Palermo, il dossier ‘ 92-‘ 93 sulle alleanze perseguite dalla mafia svela l’ intreccio tra clan, massoni e neofascisti: «Un patto eversivo dietro le stragi» «Ecco i piani politici di Cosa nostra» Il progetto leghista dei boss: mancano prove sufficienti, l’ inchiesta verso l’ archiviazione ROMA – Accadeva tutto dieci anni fa, alla vigilia delle stragi mafiose che sconvolsero l’ Italia, ma la storia viene scritta soltanto oggi. Una storia che, in estrema sintesi, si può riassumere così: tra il 199 1 e il 1992 la Cosa Nostra di Totò Riina decise di entrare sulla scena politica con nuovi referenti, spazzando via quelli utilizzati fino ad allora e alleandosi con altri «poteri criminali» e settori deviati della massoneria. Il collante dell’ allean za fu un progetto separatista che doveva cavalcare il vento leghista che spirava dal Nord, ma alla fine del ‘ 93 quel progetto – andato avanti di pari passo con la «strategia della tensione» messa in atto attraverso gli omicidi e le bombe – si interr uppe: la mafia cambiò cavallo e la «ristrutturazione» dei rapporti con la politica «venne perseguita dirottando tutte le risorse nel sostegno di una nuova formazione politica nazionale» apparsa sulla scena, Forza Italia. Questa ricostruzione non è un esercizio di fantasia letteraria, ma l’ ultimo atto delle inchieste «politiche» della Procura di Palermo avviate durante la gestione di Gian Carlo Caselli: centocinquanta pagine con le quali il procuratore aggiunto Scarpinato e i sostituti Ingroia e Gozzo (con il «visto» del procuratore Grasso e dell’ altro aggiunto Lo Forte) chiedono al gip di archiviare il procedimento sui cosiddetti «sistemi criminali», ricostruendo però una serie di episodi e legami «sufficientemente provati» che ripropongo no le relazioni pericolose tra mafia, politica, eversione nera e massoneria. Un giudice dovrà ora stabilire se mandare tutto in archivio come chiedono i pm, rinviare a giudizio gli indagati (tra gli altri Riina, Gelli e Delle Chiaie) oppure ordinare nuove indagini. Da settimane quelle pagine che rileggono e riscrivono un pezzo della storia d’ Italia più recente sono approdate anche alla Procura di Caltanissetta – che le allegherà all’ inchiesta su Berlusconi e Dell’ Utri, anch’ essa conclusasi c on una richiesta di archiviazione – e negli uffici romani della Direzione nazionale antimafia. Alla fine i pm di Palermo si sono convinti che manca la prova del legame tra la «strategia del terrore» di Cosa Nostra (cui verosimilmente hanno collaborat o anche «entità esterne») e il programma politico sponsorizzato da massoneria ed estrema destra, al quale la mafia avrebbe comunque dato il suo appoggio. Sono però «sufficientemente provati» molti punti di contatto tra i due momenti, così come gli ep isodi che permettono di ricostruire l’ evoluzione politica di Cosa Nostra passata – secondo i magistrati – dall’ appoggio alla corrente andreottiana in Sicilia a quello a Forza Italia, dopo un intermezzo di interesse leghista (naturalmente di tendenz a meridionalista). IL PENTITO MESSINA – Il primo pentito a parlare di questo «progetto politico-eversivo» (nell’ inchiesta ne sono stati interrogati più di sessanta) è Leonardo Messina. L’ ex uomo d’ onore di San Cataldo parla di diverse riunioni tra Riina, Provenzano e altri capi mafiosi che tra il ‘ 91 e il 92 discussero di «un progetto politico finalizzato alla creazione di uno Stato indipendente del Sud, all’ interno di una separazione dell’ Italia in tre Stati… In tal modo Cosa Nostra si sarebbe fatta Stato. Il progetto era stato concepito dalla massoneria». Messina riferisce