È stata una aggressione premeditata e studiata a tavolino

Lo sdegno e la rabbia sono impotenti e non bastano a fermare la politica di sangue e di morte del governo israeliano. Come se non bastasse quello che già fa contro i palestinesi nei territori occupati, Israele allarga l’orizzonte dei suoi massacri al Mediterraneo. Questo mare – simbolo di pace e cooperazione fra tutti i popoli che si affacciano sulle sue acque – ha visto all’alba di oggi, 31 maggio 2010, con l’attacco alla Freedom Flotilla, il più brutale massacro di civili, attivisti solidali e internazionalisti che sia mai avvenuto. Ricordiamoci questa data: sarà un punto di una svolta della storia del Mediterraneo e del Medio Oriente.

È stata una aggressione premeditata e studiata a tavolino secondo Giduon Levi, messa in pratica della marina militare israeliana con l’impiego dell’unità di commandos speciale “metsada”, specializzata nelle incursione nelle celle dei prigionieri. Un’aggressione concertata insieme ai comandi della Marina, con unità della riserva della polizia israeliana specializzata nella lotta al terrorismo e con cani addestrati. Tutto questo, continua Levi, è stato ammesso dalla macchina mediatica del governo, come è stato ammesso l’oscuramento delle comunicazioni in partenza dalle navi che facevano parte della Flottilla e la preparazione di un carcere speciale, capace di ospitare gli 800 pacifisti, donne, uomini e bambini di ogni estrazione: premi Nobel, parlamentari, scrittori, giornalisti e tanta gente semplice, che non sopporta più le menzogne di Israele. La loro unica colpa, la colpa per la quale sono stati attaccati dalla marina israeliana, è quella di avere una coscienza viva, una coscienza solidale con chi soffre e muore a causa di un embargo criminale deciso dai governanti israeliani.

È stato un atto di pirateria, vero e proprio terrorismo di Stato avvenuto nelle acque internazionali. Ed è stata una violazione del diritto internazionale che avrà inevitabilmente ripercussioni su tutta la regione: la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore e lo stesso hanno fatto alcuni governi europei – Spagna, Svezia, e Francia – per protesta contro il più vergognoso massacro mai perpetrato nei confronti di un convoglio umanitario.

Ha ragione la Rete romana di solidarietà con la Palestina a criticare il sottosegretario agli esteri del governo italiano, Alfredo Mantica, che ha parlato di volute provocazioni da parte dei pacifisti messe in atto per vedere “fino a che punto Israele reagisce”. Sono parole sue. E sono le parole più oltraggiose che si siano sentite in queste ore, mentre monta lo sdegno di tutta la comunità internazionale, le più vergognose che potessero essere rivolte a 20 morti e 50 feriti. Mantica sostiene di non avere elementi sufficienti per giudicare ma a quanto pare questi elementi gli bastano largamente per parlare di “provocazioni” da parte dei pacifisti, vittime di un arrembaggio in acque internazionali. Il governo italiano, in questo modo, si allinea pedissequamente alla linea del governo di Tel Aviv, responsabile di questa strage, e si dissocia in modo eclatante dalle posizioni allarmate della stessa signora Ashton, Alto Commissario agli Affari Esteri dell’Unione europea, che ha protestato vivamente contro questo atto di pirateria.

Ci chiediamo a questo punto quale genere di diritto internazionale intenda difendere il governo italiano. Se difende il diritto del più forte, che in barba a tutte le convenzioni internazionali perpetra stragi di attivisti non violenti e lascia alla fame un’intera popolazione civile composta in gran parte di donne e bambini. Oppure se insieme al resto dell’Europa vuole ancora salvaguardare ciò che resta delle nostre democrazie.

E’ un dovere nei confronti dei 20 caduti e dei 50 feriti: non possiamo, malgrado il dolore e la rabbia, non chiedere il rilascio immediato del convoglio e dei suoi componenti, affinché possano proseguire la loro missione umanitaria. E non possiamo non salutare la loro coraggiosa determinazione, la volontà di raggiungere l’obbiettivo della missione e portare gli aiuti alla popolazione di Gaza. Ma nello stesso tempo non possiamo che sentirci feriti nella nostra umanità, per la nostra l’impotenza di mettere fine a questa occupazione e a questo embargo criminale.

Pare che il governo israeliano di Netanyahu con questo massacro di civili abbia voluto mandare un messaggio a tutta la comunità internazionale. Un messaggio estremamente chiaro, che merita una risposta altrettanto chiara e decisa. Questa risposta dovrebbe finalmente colpire tutti i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità compiuti dai governi di Israele, da Der Yassin a Kufr Kassim, da Kana a Khyam, da Sabra e Shatila a Genin, da Gaza al massacro dei pacifisti della Freedom Flottilla. E non dimentichiamo la pulizia etnica perpetrata contro 400 villaggi palestinesi rasi al suolo.

Per questo, chiediamo alla comunità internazionale di dichiarare Israele fuori dalla legalità internazionale e di stabilire dure sanzioni nei suoi confronti.

Bassam Saleh
31/05/2010