L’ ultima intervista concessa dall’ ex presidente: «Gli Stati Uniti utilizzano i terroristi albanesi per destabilizzare l’ unità europea» E Slobo disse: «Kostunica è il migliore, difende la Nazione» Slobodan Milosevic ha concesso in settimana scorsa un’ intervista a Fulvio Grimaldi, ex giornalista del TG3 ora a Liberazione. E’ stato l’ ultimo reporter occidentale incontrato dall’ ex presidente jugoslavo. L’ incontro si è svolto nella residenza di Milosevic a Belgrado ed è durato due ore e mezzo. Il nuovo Uck attacca in Macedonia e nel Sud della Serbia. Si profila una nuova guerra balcanica? «E’ in corso un’ enorme manovra di destabilizzazione. I terroristi dell’ Uck vengono utilizzati dagli Usa in funzione antieuropea e antibalcanica con il miraggio della “Grande Albania”. In stretta collaborazione con il regime turco si stanno attivando tutte le minoranze albanesi nei Paesi balcanici: Serbia del Sud, l’ intera Macedonia e presto anche Bulgaria e Grecia. Lo scopo è quello di mantenere in permanente subbuglio l’ intera area, per contrastare le tendenze anti-Nato forti in Grecia e in crescita in Bulgaria e Romania e per assicurare ampi territori al controllo dei narcotraffici diretti dall’ Uck. L’ approccio politico è ancora una vol ta inteso a sfruttare le differenze etniche». Non crede che anche il precedente governo jugoslavo abbia la sua parte di responsabilità in questa frammentazione etnica dei Balcani? «La Federazione jugoslava, con la sua convivenza pacifica, era un mode llo di Unione Europea, fino a quando non sono entrate in gioco le trame dell’ imperialismo tedesco ed americano. Vivevano in pace popoli di diversa cultura, storia, confessione. La rottura è venuta quando da fuori si sono istigati gruppi di potere co n la promessa di grandi privilegi personali e di élite». Al convegno internazionale convocato dal Forum di Belgrado, le delegazioni di molti Paesi, compresa l’ Italia, hanno espresso solidarietà al suo Paese. E’ stato un incoraggiamento per lei? «Gli italiani che ci hanno visitato durante la crisi, tra i quali Cossutta e molti politici di Paesi europei, ci hanno fatto capire che i loro Stati non sono indipendenti. Al popolo italiano non è stato neanche chiesto se volesse una guerra. Se ne è parl ato informalmente in Parlamento. E’ la prova che la Nato non è un’ alleanza tra uguali, ma una macchina da guerra che si trascina dietro tutto l’ Occidente. I popoli vengono sopraffatti e assistono inermi alla distruzione di ospedali, scuole, treni e autobus pieni di civili in un Paese amico e inoffensivo». La maggioranza delle sinistre, anche quelle che si dichiarano contrarie alla Nato, non ha mostrato però una grande solidarietà nei suoi confronti. «La colpa è dei media. Si sono vendute menzo gne anziché verità. E’ incredibile: adesso non hanno più nessuno scrupolo ad ammettere di non aver trovato tracce di una pulizia etnica fatta dai serbi in Kosovo, che le foto di presunti campi di concentramento serbi erano un fotomontaggio, che i 200 mila stupri erano secondo l’ Onu solo 300, che non si sono trovate le fosse comuni». Secondo alcuni, lei sarebbe stato a un certo punto «l’ uomo degli americani». «Mai. Semmai ho trattato con gli americani finché appariva che volessero salvaguardare l’ unità della Jugoslavia, o almeno di quanto rimaneva dopo le secessioni di Croazia e Bosnia. Del resto i continui ricatti e strangolamenti dell’ Fmi, cui ci siamo dovuti piegare fino a un certo punto per le condizioni terribili in cui le secession i e le sanzioni avevano gettato il nostro Paese, raccontano un’ altra storia. Gli Usa devono rendersi conto che non è possibile avere la democrazia in casa propria e sottomettere altri popoli. Posso capire che gli Stati Uniti abbia l’ aspirazione a f are da leader della squadra. Ma due anni fa ho detto a Holbrooke quando ci minacciava: avete sbagliato millennio, non il secolo. La vostra ossessione di dominio e di profitti vi porta invece a uccidere gente e piccole nazioni, come Giulio Cesare 2000 anni fa». Nei mesi che hanno seguito la sconfitta e la pulizia etnica dell’ Uck contro le minoranze in Kosovo, ha riscontrato un mutamento dell’ opinione pubblica? «Per fortuna non siamo in Uganda ma in Europa, dove, nonostante la marcia blindata de lla stampa, si stanno aprendo spiragli alla presa di coscienza. Lo noto soprattutto tra gli albanesi che, in numero enorme, sono fuggiti dal Kosovo in Serbia. Holbrooke mi disse chiaro e tondo: “Non ce ne importa niente degli albanesi”. Ebbene, a noi serbi, gli albanesi stanno a cuore, sono nostri cittadini. Gli ho anche posto una domanda cui non ha risposto: quali interessi mai potete avere voi a un’ alleanza con terroristi e trafficanti di armi, droga, organi che a un certo punto non saprete p iù controllare?». L’ accusano spesso di aver accumulato tesori in banche estere. E’ vero? «Due anni fa Holbrooke mi annuncia: “La Svizzera ha congelato i suoi conti”. Gli risposi che gli avrei subito firmato la donazione di tutti i miei fondi svizzer i. Del resto la massima autorità finanziaria svizzera ha dichiarato di non aver trovato traccia di miei averi in quel paese. L’ unico conto che possiedo è qui in una banca e serve a ricevere il mio stipendio. Ora si parla di Cipro, ma anche lì non ha nno trovato niente e hanno fatto arrabbiare molto i ciprioti». Le circostanze sembrano a lei molto sfavorevoli. Si parla di un arresto imminente. Come vede il suo futuro? «Credo di poter nutrire fiducia. Tutto dipende dalla linea politica del nuovo g overno, da chi vi prevarrà e da come reagirà il popolo quando capirà di essere stato ingannato e impoverito. Il gruppo dirigente è molto diviso. Kostunica è meglio degli altri, pare voglia difendere gli interessi nazionali, ma è debole e non ha la ma ggioranza nella coalizione. Noi intanto lavoriamo al rafforzamento del partito, nostra unica difesa, e alla presa di coscienza della gente. Sentiamo che il nostro punto di vista si sta diffondendo tra operai, contadini, clero, nonostante la mancanza di mezzi d’ informazione. Abbiamo un solo quotidiano. Tutti i media sono controllati dalla Dos, altro che democrazia».
Fulvio Grimaldi