L’esercito israeliano si preparerebbe ad uscire, ma non troppo presto, dai territori autonomi palestinesi rioccupati nei giorni scorsi. L’annuncio è che oggi, forse domani il vertice dell’esecutivo israeliano si riunirà per valutare se è il caso o meno, dopo la “brillante operazione” di ieri, di ritirare i carri armati che ormai da giorni rioccupano i territori palestinesi. In ogni caso si lascerà dietro una lunga striscia di sangue. Una cinquantina di morti, di cui 15 o forse 16 soltanto nella notte di martedi e ieri mattina. E’ il bilancio più pesante, in un periodo di tempo così limitato, mai registrato dall’inizio dell’Intifada un anno fa. Dell’attacco di ieri a Beit Rima, della gravità della situazione nei Territori Occupati e dell’azione del governo e dell’esercito di Israele, abbiamo discusso con Mustafa Barghuti, presidente dell’Ong palestinese “Comitati di soccorso medico” e dirigente di primo piano del Partito del popolo (ex comunista). Barghuti è uno degli esponenti più prestigiosi dei territori palestinesi.Dottor Barghuti cosa è accaduto a Beit Rima? I palestinesi parlano di “massacro” compiuto dall’esercito israeliano.
Soltanto la parola “massacro” può descrivere l’attacco a Beit Rima. Il villaggio è stato circondato e isolato completamente. I morti sono almeno dieci, decine di feriti, i soldati hanno occupato edifici civili, hanno demolito una casa. Un’altra abitazione è stata data alle fiamme. Tutto questo mentre i nostri medici, che cercavano di portare soccorso ai feriti, sono state bloccati per ore dai soldati israeliani. E’ accaduto qualcosa di una gravità eccezionale, che conferma la terribile situazione in Cisgiordania e Gaza e i pericoli enormi che corrono i nostri civili, sottoposti ad attacchi portati da una potente macchina bellica.
Il generale Yitzhak Gershon, uno dei comandanti dell’attacco a Beit Rima, ha detto che le truppe israeliane hanno compiuto una “operazione antiterrorismo” contro la cellula del “Fronte Popolare” responsabile dell’omicidio, la scorsa settimana, del ministro del turismo Rehavam Zeevi e che non hanno sparato per prime ma hanno risposto al fuoco dei palestinesi.
E’ completamente illogica questa versione. I mezzi blindati e i soldati hanno circondato il villaggio e facendo fuoco si sono aperti la strada. Colpi che non sono stati diretti soltanto verso qualche militante di organizzazione politica ma contro tutti: uomini, donne, bambini. L’intera popolazione del villaggio e’ stata soggettaa d attacchi. Senza eccezioni. Tra le vittime non ci sono solo presunti attivisti politici ma anche civili.
Qual è stato a suo avviso l’obiettivo politico di una operazione tanto ampia e sanguinosa?
Credo che Sharon abbia voluto confermare con questa nuova azione sanguinosa le sue reali intenzioni. Sharon non vuole annientare soltanto l’Autorità nazionale palestinese, non vuole soltanto distruggere le infrastrutture civili palestinesi o, come afferma, schiacciare con il massimo della forza le formazioni armate palestinesi. In realtà vuole mettere fine a qualsiasi forma di rivolta palestinese contro l’occupazione militare che dura da 34 anni, usando la formula scontata e ripetitiva della lotta al terrorismo. Cerca peraltro di approfittare del clima internazionale anti-arabo e anti-islamico che si è creato dopo gli attentati negli Stati Uniti, per realizzare sul terreno ciò che ritiene necessario per impedire la possibilità non solo di un accordo israelo-palestinese ma anche di una possibile ripresa del negoziato.
In passato vi siete rivolti alla comunità internazionale per chiedere aiuto e sostegni. Cosa pensate di fare adesso?
I palestinesi sono soli, devono essere consapevoli di questa condizione di solitudine ed isolamento. Sono vuote le frasi pronunciate in questi giorni da certi leader internazionali che hanno fatto riferimento a determinate soluzioni politiche per la Palestina. La realtà è che siamo soli di fronte all’occupazione militare, soli di fronte all’aggressione di Sharon. Il mondo non fa nulla per fermare tutto questo e preferisce rimanere in silenzio. E i palestinesi devono prendere atto di tutto ciò.