Intesa tra Fiat e enti locali per la vendita di 300 mila metri quadri del vecchio stabilimento
Accordo raggiunto. Ieri la Fiat ha infatti trovato l’intesa con gli enti locali per la vendita di una parte dello stabilimento di Mirafiori. In concreto, gli enti pubblici compreranno aree industriali dismesse per un valore di circa 70 milioni di euro. In cambio l’azienda ha promesso una nuova linea che dovrebbe portare a Torino una parte di produzione della nuova Punto. L’accordo era stato in parte anticipato nei giorni scorsi dal sindaco Sergio Chiamparino che, nell’incontro con Cgil, Cisl e Uil, aveva detto di essere vicinissimo alla firma dell’intesa con il Lingotto. In realtà il contratto preliminare di vendita sarà finalizzato la prossima settimana, dopo che gli enti locali illustreranno nelle loro rispettive sedi l’operazione, che avrà bisogno di essere supportata da una serie di delibere. A comune, provincia, regione andaranno qualcosa come 300 mila metri quadrati del vecchio stabilimento. L’area interessata è a cavallo tra i comuni di Torino e di Collegno. Quello di Mirafiori è lo stabilimento più grande d’Italia. Ma che oggi è per gran parte fantasma, vuoto. E dire che lo stabilimento è pari al 5% dell’intero territorio di Torino. Immenso. Negli ultimi tre anni sono andati perduti 14,400 posti di lavoro. Che equivale a dire che la forza lavoro di Mirafiori è stata dimezzata. Ora si parla di una boccata di ossigeno, con l’arrivo della nuova Punto. Ma la Fiom ha già invitato alla cautela. Infatti la nuova Punto (il grosso della quale verrebbe comunque prodotto a Melfi) non va a risolvere i problemi attuali di Mirafiori. Serve, dicono alla Fiom, a prendere tempo. Perché a settembre, alla riapertura dello stabilimento a Mirafiori ci sarà ancora cassa integrazione ad attendere gli operai. Infatti dal 5 all’11 staranno forzatamente a casa i 1488 operai e 140 impiegati e quadri della Punto, dal 5 al 18 settembre (cioè per due settimane) staranno invece in cassa i 1235 operai e 125 impiegati e quadri della Multipla. Stesso periodo di cassa, due settimane, anche per la Thesis e la 166: coinvolti 395 operai e 55 impiegati e quadri.
Giovedì del resto lo stesso amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne ha confermato, in conference call, che l’azienda non ha intenzione di chiudere alcun stabilimento italiano. Ha però aggiunto che il ricorso alla cassa integrazione è destinato a durare. Marchionne il 3 agosto a Roma illustrerà al governo, agli enti locali e ai sindacati il piano industriale dell’Auto. Il Lingotto per la verità preferisce parlare di aggiustamento del piano già presentato da Herbert Demel il 4 ottobre scorso, piuttosto che di nuovo piano industriale. Ed è anche questa una precisazione che piace poco ai sindacati, che invece chiedono chiarezza sul futuro. In particolare i metalmeccanici vogliono sapere quale sarà il nuovo assetto proprietario di Fiat, quali i nuovi investimenti, da dove verranno prelevate le risorse necessarie ai nuovi investimenti e poi naturalmente quali sono i nuovi prodotti in cantiere. Almeno fino al 2009, come ribadisce la Fiom.
L’incontro del 3 agosto arriva dopo mesi di pressione da parte dei sindacati. E così com’è non si presenta come una vera trattativa, almeno questo pensano i metalmeccanici. A presiedere l’incontro dovrebbe essere il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta. Ed è probabile che il governo metta sul piatto un qualche impegno su ammortizzatori sociali e forse sullo stanziamento di risorse per la formazione, l’innovazione e la ricerca. All’incontro infatti dovrebbero partecipare anche i ministri al welfare, alle attività produttive, all’istruzione. Ci saranno poi gli esponenti di regione, provincia e comune piemontesi, ma anche quelli della regione Sicilia. Oltre naturalmente ai vertici di Cgil, Cisl e Uil e dei sindacati metalmeccanici. Marchionne annuncerà presumibilmente l’arrivo della linea produttiva della nuova Punto, anche alla luce dell’accordo raggiunto ieri con gli enti locali.
Quanto al resto, Marchionne dovrebbe confermare la `mission’ oltre che di Melfi anche di Termini Imerese, stabilimento chiuso ormai da marzo. In teoria proprio per allestire la nuova linea della Ypsilon. Stessa ‘mission’ anche per Pomigliano d’Arco dove sono stati destinati i modelli Alfa Romeo, e per Cassino, dove sono state assegnate Stilo e Croma. Cautela sull’incontro del 3 da parte dei sindacati. Per Gianni Rinaldini, leader della Fiom, “a settembre bisognerà aprire un confronto con Fiat e governo che abbia le modalità di una vera trattativa e non quelle di un’assemblea”. Per Savino Pezzotta della Cisl “il 3 chiederemo a Fiat di precisare meglio le sue strategie e di darci garanzie sul futuro dei siti produttivi, e in particolare su Termini Imerese e Mirafiori”.