anche di una «Lega Sud» che doveva essere la «risposta naturale» alla Lega Nord, il cui «vero artefice era Miglio (Gianfranco Miglio, eletto senatore con la Leg a e poi passato al gruppo misto, ndr), dietro il quale c’ erano Gelli e Andreotti». Queste affermazioni, secondo la Procura di Palermo, hanno trovato molti riscontri, uno dei quali arrivato nel ‘ 99 da un’ intervista nella quale lo stesso Miglio racc onta che «con Andreotti ci trovammo a trattare di nascosto a Villa Madama…». A parte le dichiarazioni coincidenti di molti altri pentiti non solo di mafia, ma anche della ‘ ndrangheta e della Sacra corona unita, c’ è la nascita delle Leghe meridion ali fino alla creazione del movimento «Sicilia libera», emanazione diretta del cognato di Riina e pluriergastolano Leoluca Bagarella. IL PROGETTO LEGHISTA – Dalle indagini svolte dalla Procura palermitana risulta «sufficientemente provato» che, mentr e «all’ interno di Cosa Nostra si ipotizzò l’ inasprimento delle istanze separatiste storicamente latenti in Sicilia e lo sfruttamento del successo politico della Lega Nord, al fine di favorire la secessione della Sicilia e delle altri regioni meridi onali d’ Italia, per poter meglio gestire in sede politica gli interessi illeciti del sistema criminale», al Sud «cominciarono a formarsi nuovi soggetti politici di ispirazione separatista, prevalentemente ispirati da personaggi legati alla massoneri a e alla criminalità organizzata». Questi movimenti, sempre secondo la Procura, «stabilirono rapporti con la Lega Nord» al cui interno, «soprattutto alle origini, vi erano influenti personaggi legati alla massoneria». Nel documento viene evidenziato il proliferare delle Leghe meridionali tra il ‘ 90 e il ‘ 92, sponsorizzate anche da Gelli e dall’ ex esponente di Avanguardia nazionale Stefano Delle Chiaie; e si ricorda l’ appoggio fornito da Umberto Bossi alle loro iniziative, anche con la dirett a partecipazione ad alcune manifestazioni come a Perugia, nel dicembre ‘ 90, a favore della Lega Umbra, e a Catania, nel giugno ‘ 91, per la Lega Sud Sicilia. IL MOVENTE POLITICO – Nel frattempo l’ esercito di Cosa Nostra aveva dichiarato guerra allo Stato, prima uccidendo Salvo Lima e poi facendo saltare in aria i giudici Falcone e Borsellino. A parte l’ ovvia esigenza di togliere di mezzo i due principali avversari della mafia, l’ inchiesta ha messo in luce altri possibili moventi, soprattutto dei delitti Lima e Falcone. Quest’ ultimo, come Lima, sarebbe stato eliminato anche per sbarrare la strada ad Andreotti nella corsa al Quirinale, con un attentato che venne stranamente preannunciato alla vigilia della strage di Capaci. In piena baga rre per l’ elezione del nuovo capo dello Stato, sull’ agenzia di stampa «Repubblica» compare un articolo (che le indagini hanno attribuito a Vittorio Sbardella, defunto deputato andreottiano) nel quale si evoca «qualcosa di drammaticamente straordina rio… un bel botto esterno a giustificazione di un voto di emergenza…». L’ indomani Falcone salta in aria, e subito dopo al Quirinale sale Scalfaro. Secondo la Procura di Palermo, Cosa Nostra potrebbe aver deciso di punire Andreotti anche perché i l senatore a vita fu tra i politici che prima «avevano promesso di appoggiare» il progetto leghista messo in piedi dalla mafia e dalla massoneria, «ma poi si erano tirati indietro». LA SVOLTA – All’ improvviso, nel 1993, si fermano sia le stragi sia l’ appoggio alle Leghe meridionali, fino alla loro scomparsa. I pentiti raccontano (e per la Procura dicono la verità) che la mafia decide di appoggiare il neonato partito