bombe nucleari di tipo B-43, vale a dire da 100 kilotoni l’una?
Le varie ”specialità” delle basi americane le illustra bene Falco Accame, ex ammiraglio, già presidente della Commissione Difesa. «Da Camp Darby in Toscana passiamo in Liguria, per esempio La Spezia, dove c’è un centro antisommergibili; poi in Lombardia, qui c’è Ghedi in provincia di Brescia, 15.000 abitanti e un Munitions Support Squadron per lo stockaggio di bombe nucleari; quindi il Veneto, dove oltre l’Air Operations Centre di Vicenza e oltre Camp Ederle, si contano depositi di munizioni, stazioni radar e telecomunicazioni, basi navali in molti altri posti, a Tormeno, Longare, Oderzo, Codogné, Istrana, Ciano, Verona, Affi, Lunghezzano, Erbezzo, Conselve, Monte Venda, Venezia (una base navale), Sant’Anna di Alfaedo, Lame di Concordia, San Gottardo, Ceggia.
In Emilia spicca Rimini, con un Munition Support Squadron per l’attivazione di bombe nucleari; in Puglia, a San Vito dei Normanni, c’è una base dei servizi segreti con un migliaio d’uomini del 499mo Expeditionary Squadron; in più poligoni di tiro, basi navali e aeree, centri radar a Gioia del Colle, Brindisi, Punta della Contessa, Monte Iacotenente, Otranto, Taranto (base navale), Martinafranca». Assolutamente ”previlegiata” la Sardegna, dove «la Maddalena con la sua base atomica, i sommergibili e la squadra navale non è che il più importante dei siti; infatti basi missilistiche e centri radar sono in funzione rispettivamente a Monte Limbara, Sinis di Cabras, Isola di Tavolara, Torre Grande, Monte Arci, Capo Frasca, Santulussurgiu, Perdasdefogu. E in Sicilia, oltre Sigonella, basi navali, depositi munizioni, stazioni radar si trovano a S. Anastasia, Caltagirone, Vizzini, Punta Raisi, Isola delle Femmine, Maria di Marza, Augusta, Monte Lauro, Centuripe, Niscemi, Trapani, Pantelleria, Lampedusa». Scusate il ”noioso” elenco. Purtroppo non abbiamo finito. Ci viene fornita anche la mastodontica mappa delle basi militari Usa in Europa e nel mondo. Mappa ufficiale, tratta dal ”Base Structure Report 2002” del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Si tratta – elenco ufficiale – di 725 istallazioni militari al di fuori del territorio statunitense, controllate direttamente dal’esercito Usa (in Europa l’Italia è al secondo posto, dopo la Germania?.
Elenco ufficiale ma non eauriente: infatti, ci sono ”in giro” altre e innumerevoli basi non censite o regolate in vario modo o, più ancora, semplicemente segrete. Vediamo. Per esempio la Germania: circa 270 basi Usa classificate, più altre f5 segrete. Per esempio, il Giappone: 50 basi note, più 25 segrete. Per esempio la Grecia, 30 note e 31 sconosciute; la Corea del Sud, un centinaio di istallazioni ufficiali più altre 24 segrete. E basi senza nomi esistono pressoché dappertutto, in Olanda, Portogallo, Turchia, Norvegia, Lussemburgo; in Italia ne vengono indicate 24, oltre le 113 note.. Abbiate (giustamente) paura.
E’ stata stilata anche una “scheda del terrore”, quella che mette in fila gli ordigni nucleari made Usa sparsi per il mondo. A sedici anni dalla fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti sono infatti l’unica potenza che continua a dispiegare armamenti nucleari al di fuori dei propri confini. Segnatamente nel nostro continente: una presenza minacciosa quanto ignorata, denuncia Greenpeace, dal 60 per cento degli europei e dal 70 per cento degli italiani. Scendendo nel dettaglio. delle 30.000 testate nucleari Usa-Nato tutt’oggi esistenti, vive e vegete, sul pianeta, 480 sono dislocate in Europa e così generosamente suddivise: 110 nel Regno Unito, 20 nei Paesi Bassi, 150 in Germania, 20 in Belgio, 90 in Turchia. E 90 in Italia, precisamente 50 ad Aviano e 40 a Ghedi (nel Bresciano). Tutte bombe del tipo B-61: 107 kiloton, potenza dieci volte superiore a quella di Hiroshima. Grazie, Zio Sam.