di Forza Italia. Alcuni personaggi di «Sicilia libera» fondano un club del mov imento berlusconiano sull’ isola mentre un altro elemento emerge «dalle annotazioni nelle agende e rubriche telefoniche sequestrate all’ on. Dell’ Utri, uno dei principali artefici del progetto politico di Forza Italia; un tessuto di relazioni che le gava molti dei principali esponenti siciliani del nuovo movimento politico ai protagonisti della più recente stagione “meridionalista”». La ricostruzione storica dei pm dell’ antimafia finisce qui. L’ inchiesta va archiviata perché non è stato trovat o il legame certo tra queste strategie che comunque – affermano i magistrati – si sono certamente sviluppate negli stessi periodi e a volte attraverso gli stessi personaggi. Ma le indagini non si fermano: due nuove inchieste – sui mandanti occulti de l delitto Lima e sulla trattativa tra Riina e lo Stato dopo la strage di Capaci – sono state aperte per continuare a scavare in un passato ancora misterioso. Giovanni Bianconi Nata da un rapporto della Dia, l’ indagine doveva accertare l’ ipotesi che gli omicidi e le stragi mafiose del ‘ 92-‘ 93 erano l’ attuazione del «programma criminoso di un’ associazione finalizzata all’ eversione dell’ ordine costituzionale, costituita fra il 1990 e il 1991», nel quale la mafia era solo uno dei soggetti in teressati, con settori della massoneria deviata e dell’ eversione nera Totò Riina e altri mafiosi come Nitto Santapaola e i fratelli Graviano sono indagati per il reato di associazione sovversiva, insieme a personaggi della massoneria deviata e dell’ estrema destra come Licio Gelli, Stefano Delle Chiaie e Paolo Romeo, accusati, oltre che di quel reato, anche di concorso esterno in associazione mafiosa Accanto agli attentati (stragi di Capaci e via D’ Amelio, bombe di Roma, Firenze e Milano del 1 993), Cosa Nostra avrebbe partecipato alla realizzazione di un progetto politico che prevedeva «l’ inasprimento delle istanze separatiste storicamente latenti in Sicilia», anche per segnare la rotture dei vecchi equilibri con i referenti politici di un tempo, a cominciare da Salvo Lima C’ è stato nel Centro-Sud un proliferare di «soggetti politici» con progetti separatisti che, secondo l’ inchiesta, furono «ispirati da personaggi legati alla massoneria e alla criminalità organizzata». Le varie L eghe centro-meridionali «stabilirono rapporti con la Lega Nord» dove, «soprattutto alle sue origini, vi erano influenti personaggi legati alla massoneria» Dopo l’ arresto di Totò Riina e la «strategia della tensione», con gli attentati del ‘ 93, la l inea separatista della mafia fu abbandonata, e «la ristrutturazione dei rapporti della criminalità organizzata con la politica» proseguì attraverso il sostegno a «una nuova formazione politica nazionale» comparsa sulla scena, cioè Forza Italia Alla f ine di una lunga indagine la Procura ha chiesto al giudice dell’ udienza preliminare di archiviare il procedimento perché, se sono stati «sufficientemente provati» molti passaggi del programma politico ed eversivo della mafia, così come dei progetti elaborati dalla massoneria e dell’ eversione nera, non è emersa la prova certa del «nesso causale» tra i due aspetti Oltre alla richiesta d’ archiviazione la Procura di Palermo ha aperto due nuove indagini: una sui mandanti occulti dell’ omicidio Lim a, esterni a Cosa Nostra, nell’ ipotesi che quel delitto sia stato il primo atto della «strategia della tensione», e l’ altra sulla trattativa con lo Stato che Riina e altri mafiosi tentarono di avviare con esponenti dello Stato dopo la strage di Capaci.